Abbiamo imparato che se si sta quarantotto ore senza scrivere alcunché su Elon Musk, si rimane indietro di almeno un paio di notizie.
L’imprenditore, che negli ultimi tempi avrebbe (tra le altre cose) mostrato un certo interesse all’acquisto della società calcistica Manchester United, è stato in qualche modo redarguito dall’Ue. Oltre a essere finito nell’occhio del ciclone per l’ennesima gaffe, poi ritrattata, su cui torneremo più avanti.
Sostanzialmente, l’Unione Europea ha chiesto a Musk di assumere nuovo personale, per garantire una maggior moderazione dei contenuti su Twitter.
Facciamo un passo indietro.
Il problema della moderazione su Twitter
Come molti dei nostri lettori ricorderanno, Twitter era nato quasi in contrapposizione ad altre piattaforme più giovanili e giocose. Il taglio dei suoi contenuti era informativo, giornalistico, e la stessa obbligata brevità dei messaggi avrebbe dovuto imporre asciuttezza, oltre a inibire fake news o chiacchiere pretestuose.
Dopo di che è arrivato Elon Musk. E, tra le altre cose, ha tagliato drasticamente il personale. Peccato che, tra i molti lavoratori licenziati, figurasse anche l’80% dei collaboratori esterni a contratto. La maggior parte dei quali lavorava proprio alla moderazione dei contenuti.
Non basta: a distanza di settimane, è stato decurtato il gruppo che si occupa della sicurezza online sulla piattaforma, soprattutto della moderazione dei contenuti e delle segnalazioni di incitamento all’odio.
E ora, l’intervento dell’Unione Europea che “sgrida” Musk proprio sulla moderazione di Twitter. Vediamo cos’è accaduto.
L’Unione Europea chiede a Musk più moderazione dei contenuti su Twitter
La notizia è stata pubblicata dal Financial Times nella giornata di martedì 7 marzo.
L’Unione Europea ha invitato Elon Musk ad assumere più personale, che garantisca una migliore moderazione dei contenuti su Twitter.
A oggi, l’azione è in larga parte affidata all’intelligenza artificiale, che – va da sé – non può fornire lo stesso grado di accuratezza dell’occhio e della sensibilità umani.
Secondo il Financial Times, quattro persone vicine a Musk avrebbero segnalato la richiesta dell’Ue, secondo cui occorre una presenza più massiccia di fact-checker che filtri i contenuti dei cinguettii.
Occorrono persone, non AI
Twitter, a oggi, utilizza una moderazione in parte affidata alle persone (e si badi: alcuni dei moderatori sono volontari) e in parte all’AI, come altre piattaforme. Ma non ha alcun fact-checker, a differenza ad esempio di Meta.
Lo scorso gennaio, Elon Musk ha detto al commissario europeo Thierry Breton che avrebbe rafforzato i controlli da parte dell’intelligenza artificiale: l’esatto contrario di quanto chiede oggi l’Ue.
La nota di Twitter
L’azienda ha fatto sapere al Financial Times che “intendiamo rispettare pienamente il Digital Services Act e abbiamo avuto diverse discussioni produttive con i funzionari dell’Ue sui nostri sforzi in questo settore.
Continueremo a utilizzare una combinazione di tecnologia e personale esperto per rilevare e rimuovere in modo proattivo i contenuti illegali, mentre le note della community consentiranno alle persone di saperne di più sulla potenziale disinformazione in modo preciso, trasparente e affidabile”.
Musk deride un dipendente disabile
Con una battuta fin troppo telefonata, verrebbe da dire che un pool di moderatori servirebbe anzitutto allo stesso Elon Musk.
Infatti, l’amministratore delegato di Twitter ha risposto in modo non esattamente diplomatico ai cinguettii di un suo dipendente, Haraldur Thorleifsson, affetto da distrofia muscolare e costretto su una sedia a rotelle.
Thorleifsson ha twittato di non riuscire a collegarsi da giorni al social. E ha spiegato che le risorse umane non erano in grado di riconoscerlo come dipendente.
Ed ecco la risposta, sempre tramite cinguettio, di Elon Musk: “Questo ragazzo, benestante, non lavora e rivendica come scusa di avere una disabilità che gli impedisce di digitare con i tasti ma non di twittare”.
Poi sono arrivate le scuse di Musk, che si sarebbe “basato su cose che mi erano state dette e che non sono vere”.
- Girola, Alessandro (Autore)
Il certificato Tor scaduto
Intanto, spunta un’altra notizia a suo modo inquietante, a cui abbiamo dedicato un articolo.
Twitter ha fatto scadere il certificato del suo sito onion Tor, che – in sintesi – permette agli utenti una navigazione più sicura.
Il rinnovo, atteso per lunedì 6 marzo, non è stato onorato. Clamorosa dimenticanza o (altrettanto clamoroso) disinteresse?
Con Musk al timone, ormai lo sappiamo, tutto è possibile.
Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API
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