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TikTok, indagine Usa: avrebbe davvero spiato alcuni giornalisti americani

Iniziativa del Dipartimento di Giustizia

Tempi duri per TikTok.

Nelle ultime settimane la piattaforma di ByteDance è stata messa al bando, nell’ordine, dalla Commissione europea (e poi dal Consiglio e dal Parlamento), dai device governativi di Stati Uniti e Gran Bretagna e, da ultimo, dagli smartphone dei parlamentari della Nuova Zelanda.

L’ostracismo nei confronti di TikTok è iniziato nel 2020 in India. E da allora continua ad aumentare l’elenco di Paesi nei quali l’utilizzo del social è vietato o fortemente limitato.

Ciò che a TikTok si contesta è noto: la piattaforma social tratterrebbe illegalmente i dati degli utenti occidentali. E, qualora servisse, li girerebbe al governo di Pechino.

Che i dipendenti di ByteDance abbiano accesso ai dati dei fruitori, come vedremo, lo ha candidamente ammesso la stessa azienda. Ma per quanto riguarda la seconda accusa?

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Una questione controversa

Se per Donald Trump il social è indubbiamente uno strumento spionistico nelle mani del governo cinese, la società smentisce decisamente.

L’italiano Giacomo Mannheimer, responsabile dei rapporti istituzionali di ByteDance in Europa, ha dichiarato: “Il governo cinese non ci ha mai chiesto dati, e comunque non glieli daremmo.”

Ma adesso, il Dipartimento di Giustizia americano avrebbe le prove di ciò che finora è stata solo un’ipotesi.

TikTok: indagine del Dipartimento di Giustizia americano

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La clamorosa notizia è apparsa sulle colonne del New York Times nella giornata di venerdì 17 marzo.

Il Dipartimento di Giustizia americano ha aperto un’indagine su TikTok per accertarsi, appunto, se le accuse di spionaggio alla società Bytedance avessero un fondamento di verità.

Le indagini sarebbero coordinate non solo dal dipartimento di Giustizia ma anche dall’Fbi e dalla procura della Virginia.

Le accuse

Altrettanto clamorose, secondo il New York Times, sarebbe le accuse.

Il governo Usa infatti non teme solo che ByteDance raccolga e diffonda dati sugli utenti statunitensi.

Ma con contenuti mirati punti anche a minare la loro fiducia nelle istituzioni e ad aumentare la dipendenza da social.

I giornalisti spiati

L’inchiesta sarebbe stata avviata negli ultimi mesi del 2022, e si baserebbe proprio sulla già citata ammissione di ByteDance sul fatto che i propri dipendenti abbiano accesso ai dati degli utenti.

Le persone che hanno ammesso di essere in possesso di queste informazioni sarebbero state licenziate da ByteDance nel dicembre dello scorso anno.

L’indagine su TikTok avrebbe fatto luce sullo spionaggio ai danni di cittadini statunitensi, tra i quali alcuni giornalisti che si occupano di industria tecnologica.

Anche se per ora non si sa nulla di concreto né alcun documento o prova è stato esibito.

L’indagine su TikTok e la decisione di Biden

Ricordiamo che la posizione degli Stati Uniti nei confronti della piattaforma social cinese si va sempre più inasprendo.

Al di là del divieto di installazione sui device governativi, l’amministrazione Biden nei giorni scorsi ha chiesto a ByteDance di vendere l’app (e pare che l’azienda ci stia pensando).

Se ciò non avvenisse, Joe Biden non ha escluso un ban di TikTok dall’intero territorio americano.

L’incontro tra manager e legislatori

È sempre il New York Times a riportare la notizia secondo cui mercoledì 22 marzo ci sarebbe un incontro tra alcuni manager della Silicon Valley e un gruppo di legislatori.

L’argomento sarebbe proprio l’inasprimento delle misure di sicurezza verso la piattaforma social.

L’incontro avverrebbe nella settimana in cui è prevista l’attesissima audizione di Shou zi Chew, amministratore delegato di TikTok, a Capitol Hill.

La posizione di TikTok

Intanto la portavoce di TikTok, Brooke Oberwetter, ha diffuso una nota.

Oberwetter ha fatto sapere che “se l’obiettivo è proteggere la sicurezza nazionale, il disinvestimento non risolve il problema: un cambio di proprietà non imporrebbe alcuna nuova restrizione ai flussi di dati o all’accesso.

Il modo migliore per affrontare le preoccupazioni sulla sicurezza nazionale è con una protezione trasparente e negli Stati Uniti dei dati e dei sistemi degli utenti statunitensi, con un solido monitoraggio, controllo e verifica di terze parti.”

Ma anche il governo cinese è intervenuto nella questione, che con tutta evidenza è anche politica.

La richiesta è quella di porre fine agli “ingiustificati attacchi” a ByteDance. E una portavoce di Pechino, Wang Wenbin, ha dichiarato che il governo di Washington “finora non ha fornito prove che TikTok minacci la sicurezza nazionale degli Stati Uniti.”

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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