Il mantra di Google era “Don’t be evil” (“non essere cattivo”) e i tre ex-dipendenti che stanno facendo causa all’azienda assicurano di averlo rispettato. Ma pensano di essere stati licenziati proprio perché avevano denunciato alcune pratiche “cattive” di Google. In particolare, i tre ingegneri si erano opposti al contratto dell’azienda con la polizia di frontiera nel 2019.
Google: tre ex-dipendenti fanno causa, non volevano “essere cattivi”
Nel testo presentato in tribunale si legge che “Google ha sciolto il contratto di ognuno dei querelanti per aver aderito alla direttiva “Don’t be evil”. E aver denunciato le attività di Google che loro ritenevano venissero meno a quel mantra. Ognuno dei querelanti ha adempito al proprio dovere contrattuale nei confronti di Google […] avvertendola dei modi in cui si stava dimostrando ‘cattiva’”.
In particolare il riferimento è all’intenzione dell’azienda di siglare un contratto con l’amministrazione Trump nel 2019 e con la polizia di frontiera (ICE). Che in quel momento era al centro delle cronache per l’aver detenuto e separato dai genitori più di 69 mila bambini nel corso dell’anno. Qualcosa che secondo i dipendenti (e non solo) costituisce chiaramente una violazione del motto aziendale “Don’t be evil”.
Nel Codice di Condotta di Google, che gli ex-dipendenti Rebecca Rivers, Sophie Waldman e Paul Duke hanno firmato, si legge: “Se hai dubbi o pensi che uno dei tuoi compagni Googlers o la compagnia intera stiano venendo meno al proprio impegno [di non essere ‘cattivi’], non restare in silenzio“.
Quindi nell’agosto 2019 i tre ex-dipendenti hanno lanciato una petizione per impedire a Google di collaborare con l’ICE. Gli ingegneri assicurano che le informazioni nella petizione erano già di pubblico dominio. Infatti un’investigazione interna non ha rilevato nessuna violazione contrattuale. Eppure tutti e tre sono stati licenziati nel novembre 2019.
Il motto “Don’t be evil” è stato rimosso dal Codice di Condotta nel 2018, quindi non si sa se possa essere utilizzato in tribunale. Ma di certo non sembra una buona pubblicità per la compagnia. Al momento l’azienda non ha risposto alle accuse, vi terremo aggiornati.
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