OnePlus – il giovanissimo brand cinese di smartphone nato nel dicembre del 2013 – ha probabilmente tantissimo da insegnare agli europei su come si diventa i numeri uno in una categoria merceologica così affollata come quella degli smartphone. Con mio grande stupore, ho scoperto che OnePlus – in soli 5 anni dalla usa nascita – è diventato il brand numero uno in India in quanto a vendite, sorpassando colossi come Apple, Samsung e Huawei.
Non fate però l’errore di balzare subito a conclusioni superficiali dicendovi “d’altronde i prezzi degli smartphone OnePlus non sono poi tanto elevati e si addicono perfettamente all’India: un paese povero”.
Ebbene, se avete pensato a questa cosa avete fatto già due errori. Il primo errore è quello di aver dato troppa rilevanza al fattore “prezzo”, mentre il secondo errore è di considerare l’India un paese povero e non emergente.
Per capire quale sia il vero segreto del successo di OnePlus in India, sono volata in uno dei paesi più affascinanti e ricchi di storia millenaria. Indovinate un po’? Esattamente: in India
L’India non è un paese povero
Siamo fin troppo abituati a ragionare per stereotipi. Gli italiani “pizza-mafia-mandolino”, gli indiani “poveri”, i cinesi “tanti”. Tutte convinzioni che ci allontanano sempre più dalla verità e dalle sfaccettature che un paese o una cultura possano offrire.
Il primo impatto una volta atterrati in India è esattamente quello che ti aspetti: una abisso divide ricchi e poveri, poche regole stradali (non rispettate), famiglie che vivono letteralmente sui marciapiedi delle strade di Nuova Delhi e mucche (sacre) che attraversano serafiche l’autostrada costringendo un pullman ricolmo di persone ad inchiodare improvvisamente.
Una terra di contrasti che è difficile da spiegare in poche righe. Ma è durante i momenti più informali che è facile carpire informazioni utili per cercare di ampliare i propri orizzonti.
Vikas Agarwal – General Manager OnePlus IndiaA cena, tra un samosa e l’altro, il General Manager di One Plus India – Vikas Agarwal – mi spiega in soldoni quale sia la situazione dell’India moderna.
“L’India è un paese con oltre 1 miliardo di abitanti, di cui l’1% è miliardario” racconta. Calcolatrice alla mano perché tutti quei zeri mi hanno dato alla testa, il numero di miliardari indiani ammonta a ben 10 milioni di persone (un sesto di tutta la popolazione italiana). Già questo primo dato fa pensare.
“Il tasso di occupazione qui non è altissimo ma devi sapere che molti indiani sono contadini, hanno appezzamenti di terreno e hanno il bestiame. Insomma, sono piccoli imprenditori e spesso dove vivono c’è poco o niente. Hanno quindi un bel po’ di denaro a disposizione e non sanno come spenderlo. Per questo cambiano spesso smartphone oppure automobile” continua Agarwal.
Ecco in effetti ora ha tutto un senso, come anche i dati forniti da Counterpoint, agenzia internazionale di analisi di mercato, con focus sull’Asia.
Dalla ricerca presentata durante la nostra breve permanenza in India, emerge che gli indiani sono soliti cambiare smartphone ogni 27 mesi: l’india di fatto “consuma” smartphone al pari dei paesi più ricchi (ogni 24 mesi in UK e 25 mesi negli USA). E la Cina? Pensate un po’, in Cina si cambia smartphone in media ogni 31 mesi.
Abbiamo capito quindi che gli indiani sono propensi a spendere per acquistare un nuovo smartphone e soprattutto che il Paese non è poi così povero come potrebbe sembrare all’apparenza.
A confermalo troviamo un’altro dato molto interessante: l’aumento pari al 136% degli smartphone appartenenti alla fascia prezzo 400/600 dollari. La credenza che vuole che gli indiani spendano solo sui prodotti “cheap” è un po’ una bazzecola.
Ma come ha fatto OnePlus ha inserirsi così prepotentemente in un mercato come questo? Qual è stata la vera chiave del successo che ha trasformato l’ultimo arrivato sul mercato degli smartphone, nel numero uno in assoluto in soli 5 anni di presenza?
La ricetta magica di OnePlus? Focus sulla verticalità
Se in Italia andaste in giro per le strade e vi metteste a chiedere alle persone che incontrate se sanno che cos’è OnePlus, probabilmente storcerebbero il naso perché non ne hanno mai sentito parlare. Questo non è necessariamente un male. La concorrenza (Samsung, Apple e Huawei) ha tappezzato le nostre città di pubblicità, con l’intento di diffondere sempre più la conoscenza del brand (la cosiddetta brand awareness).
OnePlus invece ha scelto di attuare una strategia diametralmente opposta: dagli utenti per gli utenti.
Nata dalla mente dell’ex-vicepresidente di Oppo (uno tra i più grandi produttori di smartphone cinesi) – Pete Lau –e con la collaborazione di Carl Pei, OnePlus fonda le sue radici su un concetto facile e immediato: creare un solo smartphone all’anno, di una sola fascia prezzo, che faccia al meglio delle sue possibilità ciò per cui è stato progettato, possibilmente chiedendo sempre all’utente finale ciò che voglia veramente per il proprio smartphone.
Durante una brevissima intervista concessaci da Pete Lau abbiamo potuto approfondire un po’ di cose. “La nostra idea iniziale è stata quella di focalizzarci su un solo prodotto, un segmento (quello premium) e cercare di fare del nostro meglio – lato software – per far si che il pubblica abbia tra le mani il miglior smartphone possibile. È così che abbiamo deciso di canalizzare tutti i nostri sforzi per creare ognuno dei singoli smartphone della famiglia OnePlus” racconta Pete attraverso le parole del suo interprete e braccio destro.
“Il nostro obiettivo che chiamiamo ‘zero distrazioni’, ci ha portati a focalizzarci anche su un solo canale di vendita ovvero quello online. Non vogliamo pasticciare cercando di piazzare il nostro smartphone in modo selviaggio ovunque nel mercato, piuttosto vogliamo curare anche la distribuzione in maniera maniacale” spiega Lau.
Una strategia quindi che si basa sulla verticalità: scegliere una sola strada e perseguirla senza se e senza ma.
Ma questo focus intenso, potrà funzionare in Europa? Secondo Pete Lau assolutamente si, ci vorrà del tempo ma funzionerà. Alcuni risultati già sono arrivati quindi questo fa ben sperare il team di 100 persone che compone la famiglia di OnePlus. Negli USA infatti è stato stretto un’accordo importantissimo con l’operatore T-Mobile che sta vertiginosamente incrementando le vendite.
Intervista con Pete Lau“Il successo indiano è arrivato molto piu velocemente delle nostre aspettative. Quello che so di per certo è che il successo si può raggiungere solo grazie a un grande prodotto e credo che questa sia la nostra forza ieri come oggi. Sono cambiate tante cose a quando abbiamo iniziato cinque anni. Ciò che che non voglio che cambi è il nostro approccio nei confronti del prodotto che svilupperemo. Deve essere il migliore”.
Ma come fa un’azienda nata soli cinque anni fa a sostenere una produzione di smartphone in scala globale? Semplice, il gigante Oppo non è scomparso dalla vita di Pete Lau. Oppo e OnePlus infatti uniscono le loro forze per “giocare” sui quantitativi di componenti da acquistare per poter assemblare i loro dispositivi.
I più attenti tra voi infatti hanno sicuramente notato la somiglianza nel design tra gli smartphone Oppo e OnePlus. Per questioni di economia di scala, la componentistica è pressoché la stessa, ma anche le fabbriche in cui viene eseguito il lavoro.
Ciò che fa invece la differenza è il lavoro di ricerca e sviluppo attuata sul software che indubbiamente incorona OnePlus – con il suo OxygenOS – re delle performance sul mercato smartphone.
Tutti questi fattori fanno sì che ci sia un livello di fiducia nel brand molto elevato (il 71% degli acquirenti consigliano OnePlus ai loro amici/famiglia), che la durabilità dei prodotti sia elevata (ci sono aggiornamenti anche su vecchi modelli di OnePlus1 che in India vengono ancora utilizzati) e che gli aggiornamenti frequenti fanno si che il prodotto sia sempre al top delle sue performance.
Evento community OnePlus a Nuova Delhi per celebrare l’Holi FestivalIl potere della community indiana
La community indiana è davvero fortissima ed è uno dei fiori all’occhiello di OnePlus. Perché? Perché è ormai da tantissimo tempo che in India fioriscono tantissimi developer, molti giovani (un terzo della popolazione indiana ha meno di 25 anni), e tantissimi cosiddetti tech enthusiast. È una nazione di “smanettoni”, come li chiamerebbero oggi i meno avvezzi alla tecnologia.
Inoltre il brand, grazie ai suoi eventi e al coinvolgimento attivo degli acquirenti ha creato nuove cerchie di amicizia. Per farci provare sulla nostra pelle cosa sia un evento della community OnePlus abbiamo indossato un kurta, delle infradito di pelle e una sciarpa tipica e ci siamo fiondati a una festa a tema “Holi Festival”. Tra un lancio e l’altro di polveri colorate, ho avuto modo di scambiare quattro chiacchiere con alcuni membri della community.
“Sei un fan OnePlus?” – “Si, come non si fa a non amare OnePlus”Alla domanda “ti piace OnePlus?” la risposta è stata: come non si fa a non amare OnePlus.
“All’inizio credevo di amare solo il prodotto poi dopo aver partecipato a uno degli eventi della community ho fatto nuove amicizie, con persone con i miei stessi interessi, ma soprattutto ho potuto confrontarmi con le persone che lavorano in OnePlus. Ho potuto raccontare il mio punto di vista sul brand e ho scambiato un sacco di opinioni” mi racconta un ragazzo.
Insomma, pare che OnePlus sia un brand umano e grazie a questa caratteristica, sempre meno comune nei marchi di tutto il mondo, è riuscita a farsi strada in un mercato così ampio e variegato come quello indiano.
Che sia tutto molto umano l’ho notato anche dal fatto che i due top manager dell’azienda Pete Lau e Vikas Agarwal si siano avvicinati a me – come a tantissimi membri della community – e con grande naturalezza mi abbiano lanciato addosso tonnellate di polveri colorate, incuranti del loro ruolo.
Stone OnePlus di Nuova DelhiStore di Nuova Delhi
Per non farci mancare nulla, siamo anche andati a visitare lo store monomarca OnePlus di Nuova Delhi. Nella zona commerciale più cool della capitale indiana fa capolino uno dei pochissimi experience store di tutta la nazione. Ma la domanda che trapanava il cervello era: come si fa a tenere in piede un negozio con un solo prodotto?
La risposta me l’ha data lo store manager: noi qui vogliamo essere una vetrina, non ci interessa se il cliente decida di acquistare qui oppure online. Noi vogliamo dargli l’opportunità di toccare con mano il prodotto, di provare la fotocamera. Vogliamo convincerlo ad acquistare grazie al prodotto. Poi gli offriamo un caffé al nostro bar.
Il secondo piano dello store OnePlus di Nuova Delhi cela il centro assistenzaAl piano superiore del negozio invece vi è un centro assistenza che garantisce la riparazione entro un’ora dal rilascio del ticket. Nell’attesa i clienti potranno giocare con Xbox One, leggere una rivista oppure utilizzare il wi-fi offerto gratuitamente dal negozio.
Insomma, anche in questo caso un occhio di riguardo viene dato al cliente, anche se potenziale.
Un successo che arriverà anche in Europa
Una community forte, un (solo) ottimo prodotto, un rapporto qualità prezzo molto elevato. È questa quindi la chiave del successo di OnePlus in India. Secondo Pete Lau, lo stesso identico processo di crescita potrà essere replicato in Occidente e nello specifico in Italia. Sicuramente non sarà così esplosivo come ciò che è avvenuto sul mercato indiano ma in OnePlus ci credono fortemente.
Da una parte ci crediamo anche noi, perché siamo convinti lo smartphone di OnePlus sia davvero un prodotto top, nonostante qualche piccola pecca come ad esempio una fotocamera, ancora un po’ carente se paragonata ai suoi concorrenti più blasonati.
Durante l’evento della community Pete Lau lo ha promesso: “Stiamo lavorando per portarvi un comparto fotografico decisamente più performante dell’attuale“.
Insomma la volontà di migliorarsi è sempre stata una delle caratteristiche fondamentali di OnePlus, brand che ha sempre rispecchiato il suo motto “Never Settle“.
Noi ci auguriamo che anche sul mercato italiano ci sia sempre più spazio per brand giovani e che abbiano voglia di cambiare le regole. Sicuramente dovranno scontrarsi con la concorrenza che ha parecchio denaro da investire in advertising e massicce campagne di marketing in cantiere. C’è però da dire che in un lontano passato un tale Davide batté un certo Golia. Tutto può essere quindi.
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