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Hit Me Hard and Soft ci lascia sbirciare nell’intimo di Billie Eilish – La Recensione

Hit Me Hard and Soft non ha bisogno di 30 tracce o di frecciatine agli ex per raccontarsi (sorry Taylor). E non ha neanche bisogno di copertine appariscenti o titoloni altisonanti. Il titolo del disco è esattamente ciò che troviamo al suo interno: canzoni spinte e canzoni introspettive. Arrangiamenti maestosi e riflessioni acustiche, scarne e tetre.

Era il 2016 quando una cara amica, chiedendomi dei consigli per la produzione di alcuni sui brani, mi girò un link YouTube di una giovanissima cantante americana. “Vorrei fare una cosa così, lei ha il fratello che suona, ma io un fratello non ce l’ho”, mi disse, mentre in sottofondo ascoltavo questa voce aliena che cantava un brano chiamato Ocean Eyes.

Qualche anno dopo, quella stessa cantante, esplode in tutto il mondo con un brano chiamato Bad Guy. Mentre tutto il mondo della musica cercava sonorità fresche, solari e orientate all’AutoTuning per rendere leggere ed entusiasmanti le voci pop, lei ricercava l’oscurità e la malinconia. Per vibes e atmosfere mi ricordò immediatamente i Cure, con quella malinconia leggera, che se fosse un tonno della pubblicità la taglieresti col grissino. Chi lo avrebbe mai detto che per la musica del futuro avremmo fatto un salto nel passato. Oggi, Billie Eilish pubblica Hit Me Hard and Soft, il suo terzo album in studio, prodotto dall’onnipresente fratello maggiore Finneas O’Connell.

Sono cambiate molte cose da allora. Quella ragazzina americana da 524 views su YouTube è diventata una popstar globale da 9 Grammy e 2 Premi Oscar. Anche il mondo della musica pop è cambiato, e sono in molti che hanno provato a replicare il modello Billie Eilish, con scarso successo (ahimè). 

La recensione di Hit Me Hard and Soft di Billie Eilish

Hit Me Hard and Soft non ha bisogno di 30 tracce o di frecciatine agli ex per raccontarsi (sorry Taylor). E non ha neanche bisogno di copertine appariscenti o titoloni altisonanti. Il titolo del disco è esattamente ciò che troviamo al suo interno: canzoni spinte e canzoni introspettive. Arrangiamenti maestosi e riflessioni acustiche, scarne e tetre. I paesaggi sonori dipinti da fratello e sorella O’Connell sono quanto mai chiari: siamo sempre in un luogo chiuso, che sia la stanza di Billie o un club di Los Angeles

Siamo sempre al cospetto della nostra intimità. L’intimità di una voce, quella di Billie Eilish, che non ha mai avuto bisogno di urlare. Ora sommessa, ora falsettosa. La voce di Billie Eilish si muove sapientemente su un tappeto sonoro orchestrato magistralmente dal fratello maggiore. C’è l’anima al centro. C’è la riflessione su cosa non va nella propria vita. La necessità di doversi guardare allo specchio prima di uscire fuori da quella stanza per rituffarsi nel caos deflagrante della società.

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Le 10 canzoni del nuovo album di Billie Eilish

Hit Me Hard and Soft inizia con le luci soffuse di SKINNY. Una chitarra elettrica clean arpeggia e ci introduce alla vocalità ben riconoscibile di Billie Eilish. La melodia trasuda disperazione da ogni nota. Tra un falsetto che ben conosciamo e l’esasperazione dei sentimenti. Tra una stanza a luci spente di Los Angeles e il mondo. Perchè il dolore, per quanto lo si possa raccontare in diverse lingue, resta una condizione universale. “Non ti ho mai fatto del male, ma ti amato per così tanto tempo” dice Billie, prima che una sequenza di archi arrivi a strapparci il cuore e farcelo a pezzettini a meno di tre minuti dall’inizio del disco.

Con LAUNCH si inizia a prendere ritmo. Il basso elettrico guida la danza e la melodia ipnotica sembra riportarci su ritmi più serrati. “È una voglia, non una cotta” ci tiene a ribadire Billie Eilish, mentre ci racconta del desiderio sessuale di una ragazza.

Si prosegue con CHIHIRO, stesse sonorità della precedente, ma con una piccola masterpiece di arrangiamento e produzione by Finneas O’Connell, fratello maggiore di Billie Eilish. Il brano, cresce, poi esplode, mentre la voce di Billie Eilish diventa sempre più sintetica. Alla fine ci ritroviamo solo un basso incalzante e un falsetto sempre più sottile (la stessa formula che aveva fatto il successo proprio di Bad Guy). Alla fine, non si sa come, sembra di ritrovarci nei bagni di un club, dove tutto rimbomba e qualcuno sta facendo a pezzi i propri sentimenti.

Giovani produttori in cameretta col vostro MacBook, è ora di cominciare a studiare gli arrangiamenti di Finneas, perchè di tanta eleganza la musica di oggi avrebbe bisogno.

La recensione del nuovo album di Billie Eilish, canzone per canzone

BIRDS OF A FEATHER è probabilmente il brano più sognante e pop-oriented dell’intero disco. Forse, proprio per questo, anche quello meno interessante dal punto di vista musicale. 

Passi sotto la pioggia mentre una chitarra acustica suona. Si apre così quello che potrebbe essere il vero gioiello di questo disco. WILDFLOWER non ha bisogno di urlare e mandare frecciatine ai propri ex in stile Shakira o Taylor Swift. No. Basta una chitarra acustica, una voce espressiva e un testo ben scritto. “Non mi chiederei mai chi è migliore/Perché lei non potrebbe essere più diversa da me/Felice e libera vestita di pelle”. 

Tanto intimismo anche in THE GREATEST, dove ritroviamo la Billie Eilish più dark, con sovrapposizioni di voci che bastano a riempire l’intero spettro sonoro, mentre una chitarra acustica (sapientemente mixata al punto che a tratti sembra un ukulele) ci riporta in quella medesima cameretta oscura del primo brano, mentre fuori il mondo cade a pezzi.

Dopo un’altra piccola perla chiamata L’AMOUR DE MA VIE, che riporta l’album su un mood più spensierato (almeno nelle sonorità), arriviamo alla convulsa THE DINER, dove Billie Eilish non manca di inserire un easter egg (un numero di telefono, udibile alla fine della traccia, che gli ascoltatori possono chiamare). In THE DINER ritorna l’orchestrazione tipica di Finneas (ma decisamente atipica per il pop contemporaneo). Diversi suoni sintetici si rincorrono mentre la voce di Billie, pesantemente riverberata, salta da un lato all’altro dei canali stereo.

Chiudono il disco la spensierata BITTERSUITE (che rappresenta il lato “hard” di Hit me Hard and Soft) e l’intimista BLUE (che riporta il tutto nell’oscurità dell’aspetto “soft” del disco). 

In definitiva: com’è Hit Me Hard and Soft di Billie Eilish? La recensione

Elegantissimi archi e beat sintetici chiudono definitivamente la porta, mettendo fine alla possibilità di sbirciare ancora nella cameretta abitata da Billie Eilish e Finneas, con la cantante che – ironicamente – sussurra: “quando posso ascoltare il prossimo?”.

Una frase, quest’ultima, da non sottovalutare, in quanto potrebbe rappresentare una velata critica al convulso e iperveloce mondo discografico, in cui rilasciato un disco si deve già pensare al prossimo, tra pressioni delle major e ossessione dei fan assetati di musica.

HIT ME HARD AND SOFT (LP Recycled Black)
  • cd e vinili, musica, distribuito da universal music italia

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Autore

  • Marco Brunasso

    Scrivere è la mia passione, la musica è la mia vita e Liam Gallagher il mio Dio. Per il resto ho 30 anni e sono un musicista, cantante e autore. Qui scrivo principalmente di musica e videogame, ma mi affascina tutto ciò che ha a che fare con la creazione di mondi paralleli. 🌋From Pompei with love.🧡

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