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Il successo di Factanza e il nuovo ruolo informativo dei social. Intervista esclusiva a Livia Viganò

La pagina Instagram in meno di tre anni ha quasi raggiunto i 400.000 follower

Tutto è nato da un nostro articolo pubblicato qualche giorno fa. Nel quale ci siamo interrogati sull’onestà vera o solo di facciata (un tempo si sarebbe usato l’aggettivo pelosa) di certe aziende. Che mostrano una notevole schizofrenia: forniscono aiuti all’Ucraina e isolano la Russia, in nome di quegli stessi diritti umani a cui non sempre sembrano interessate. Né quando si rapportano con i propri utenti e neppure quando hanno a che fare con i propri dipendenti.

Ecco che, tra le fonti che abbiamo consultato, c’era anche una curiosa e coloratissima pagina Instagram, Factanza. Che, sull’argomento, ha parlato in modo chiaro e coraggioso di social washing.

Allora l’estensore di queste righe ha ripensato a tutte le volte che – da quando è scoppiata la malaugurata guerra tra Russia e Ucraina – vi ha parlato di come i social stiano mostrando al mondo le loro potenzialità non solo ludiche, ma anche informative. O meglio, potenzialità come strumenti di informazione alternativa, per prospettiva e ritmo, a quella dei media tradizionali.

Factanza sembra proprio muoversi in questa direzione, e il suo successo sempre maggiore testimonia la bontà di questa scelta coraggiosa. E così, ci è venuta voglia di saperne di più. Abbiamo dunque chiacchierato con Livia Viganò, una delle due fondatrici di Factanza, che ci ha concesso un’intervista esclusiva.

Arrighini Vigano
Bianca Arrighini e Livia Viganò

Intervista a Livia Viganò: come nasce Factanza

Livia Viganò mi spiega che l’idea di Factanza è venuta a lei e all’altra fondatrice, Bianca Arrighini (entrambe classe 1997) nel marzo del 2019, quando erano studentesse universitarie di Economia alla Bocconi.

Da allora, quello che doveva essere un hobby è cresciuto sino alle dimensioni attuali, tutto fuorché hobbistiche.

L’evoluzione di Factanza: dal 2019 a oggi

Factanza, nata come pagina Instagram, oggi conta su quasi 400.000 follower. Ha un sito web, è presente in altri social e ha già dato vita a un libro (sia in formato cartaceo che digitale) in cui è stato raccontato il 2020 tra gioie e dolori. E il cui ricavato è stato devoluto in beneficenza.

Nel marzo del 2020, in concomitanza con il più severo lockdown, la pagina ha avuto il primo scatto in avanti, e il secondo lo sta avendo ora, con la guerra tra Russia e Ucraina.

Non è un caso, mi spiega Livia Viganò: è come se in due momenti di crisi globale, gli utenti abbiano acuito la loro sfiducia verso i media tradizionali, e abbiano avvertito (e stiano avvertendo) l’esigenza di informarsi altrove.

Factanza è poi diventata startup, nell’aprile del 2021 ha vinto un finanziamento e attualmente può contare su un gruppo di dieci giovani redattori.

Ma cos’è Factanza?

Ma che cos’è Factanza, e per quale impulso nasce?

L’idea delle due fondatrici è stata quella di creare un nuovo canale informativo, con un linguaggio semplice e diretto. Fruibile cioè dalla cosiddetta Generazione Z, poco avvezza alla lettura di quotidiani o ai servizi dei tiggì. Con una grafica accattivante e un tono colloquiale (ma con articoli sempre basati su una valutazione accurata delle notizie) Factanza vuole offrire strumenti di riflessione libera ai giovani. E ai giovanissimi, visto che parte dell’utenza della pagina è composta anche dai Millennials.

I valori di Factanza

Livia Viganò mi spiega che Factanza è fortemente orientata ad alcuni valori cardine delle nuove generazioni. Ovvero, anzitutto, la sostenibilità e l’inclusività nella loro più vasta accezione. Sostenibilità ambientale, dunque, ma anche sociale. E inclusività di tutte le idee e le categorie umane, centrali o marginali che siano, purché tese verso un futuro ispirato al progresso e alla cooperazione pacifica.

factanza cell

L’informazione social tra fake news e superficialità

A questo punto l’anziano redattore, colto da irrefrenabile invidia, ha posto due domande un po’ pepate alla giovane collega. Che però se l’è cavata benissimo in entrambi i casi.

Primo argomento: i social e il rischio fake news. Qui Viganò mi spiega che i giovani, avvezzi all’uso compulsivo delle piattaforme social, sanno distinguere al volo una notizia attendibile da una bufala. E poi, mi ripete, ciò che viene pubblicato su Factanza è sottoposto a un attento vaglio.

Inoltre, e non le si può davvero dare torto, sono spesso giornali e televisioni a fornire notizie poco verificate. E prima che arrivi la smentita di turno, proprio i giovani – attraverso il vorticoso flusso di informazioni a cui sono sottoposti in Rete – hanno già scoperto la fake news.

Secondo argomento: i social e il rischio della superficialità. Problema che è tale sino a un certo punto, mi dice la cofondatrice di Factanza. Intanto, con i post a carosello su Instagram si arriva a scrivere l’equivalente di due cartelle di Word. Inoltre, la notizia lampo data sulla piattaforma social trova poi i relativi approfondimenti sulle pagine del sito e sui podcast.

Progetti per il futuro

Prima di salutarci, Livia Viganò mi cita in breve due progetti per il futuro. Allargare la propria presenza sugli altri social e – confidando nel tempo a disposizione e nella benevolenza della pandemia – organizzare un incontro dal vivo con la community.

Intanto, anche grazie a Factanza sta cambiando il modo di comunicare le notizie. E non è poca cosa.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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