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Tutti i motivi del flop di Truth, il social di Trump

Pochi download, problemi tecnici e manager che abbandonano il progetto

Tanto tuonò che piovigginò una di quelle pioggerelle che nemmeno sembra che bagnino.

Truth, il social di Trump più volte annunciato e poi rimandato, non pare davvero nato sotto i migliori auspici. Pare, semmai, ricalcare il momento non troppo felice del suo ideatore.

L’ex presidente degli Stati Uniti, dopo essere stato messo ai margini della politica degli States, ha subito anche un duro ostracismo social. Ricordiamo ad esempio che, dopo l’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio dello scorso anno, Twitter ha rimosso in maniera permanente il suo account.

Poco male per Trump, che ha subito pensato a un social tutto suo. Tuttavia Truth, nonostante il nome indubbiamente ambizioso (che significa Verità, ma ci aveva già pensato l’Unione Sovietica con la Pravda), non è decisamente decollato.

E tutto sommato, stava facendo sorgere già più di qualche dubbio durante la sua realizzazione. Scopriamo i motivi per cui Truth, il social di Trump, per ora somigli a un clamoroso flop.

Il flop di Truth: i pochi download

Una piattaforma social che si chiama Verità, e che è riuscita a raccogliere oltre un miliardo di dollari di fondi, avrebbe dovuto esordire mettendo a durissima prova la concorrenza.

Eppure, così non è stato. Truth, il social di Trump, è disponibile dallo scorso 21 febbraio per gli utenti iOS. E già subito dopo la sua comparsa nell’App Store si sono segnalati diversi problemi di scaricamento.

Ma problemi maggiori si stanno rilevando a più di un mese dal debutto del social (non ancora disponibile, peraltro, per gli utenti Android).

Il primo è quello degli iscritti. Truth, il social che secondo Trump avrebbe eroso lo strapotere di Big tech, viaggia attualmente su circa 500.000 utenti giornalieri attivi. Contro, per dare un’idea, i 217 milioni di Twitter.

Inoltre, i download dell’app Truth Social sono precipitati. Dopo i 866.000 della settimana del lancio si è scesi a 60.000 nella settimana del 14 marzo. Si stima che il social di Trump sia stato scaricato globalmente 1,2 milioni di volte, contro – ad esempio – gli 11,3 milioni di download di Parler, altra app dallo spirito ultraconservatore.

truth social trump

Truth, il social di Trump… senza Trump

E proprio mentre Twitter sta gongolando per l’ingresso di Elon Musk (assiduo dispensatore di cinguettii) come azionista di maggioranza, è impossibile non cogliere una clamorosa incongruenza.

Lo stesso Donald Trump, dopo aver preparato la platea mondiale al lancio del suo social, beh… non vi ha praticamente mai scritto. Proprio lui che, prima di essere bannato, era un frequentatore piuttosto compulsivo (e spesso spericolato, quanto a qualità dei messaggi) delle piattaforme social.

Resta come unica apparizione dell’ex presidente americano un annuncio del 14 febbraio. In cui leggiamo: “Get Ready! Your favorite President will see you soon!” (Preparatevi, il vostro presidente preferito vi vedrà presto). Verrebbe da rispondere che lo stiamo ancora aspettando.

I problemi tecnici

Nemmeno i problemi tecnici, che già si erano mostrati all’esordio del social, sembrano dare tregua a Truth.

Una cospicua percentuale di utenti non riesce a iscriversi. E viene parcheggiata in una non meglio definita lista d’attesa, che a oggi dovrebbe già contare un milione e mezzo di (potenziali) utenti.

Nel frattempo, nessuna notizia né rumor sulla versione di Truth per Android. Che rappresenta il 40% del mercato statunitense.

Due manager si sfilano dal progetto

Ma non ci sono solo segnali negativi di carattere tecnico.

Due top manager coinvolti da subito nel progetto hanno fatto un passo indietro. Josh Adams e Billy Boozer, esperti di tecnologia, hanno rassegnato le dimissioni dai loro rispettivi incarichi. Contattati da Reuters, i due non hanno commentato.

Ma nell’ambiente sono in molti ad affermare che, visti i ruoli apicali che rivestivano all’interno del progetto Truth, la loro fuoriuscita potrebbe rendere il futuro del social ancora più incerto.

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Un social non proprio nuovo

In effetti Truth, il social di Trump, aveva destato più di qualche perplessità già prima del lancio. Nonostante, dopo i veti subiti sui vari social all’indomani dell’assalto di Capitol Hill, Trump aveva giurato battaglia, annunciando che avrebbe progettato una piattaforma personale.

Ma già nei mesi scorsi, in molti avevano notato una somiglianza imbarazzante con la piattaforma tedesca Mastodon, di cui Truth avrebbe illegittimamente usato il codice sorgente. Mentre altri hanno scorto fin troppe affinità grafiche con Twitter.

I lettori di memoria più vivace si ricorderanno forse la sfortunata avventura di “From the Desk of Donald J. Trump”, il blog dell’ex presidente, aperto e chiuso nel giro di poche settimane. Lungi da noi elargire cattivi auspici, ma per ora nemmeno il futuro di Truth sembra dei più rosei.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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