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Tonga dopo l’eruzione: disastro ambientale, popolazione senza Internet e telefono

Bastano pochi dati sciorinati dagli esperti a darci una prima idea di quanto è accaduto a Tonga. “Un’eruzione così avviene ogni 900 anni”. Oppure: “Eruzione 500 volte più violenta della bomba atomica su Hiroshima”.

Ci stiamo riferendo all’esplosione del vulcano sottomarino avvenuta sabato 15 gennaio, e al conseguente tsunami. Che non è stato solo un evento registrato dai sismografi come del tutto raro e clamoroso. Ma anche un avvenimento che porta con sé almeno due gravi conseguenze: da una parte il disastro ambientale e dall’altra l’isolamento della rete Internet.

Cerchiamo di ricostruire la dinamica del sisma, di descriverne la portata. E di soppesare gli effetti che l’eruzione prima e lo tsunami dopo hanno avuto, a livello ambientale e sociale.

Tonga: l’eruzione del vulcano sottomarino

Sabato 15 gennaio, la piccola isola di Hunga Tonga-Hunga Ha’apai, una delle 170 che compongono l’arcipelago di Tonga, ha fatto parlare di sé in tutto il mondo.

Perché la terribile esplosione del suo vulcano sottomarino è stata registrata pressoché in ogni angolo del Pianeta, compresa l’Alaska, oltre che in Italia.

Tonga

L’entità dell’esplosione

L’eruzione del vulcano sottomarino Hunga Tonga-Hunga Ha’apai è la più grande registrata sul Pianeta negli ultimi 30 anni. Per trovarne una uguale bisogna riandare all’eruzione del 1991 del Monte Pinatubo, nelle Filippine.

La Nasa ha stimato la forza dell’eruzione in 5-10 megatoni (equivalenti all’esplosione di 5-10 milioni di tonnellate di tritolo). Per dare un’idea, è una potenza 500 volte superiore a quella della bomba atomica sganciata su Hiroshima nella seconda guerra mondiale.

Il boato si è avvertito anche a 2.300 chilometri di distanza, mentre gas e vapore sono stati sollevati nell’atmosfera sino a un’altezza superiore ai 20 chilometri.

I danni

Per ora i morti accertati sono tre. Dei 105mila abitanti dell’arcipelago, la stima di chi è in difficoltà è impietosa: sarebbero circa 80mila le persone bisognose di soccorso o che in qualche modo possono avere subito danni.

Tra le conseguenze dell’esplosione, come vedremo, c’è anche il danneggiamento di un cavo sottomarino, che ha isolato i telefoni e la rete Internet.

L’eruzione dell’isola-vulcano di Toga ha prodotto, secondo le prime stime, circa mezzo milione di tonnellate anidride solforosa.

Le prime immagini dell’arcipelago dopo l’esplosione, fornite dall’aviazione neozelandese, mostrano ampie zone coperte di cenere. Comprese le piste dell’aeroporto di Nuku’alofa, la capitale, che si trova a 70 chilometri dal luogo dell’eruzione.

Lo tsunami

L’esplosione ha poi causato un violento tsunami, le cui onde hanno raggiunto le coste di buona parte il mondo. Al largo del Giappone si sono registrate onde alte sino a 2,7 metri, e in Perù sono due le vittime causate dallo tsunami.

Le onde generate dall’eruzione hanno colpito l’Australia, la Nuova Zelanda, il Giappone e le coste occidentali del continente americano. Allarme tsunami scattato alle isole Samoa e Fiji, in Nuova Zelanda e sulla costa Ovest degli Stati Uniti.

Gli aiuti

L’arcipelago di Tonga ha dichiarato lo stato di emergenza.

La Nuova Zelanda ha già stanziato l’equivalente di 590mila euro per i primi soccorsi e aiuti umanitari. Navi neozelandesi stanno portando acqua e viveri agli abitanti di Tonga. Gli aerei per ora non possono atterrare per via della cenere che ricopre la pista del principale aeroporto.

Un ulteriore problema (che tale non è, ma potrebbe diventarlo) rischia di far tardare i soccorsi. Tonga infatti è Paese Covid free, e quando arriveranno gli ingenti aiuti internazionali si dovranno rispettare rigidi protocolli per evitare il contagio da Coronavirus.

Il disastro ambientale

L’impatto che la tremenda eruzione provocherà all’arcipelago di Tonga non è attualmente calcolabile.

Abbiamo già detto della produzione di mezzo milione di tonnellate anidride solforosa. Che secondo gli esperti potrebbe abbassare di 0,5 gradi centigradi le temperature il alcune zone del Pacifico.

C’è poi il serio pericolo che la cenere sollevata abbia inquinato aria e acqua. Katie Green Wood, capo delegazione del Pacifico per la Federazione internazionale delle società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, ha detto: “Garantire l’accesso all’acqua potabile è una priorità critica immediata. C’è un rischio crescente di malattie come il colera e la diarrea”.

I danni all’arcipelago di Tonga sono ingenti. L’Alto commissariato della Nuova Zelanda ha fatto sapere che “ci sono danni significativi alla costa occidentale di Tongatapu e sul lungomare della capitale, Nuku’alofa”.

L’isola che ospitava il vulcano (Hunga Tonga-Hunga Ha’apai, unione delle isole Hunga Tonga-Hunga e Ha’apai) non esiste più.

Inoltre il ministro dell’ambiente del Perù, Ruben Ramirez, ha fatto sapere che lo tsunami ha causato la fuoriuscita di greggio da una nave che stava rifornendo una raffineria sulla costa del Pacifico. Sono state inquinati più di due chilometri della costa centrale del Paese.

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La rete Internet isolata

L’eruzione del vulcano sottomarino di Tonga ha inoltre danneggiato il cavo sottomarino in fibra ottica, che consentiva la connessione Internet e telefonica. Occorreranno almeno quattro settimane per ripararlo.

Quanto prima, sulle isole verrà rimesso in funzione il sistema 2G, per permettere agli abitanti di uscire dal totale isolamento. Per adesso, il collegamento con il resto del mondo è assicurato solo da alcuni telefoni satellitari.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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