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Il futuro di Visa è fatto di token e tanta sicurezza | MWC 2019

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BARCELLONA – Le innovazioni portate da Visa al MWC 2019 sono quasi tutte invisibili. Accanto alla demo dedicata al trasporto urbano e a quella realizzata con Bentley per mostrare l’integrazione tra automobili e pagamenti, troviamo il meno tangibile Visa Consumer Authentication Service, un sistema che promette di ridurre notevolmente la quantità di frodi.

Visa Consumer Authentication Service: che cos’è e come funziona?

Il Visa Consumer Authentication Service è uno strumento basato sull’intelligenza artificiale e progettato per ridurre le frodi ed eliminare i cosiddetti falsi positivi, ossia le transazioni che vengono ingiustamente declinate dal sistema.

Facciamo un esempio pratico. Immaginate di essere in rete e di voler acquistare un prodotto che vi interessa. Lo scegliete, lo aggiungete al carrello e infine arrivate al check-out. Prima di ricevere la conferma dell’avvenuto pagamento però passano alcuni attimi, attimi durante i quali il commerciante richiede alla banca di autenticare la transazione. È qui che entra in gioco il Visa Consumer Authentication Service. A questo punto infatti il sistema analizza tutti i dati disponibili – inclusi quelli del commerciante, i movimenti precedenti, il tipo di dispositivo utilizzato e persino il luogo in cui si trova l’acquirente – e assegna alla transazione un punteggio di rischio da 0 a 100. Più è basso il voto, più la transazione è sicura.

Tutto questo processo termina con una decisione, quella dell’ente che ha emesso la carta di credito. Sì, avete capito bene: non è il VCAS a scegliere cosa fare. Questo strumento fornisce solo delle indicazioni che vengono poi utilizzate dall’istituto bancario interessato per decidere se accettare o rifiutare la transazione.

Lo scopo di tutto questo è molteplice. Il Visa Consumer Authentication Service protegge i commercianti, semplifica la vita ai consumatori e fornisce alle banche uno strumento fondamentale. Certo, non sempre i dati a disposizione sono sufficienti, ma, allo stato attuale, solo nel 5% dei casi viene chiesto all’acquirente di eseguire un secondo passaggio, come l’inserimento di un codice ricevuto tramite SMS.

Il futuro è fatto di token

Il VCAS è il presente. Il futuro, mi ha spiegato Andrea Fiorentino, Head of Product and Solutions Southern Europe di Visa, sono i token.

La tokenizzazione non è un processo totalmente nuovo. Piattaforme come Google Pay o Apple Pay la usano quotidianamente per garantire agli utenti la massima sicurezza grazie ad un espediente semplice ma molto efficace: durante la transazione il tradizionale numero di conto della carta viene sostituito da un token digitale univoco, un token che può essere valido per il singolo pagamento o che può essere associato ad un dispositivo, ad un servizio o ad un esercente.

Questo, come vi dicevo, accade già, ma sempre e solo in background. Spesso gli utenti non sanno cosa sia, non ne capiscono le potenzialità e non riescono a distinguere una transazione classica da quella con token.

Il futuro immaginato da Visa parte proprio da qui: dalla consapevolezza e dalla conoscenza. Per Andrea Fiorentino infatti il passo successivo è rappresentato dalla possibilità di consultare, tramite una comoda app, i propri token, controllando quindi a quali siti web, servizi o piattaforme risultino associati, cosa attualmente impossibile con le normali carte di credito.

I vantaggi però non finiscono qui. Immaginate di essere abbonati a Netflix. Oggi dovete inserire una carta di credito e, una volta scaduta, aggiornare i vostri dati. Tra qualche mese potreste invece utilizzare un token con la possibilità di associarlo automaticamente alla nuova Visa dopo la scadenza di quella precedente. Una soluzione rapida, semplice e soprattutto sicura.

E voi siete pronti a questo cambiamento? La tokenizzazione potrebbe farvi sentire più al sicuro?

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Autore

  • Erika Gherardi

    Amante del cinema, drogata di serie TV, geek fino al midollo e videogiocatrice nell'anima. Inspiegabilmente laureata in Scienze e tecniche psicologiche e studentessa alla magistrale di Psicologia Clinica, dello Sviluppo e Neuropsicologia.

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