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Ecco gli Yat: le emoji diventano una firma digitale (e valgono sino a 425.000 dollari)

Si possono utilizzare come identificativo personale in Rete

Se una ricetta è la combinazione di ingredienti di sicura affidabilità, come potrebbe la ricetta medesima non avere un radioso futuro davanti a sé?

Prendiamo le emoji, l’alfabeto universale utilizzato da chiunque in ogni angolo del pianeta, dai teen-ager ai più insospettabili e rigorosi professionisti. Aggiungiamo le piattaforme social, le chat e magari pure il metaverso. Mettiamoci anche il desiderio infantile di volerci distinguere e di mostrare la nostra unicità. Ecco che la ricetta scaturita da questo mix si chiama Yat, ed è già stato valutato sino a 425.000 dollari.

Riavvolgiamo il nastro, prendiamo un respiro e spieghiamo, anzitutto, cos’è concretamente uno Yat.

Cosa sono gli Yat

Uno Yat è una stringa composta da uno a cinque emoji, che può essere utilizzata come identificativo digitale riconducibile solo a sé. Cioè come firma digitale, nome utente, ma anche come URL di un sito Web e indirizzo di pagamento per il portafoglio digitale. In tutti gli ambiti, insomma, in cui in rete si debba dire “io”.

Lo Yat sfrutta la popolarità planetaria delle sempre più numerose emoji, utilizzate nel mondo da ben 4 miliardi di persone. E prende il nome dall’omonima azienda che le ha ideate. Sul cui sito si fa riferimento in modo decisamente esplicito all’unicità di ogni Yat: il motto aziendale è infatti Be an icon (Sii un’icona). Sempre sulla home, viene spiegato che uno Yat può diventare “il nome utente emoji universale, l’URL del sito Web, l’indirizzo di pagamento e altro ancora”.

emoji

Come si crea uno Yat

Creare il proprio Yat, una volta che ci si è registrati al sito, è un’operazione semplicissima.

Si clicca sul pulsante (tutto fuorché invisibile) che permette di comporre la propria stringa. Dopo di che si sceglie una combinazione da una a cinque emoji tra tutte quelle attualmente disponibili. Se la stringa non è stata ancora acquistata da nessuno, la si può comprare. Va da sé che il costo varia a secondo di quanto quella stringa sia ambita. È quello che sul sito viene chiamato “rhythm score”, determinato dalla rarità e unicità di ogni stringa. Per capirci: abbiamo tentato di acquistare lo Yat composto da una, due, tre, quattro o cinque corone, ma naturalmente tutte queste ghiotte combinazioni erano già state prese da altri.

Il costo va da pochi dollari a svariate decine di migliaia, proprio in base al rhythm score della stringa selezionata.

Ma il bello è proprio questo: dalla moltitudine di emoji si possono creare delle sintassi in un certo senso “parlanti”, che riflettano cioè – in modo più o meno serioso o autoironico – la nostra unicità.

Come si utilizzano

Lo Yat diventerà quindi un codice privato, non riproducibile e utilizzabile come nickname universale sul web: come firma digitale, nelle piattaforme social, nelle chat, negli URL di un sito eccetera.

Se qualcuno di voi lettori avesse fatto una rapida associazione mentale tra gli Yat e gli NFT, avrebbe fatto bene. Sia ogni stringa di emoji che ciascun non fungible token godono in effetti di un’assoluta unicità, che può scatenare la vanità sia dei collezionisti che dei comuni utenti della Rete. Per non parlare dei vip.

Inoltre, con un costo aggiuntivo gli stessi Yat possono essere trasformati in NFT. Attualmente su Opensea, piattaforma in cui si commerciano token non fungibili, il volume di affari delle compravendite di Yat sfiora già il milione di euro.

Le vendite record degli Yat

E appunto, così come attorno agli NFT è nata una specie di febbre, anche gli Yat iniziano a essere oggetto di compravendite a prezzi stellari.

A oggi, lo Yat più costoso è rappresentato dalla singola emoji di una chiave d’oro, venduta all’asta di Yat Destiny a metà del 2021 per 425.000 dollari (più di 374.000 euro).

Dicevamo dei vip, immancabili. Per fare solo un esempio, Paris Hilton si è accaparrata lo Yat composto dall’emoji di corona da regina e da quella della scia di scintille.

La moda impazza, al punto che alcuni hanno protestato perché le emoji sono difficilmente digitabili con la tastiera QWERTY. Buon segno: la mania è dietro l’angolo.

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Come è nata l’idea

Yat Labs è una startup tecnologica fondata nel 2020 con sede a Nashville e sul mercato dal febbraio del 2021.

L’azienda ha iniziato a vendere gli Yat sulla piattaforma Opensea, sfruttando la  tecnologia blockchain.

L’idea è venuta all’imprenditore americano Naveen Jain, che ha trovato l’appoggio di alcuni investitori celebri. Oltre alla già citata Paris Hilton, anche la cantante Kesha (il cui Yat, per la cronaca, è la sequenza delle emoji dell’arcobaleno, del razzo e dell’alieno).

A essere pignoli almeno un’ombra, in questa operazione, c’è: il co-fondatore ed ex CEO dell’azienda, Riccardo Spagni alias Fluffypony, è stato arrestato negli Stati Uniti nell’agosto 2021, con l’accusa di frodi commesse in Sudafrica tra il 2009 e il 2011.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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