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Twitter Blue: Musk rimanda il rilancio (per evitare la “tassa di Apple”)

Il social cerca una soluzione alternativa ai pagamenti in-app su iOS

Elon Musk ha rimandato nuovamente il rilancio di Twitter Blue, che sarebbe dovuto tornare oggi: questa volta le spunte blu a pagamento sarebbero state rimandate per evitare di pagare la percentuale del 30% ad Apple. Infatti sembra che il social vorrebbe trovare un sistema di pagamento che aggiri gli acquisti in-app tramite l’App Store, per evitare quella che Musk ha definito una “tassa su internet”.

Twitter Blue, rilancio rimandato per evitare la “tassa di Apple”

Il fatto che Apple chieda agli sviluppatori il 30% degli introiti ricavati con gli acquisti in-app su iOS non è una novità. L’allora CEO di Apple Steve Jobs l’aveva annunciato dal palco nel 2008. E dopo il processo con Epic Games per i pagamenti su Fortnite (che torna in tribunale), anche i non-sviluppatori hanno sentito parlare di questa pratica di Apple. Che chiede il 15% agli sviluppatori che ricavano fino a un milione di dollari l’anno, il 30% a chi ricava di più.

Quindi per Elon Musk non è certo stata una sorpresa dell’ultimo minuto. Anche se forse, nella smania di annunci, licenziamenti e cambi di direzione che ha seguito l’acquisizione di Twitter, se n’era dimenticato. O più probabilmente, sono altre le decisioni di Apple che il miliardario non riesce ad accettare.

Musk vs Apple

Elon Musk Twitter

Nell’ultime ore infatti il nuovo CEO ha contestato più volte la Mela, lamentandosi delle decisioni prese da Cupertino. In primis, l’aver ritirato la pubblicità dalla piattaforma. Un duro colpo per Twitter, visto che Apple era il primo inserzionista: nei primi tre mesi del 2022 aveva pagato a Twitter 48 milioni di dollari, circa il 4% di tutte le pubblicità sulla piattaforma (dai Washington Post).

Musk ha twittato di questa decisione di Apple chiedendo se la Mela odia la libertà di parola in America”. Senza però specificare che anche le principale agenzie pubblicitarie americane hanno ritirato le inserzioni e sconsigliato ai clienti di pubblicizzarsi su Twitter. Soprattutto per colpa del disastro delle spunte blu, dove diversi utenti hanno preso in giro grandi aziende fingendosi il loro account ufficiale.

Inoltre, Musk ha twittato che “Apple ci ha anche minacciato di togliere Twitter dal suo App Store, ma non vuole dirci il perché“. Ma come spiega sul New York Times l’ex-responsabile della sicurezza di Twitter, Yoel Roth, Apple aveva già riscontrato criticità riguardo la moderazione dei contenuti su Twitter. E la situazione da quando Musk ha licenziato migliaia di dipendenti e annunciato minori controlli sui contenuti e amnistie ai bannati, non è certo migliorata. Il CEO del social può dire di non essere d’accordo, ma non che Apple non sia stata chiara.

Il rilancio di Twitter Blue e la tassa Apple: come finirà?

twitter 2

Visto quello che è successo in queste ore, quando Musk scrive Lo sapevate che Apple mette una tassa segreta del 30% su tutto quello che comprate tramite App Store”, non vuole davvero riportare un segreto. Vuole dimostrare la sua posizione e fare cattiva pubblicità ad Apple. Che ora non è più il primo inserzionista di Twitter, vuole far rispettare la moderazione dei contenuti. E chiede il 30% degli acquisti in-app, come ha sempre fatto.

La “tassa su internet” di Apple è contestata ormai da tempo, non è arrivata come una sorpresa per Twitter (che già la pagava). Ma per aggirarla, serve un sistema di pagamenti alternativo. Per fare come Netflix o altri servizi in streaming, Twitter dovrebbe offrire la possibilità di abbonarsi a Twitter Blue sul sito invece che tramite l’App Store di Apple. Ma al momento non sappiamo quando avverrà.

Se e quando l’abbonamento per le spunte blu dell’account verificato sarà disponibile, costerà 8 dollari e richiederà una verifica del numero di telefono. Ma resta da valutare quanti utenti aderiranno: saranno abbastanza da ripagare Twitter degli introiti pubblicitari persi?

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Source
Mashable

Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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