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Elon Musk: su X via libera agli spot elettorali per le presidenziali Usa 2024

Il proprietario in cerca di nuovi fondi

Ebbene no, l’incontro di arti marziali miste tra Elon Musk e Mark Zuckerberg non si farà.

La data prevista, sabato 26 agosto, è ormai superata, e nessuno dei due contendenti sembra volerne fissare un’altra. Ma non sarebbe stato certo un match di Mma a designare un eventuale primato tra le due piattaforme motivo del contendere, ossia X per Musk e (soprattutto) Threads per Zuckerberg.

Per quanto riguarda Threads, sembra che dopo il boom iniziale il social stia patendo una non piccola flessione. Mentre X, ex Twitter, per una serie di mosse (e dichiarazioni) azzardose da parte del suo proprietario è in crisi da tempo, e non c’è quasi giorno che non arrivi qualche notizia più o meno allarmante al riguardo. Per citare le due più recenti, X avrebbe rallentato l’accesso a siti concorrenti (tra cui Threads). E, secondo lo studio di un ricercatore indipendente, buona parte dei follower di Elon Musk su X sarebbe rappresentata da account inattivi.

Per tentare di risollevarsi, Musk ha introdotto una piccola rivoluzione nella sua piattaforma. Di cosa si tratta?

elon musk x 2

Su X, spot elettorali per le presidenziali Usa

Su X, ma allora si chiamava ancora Twitter, nel 2019 sono stati vietati gli spot elettorali. E ricordiamo il motivo: dopo le elezioni di Trump a presidente nel 2016, il blocco degli spot era stato pensato per arginare il dilagante fenomeno delle fake news.

L’idea che Musk ne autorizzi di nuovo la diffusione, dunque, non dovrebbe far ben sperare.

Il post su X

Inevitabilmente, la notizia è arrivata da un post dello stesso Musk su X. Dopo che già a gennaio la piattaforma aveva aperto alla possibilità di “annunci basati sulla causa”, come quelli che sensibilizzavano sull’importanza di andare a votare.

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Nel post in cui si annuncia il via libera degli spot elettorali per le presidenziali Usa 2024, Musk si è richiamato al tanto (da lui) celebrato “impegno per la libertà”.

Anche se sul concetto di libertà da parte del proprietario di X ci siamo già, e più volte, espressi.

Elon Musk ha anche fatto sapere che sarà rafforzata la task force che monitora la “manipolazione dei contenuti” e vigila sulla trasparenza pubblicitaria. Gli utenti sono stati inoltre rassicurati sul fatto che saranno sempre vietate le fake news di natura politica e gli annunci che possano minare la fiducia della popolazione verso il meccanismo elettorale.

A caccia di inserzionisti

Ci permettiamo di dubitare nuovamente del fatto che la mossa di Musk sia stata effettuata per concedere maggior libertà di parola.

Anche perché essa è stata preceduta, pochi giorni fa, da un segnale poco tranquillizzante. Donald Trump, ricordiamolo, era stato bannato da Twitter dopo che il 6 gennaio 2021 aveva aizzato i rivoltosi di Capitol Hill. Elon Musk mesi fa ha riabilitato l’account dell’ex presidente, che tuttavia era rimasto in silenzio. Almeno sino allo scorso 25 agosto, quando (con gesto provocatorio, ma pure pericoloso) Trump ha pubblicato su X la propria foto segnaletica.

L’idea di aprire X agli spot pubblicitari, insomma, crediamo che serva semmai a Musk per riportare a sé una parte degli investitori fuggiti sotto la sua gestione.

I numeri della crisi

Peraltro, il calo di popolarità di X è stato confermato da un recente report di Sensor Tower. Secondo cui i download del social sono calati del 4%, e nella classifica degli analisti la notorietà di X è scesa dal trentaduesimo al trentaseiesimo posto.

È stato d’altronde lo stesso Musk, nel mese di luglio, a fare una dichiarazione per una volta non sibillina. Nella quale ha ammesso che X è a corto di fondi, e che le entrate pubblicitarie sono calate addirittura del 50%.

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Nuovi problemi per Musk

A leggere le più recenti notizie che lo riguardano, non sembra che la fortuna stia mutando per Elon Musk.

L’imprenditore è apparso sabato 26 agosto a un torneo di videogiochi, il Valorant World Championship di Los Angeles. Dove è stato sonoramente fischiato.

Al di là di questa vicenda veniale (ma sintomatica), apprendiamo da un articolo di Forbes che X dovrà affrontare oltre 2.200 cause di ex dipendenti dell’allora Twitter, licenziati da Musk.

L’azienda è accusata di non aver versato le indennità di licenziamento e di non aver pagato le tasse relative all’arbitrato per avviare il processo. Cifra, quest’ultima, che ammonterebbe a circa 3,5 milioni di dollari. Ma che secondo gli avvocati di X non è dovuta, perché non c’è l’obbligo di dirimere simili controversie con l’arbitrato.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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