In occasione di Didacta 2019, Lenovo ha presentato i risultati della ricerca ‘This is Life’, volta a studiare il rapporto che le persone hanno con la tecnologia e la loro opinione riguardo l’impatto di questa sulla vita quotidiana. Lo studio ha coinvolto più di 15.000 persone provenienti da 10 Paesi del mondo: Stati Uniti, Messico, Brasile, Cina, India, Giappone, Regno Unito, Germania, Francia e Italia. Per capire meglio i risultati emersi e vedere come questi si traducono in un contesto scolastico e nel rapporto tra genitori, insegnanti e studenti, abbiamo avuto modo di parlare con Guido Terni, Mid Market e Education Manager, e Paola Damato, Education Specialist.
‘This is Life’ by Lenovo
Partiamo dall’inizio: circa 9 intervistati su dieci (l’89%) pensano che la tecnologia giochi un ruolo fondamentale nella vita di tutti i giorni. Un impatto importante da un punto di vista pratico (rispondere alle email, fruire di contenuti multimediali), ma anche e soprattutto da un punto di vista sociale e umano.
La ricerca This is Life di Lenovo evidenzia infatti come una parte degli intervistati sia convinta che dispositivi come PC, tablet, smartphone e visori VR rendano le persone più tolleranti e aperte di mente (38%), oltre che più comprensivi ed empatici (35%). Soprattutto, la maggior parte degli intervistati (70%) ritengono che la tecnologia ci renda più curiosi, una caratteristica fondamentale per la formazione e l’istruzione.
Concentrandoci sul settore education, le parole chiave sono di nuovo empatia e curiosità, ma anche indipendenza. Proprio riguardo quest’ultimo aspetto, molti intervistati (73%) sono convinti che la tecnologia stia aiutando le nuove generazioni a imparare e risolvere problemi in maniera indipendente, con sia i ragazzi (75%) che i genitori (60%) già avvezzi all’utilizzo del web per cercare informazioni e fare i compiti. Infine, anche per il tempo extra-scolastico, l’84% dei genitori intervistati è convinto che la tecnologia li aiuti a trovare il giusto equilibrio fra carriera e famiglia, rafforzando e mantenendo le connessioni tra i familiari.
“Il rapporto cellulare-genitore-ragazzo-scuola è un qualcosa che ha portato una piccola innovazione, e ha portato i genitori più dentro la scuola e […] più dentro il mondo dei ragazzi” ci racconta Guido Terni, Education Manager per Lenovo “Quando poi il genitore dallo smartphone apre il registro elettrico, vede se il proprio figlio è andato a scuola, controlla i voti, può comunicare coi docenti -sono tutte cose che hanno semplificato la comunicazione genitore-scuola. Questo è l’esempio classico di come un dispositivo piccolo come un smartphone che abbiamo tutti in tasca abbia facilitato la vita.“
Se i dati finora discussi erano globali, ci sono ovviamente delle differenze tra i vari paesi coinvolti, che riflettono anche la cultura ed il livello tecnologico raggiunto. Brasile, Russia e Cina sono, ad esempio, i paesi con più fiducia nell’impatto positivo della tecnologia con il 90% del campione cinese convinto che tecnologie come il VR aiuteranno la crescita della comprensione tra le persone. Brasile (81%) e India (88%) sono a livelli simili, mentre paesi già più tecnologicamente sviluppati, come il Giappone (51%), la Germania (48%) e l’Italia (57%) sembrano più ‘disillusi’ a riguardo.
A questo si somma anche il ‘rovescio della medaglia’: il 60% del campione ad esempio concorda con il fatto che la tecnologia ci possa rendere più proni a giudicare gli altri, per esempio sui social, e che la disponibilità immediata di contenuti ci abbia reso più impazienti (49%), più pigri (59%) e più egoisti (49%).
Questo non vuol dire che in generale le persone non siano speranzose verso il futuro: il 66% del campione ha infatti affermato che il VR porta con sé il potenziale di coltivare maggiore empatia e di connettere emotivamente le persone in tutto il mondo. Come ha affermato uno degli intervistati: “La VR può mettere davanti agli occhi di chi pensa che il mondo sia perfetto uno spaccato della vita di altre persone, mostrando loro il dolore e la sofferenza che devono sopportare giorno dopo giorno”.
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Proprio la Realtà Virtuale è una delle tecnologie che Lenovo vuole portare nelle aule scolastiche, con una sperimentazione già avviata in alcuni istituti italiani. I visori Lenovo Mirage Solo, affiancati con software come Google Expedition, permettono ai professori di guidare gli studenti all’interno di una esperienza estremamente immersiva, capace di catturare l’attenzione e la curiosità di tutti gli alunni.
“Siamo già passati ad una classe 2.0, oggi gli studenti hanno la possibilità di affrontare dei percorsi didattici con nuove tecnologie che gli permettano di rendere l’apprendimento e lo studio sicuramente più immersivi, coinvolgenti, [con la possibilità di] condividere contenuti, li rende sicuramente più indipendenti, coraggiosi, più avventurosi nei percorsi didattici, sia a scuola, ma anche a casa.” ci dice Paola Damato, Education Specialist per Lenovo “La visione di Lenovo è propria quella di produrre dei dispositivi smart, sempre connessi, e che permettano agli studenti quindi di essere connessi in qualsiasi posto si trovano. Quindi non ci sono più i vincoli dei muri di un’aula, ma possono anche studiare e comunque seguire delle lezioni nonostante non siano presenti in classe.“
Allo stand di Lenovo abbiamo potuto provare i prima persona un esempio di lezione VR, passando dallo spazio e lo studio del Sistema Solare alle profondità marine, ad ancora i processi di impollinazione, arrivando infine allo studio del sistema respiratorio. Un’esperienza sicuramente coinvolgente e affascinante, ma un po’ limitata a causa del contesto fieristico in cui l’abbiamo provata. Gli esempi mostrati erano poi limitati a sostanzialmente ‘slides a 360° proiettate all’interno di una sfera virtuale’, in maniera quindi immersiva, ma non particolarmente interattiva.
E se questo rimane sicuramente un enorme passo avanti per alcuni tipi di lezione, non vuol dire che non ci possa essere interattività, soprattutto nell’ottica di rendere i ragazzi parte attiva del progresso tecnologico. Ne è una dimostrazione il lavoro fatto con i ragazzi dell’istituto Alessandro Volta di Pescara, i quali non solo hanno avuto modo fare lezione in maniera immersiva, ma hanno anche potuto creare loro stessi delle esperienze virtuali, avvicinandosi quindi al mondo dell’AR, del VR e della programmazione.
Uno dei professori coinvolti nel progetto ce lo ha quindi raccontato: “Abbiamo fatto anche un grosso lavoro per le macchine di Leonardo, per i 500simo anno delle Macchine di Leonardo a Castel Sant’Angelo a Roma. Siamo stati coinvolti, unico istituto in italia, e abbiamo ricostruito in realtà aumentata le macchine, e poi in realtà virtuale, con i visori, abbiamo inserito queste macchine in un ipotetico giardino […] e chi indossava il visore poteva navigare intorno alle macchine per vedere come erano fatte.”
L’esperienza acquisita dagli studenti più grandi è servita poi anche per creare esperienze immersive per i ragazzi dei primi anni: “I ragazzi del 3°, 4° e 5° anno sviluppano, con questa tecnologia, contenuti, sempre con basi scientifiche ma in maniera più accattivante e immersiva, per far capire [agli studenti del biennio] determinati concetti di fisica, di biologia, di chimica, e stiamo ottenendo, in questo paio d’anni in cui stiamo portando avanti questo progetto, degli ottimi risultati.”
Sempre parlando di come la tecnologia possa rendere far diventare gli studenti da spettatori a parte attiva, Paola ci ha raccontato anche dell’esperienza fatta alla Triennale di Milano: “Abbiamo fatto un evento in Triennale, dove appunto abbiamo ricreato una classe virtuale, dove gli studenti, con uno smartphone Motorola, hanno fatto delle foto a diverse angolazione dell’edificio, a diversi ambienti,. Ogni gruppo ha poi caricato questi contenuti all’interno di un virtual tour, per poi condividere con gli altri la creazione proprio di questo contenuto, di queste storia. Hanno potuto vedere attraverso i visori tutti i vari ambienti e condividerli. C’è anche una stimolazione della fantasia, della progettazione e dei contenuti degli studenti […]. Si è proprio più attivi nel reperire le informazioni, nel condividerle e farsi propri i contenuti.“
E anche per quelle materie dove non è possibile o richiesto che lo studente diventi protagonista con un progetto, è possibile fornire più strumenti per assimilare al meglio le informazioni fornite, da voci narranti, ad immagini suggestive fino anche a collegamenti ipertestuali ad altre risorse.
Inoltre, proprio da un punto di vista sociale e umano, l’esperienza del visore mette tutti sullo stesso livello, in maniera inclusiva, come ci dice Guido :” [Con il visore ho] la vera inclusione […] a livello scolastico, perché se io in una classe ho 20 studenti e 20 visori, in quel momento tutti e 20, indipendentemente da sesso, religione, stato sociale, qualsiasi cosa, […] stanno vivendo la stessa esperienza nella stessa modalità, questa è la vera inclusione. Quindi, all’interno di un visore io ti sto portando a visitare il Sud America, sul fondo dell’oceano, ti sto facendo vedere la storia, ti sto spiegando l’apparato circolatorio. Questo è il futuro che Lenovo vede per la Scuola, un futuro inclusivo dove le informazioni sono a disposizione di tutti e la tecnologia è utile.”
Una visione quindi molto ottimista ed slanciata verso il futuro, con l’obiettivo di rendere nuovamente centrale l’educazione grazie, e non nonostante, la diffusione capillare della tecnologia. Speriamo che effettivamente i vari istituti siano abbastanza ricettivi da accogliere questo tipo di novità.
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