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I 70 anni del capolavoro Disney Alice nel paese delle meraviglie

Il 26 luglio 1951 nelle sale americane il film d'animazione basato sui libri di Lewis Carroll

Il 26 luglio 1951, esattamente settant’anni fa, usciva nelle sale americane e in quelle del Regno Unito “Alice in wonderland”, tradotto in italiano con “Alice nel paese delle meraviglie”.

Nonostante sia sempre arduo decidere se sia riuscito meglio un film o un libro, in questo caso non è difficile affermare che da un capolavoro letterario è sortito un capolavoro del cinema d’animazione.

“Alice nel paese delle meraviglie” nei mesi successivi al lancio approderà in tutto il mondo: il 6 dicembre (sempre del 1951) sarà la volta dell’Italia, mentre il Kuwait ha dovuto aspettare ben quarant’anni perché la pellicola fosse proiettata nei suoi schermi: era il 24 dicembre 1991.

Scopriamo perché “Alice nel paese delle meraviglie” abbia riscosso un grande (ma tardivo) successo e perché, in tutta la produzione Disney, possa essere considerato come un caso a sé.

“Alice nel paese delle meraviglie”: i libri che hanno ispirato il film

Per capire la fortuna e la particolarità del capolavoro Disney, bisogna tornare al libro, anzi ai libri, da cui è stata tratta la pellicola.

La principale fonte di ispirazione è senza dubbio “Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie”, romanzo scritto nel 1865 da Charles Lutwidge Dodgson con lo pseudonimo di Lewis Carroll. Alcuni elementi del film sono però stati presi dal successivo “Attraverso lo specchio”, scritto sempre da Carroll nel 1871.

Alice nel paese delle meraviglie

La scrittura e le tematiche di Lewis Carroll

Scrittore coltissimo, Carroll è fonte di inesauribili problemi per i traduttori di tutto il mondo, per via dei continui giochi di parole e nonsense che popolano le sue pagine.

Lo stesso amore per l’assurdo, il paradosso e le situazioni poco convenzionali muovono le storie narrate dal grande scrittore (oltre che matematico e logico) britannico. Al punto che negli anni Sessanta del Novecento – specie nella cultura hippie – si era diffusa la convinzione che Carroll avesse scritto le sue opere sotto l’influsso delle droghe.

Convinzione acuita dal fatto che, tra i moltissimi che presero ispirazione dai romanzi di Carroll, ci sono anche i Beatles. Il celeberrimo gruppo pop nel 1967 scrisse infatti “Lucy in the sky of diamond”, contenuta nel loro album più lisergico, “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band”. Pubblico e critica non hanno impiegato molto a notare come le iniziali dei sostantivi presenti nel titolo della canzone formassero l’acronimo LSD.

Le novità di “Alice nel paese delle meraviglie”

Il film Disney uscito nelle sale americane il 26 luglio 1951 rimane piuttosto fedele all’andamento onirico e felicemente “disordinato” dei libri di Carroll.

Il viaggio fantastico di Alice non è altro che una somma di incontri incredibili con personaggi memorabili. Chiunque abbia visto la pellicola Disney non può avere dimenticato il Brucaliffo, fumatore di narghilè, o l’allucinato Stregatto. O ancora il cappellaio matto e la perfida Regina di cuori.

Si tratta di una novità per Disney, spesso accusata di aver prodotto film ineccepibili dal punto di vista tecnico ma eccessivamente consolatori. Al contrario, “Alice nel paese delle meraviglie” è un continuo stimolo alla fantasia dello spettatore, grande o piccolo che sia. E un’altrettanto continua frustrazione di chi da un film d’animazione si aspetta una semplice storia dalla struttura chiara e lineare.

Certo, i fan di Carroll non hanno mancato di accusare Disney di aver prodotto un film edulcorato rispetto ai testi da cui è stato tratto. Ma l’obiettivo di chi ha lavorato alla pellicola era quello di rimanere il più possibile fedele alle opere di Lewis Carroll, pur rivolgendosi al grande pubblico (e a qualunque fascia d’età).

Alice nel paese delle meraviglie

La colonna sonora

La fedeltà alle opere di Carroll è dovuta anche al fatto che Walt Disney in persona ne è stato entusiasta lettore da ragazzo.

Un esempio di come il film “Alice nel paese delle meraviglie” sia stato aderente ai romanzi dello scrittore inglese lo si trova nei giochi di parole, che sono stati in parte trasportati nella colonna sonora. Per realizzare la quale sono stati chiamati alcuni dei migliori cantautori di quel periodo. Le canzoni incise sono state più di 30, anche se non tutte avrebbero poi trovato spazio nel film d’animazione.

Il successo a scoppio ritardato

“Alice nel paese delle meraviglie” ha avuto un’accoglienza tiepida. Da una parte, gli affezionati dei prodotti Disney faticavano a capire lo spirito di novità della pellicola, che molto osava rispetto al solito.

Dall’altra, paradossalmente, i più accaniti lettori di Carroll hanno protestato, ritenendo il film d’animazione una trasposizione troppo ingentilita dell’oltranzismo dell’autore britannico.

Bisognerà attendere l’esplosione della cultura hippie perché le pellicola trovi finalmente il successo che le mancava. Il viaggio di Alice è stato considerato dai giovani, a partire dalla fine degli anni Sessanta del Novecento e per più di un decennio, il simbolo della fuga dalla realtà attraverso quelle che un altro scrittore britannico, Aldous Huxley, ha chiamato “le porte della percezione”.

Da allora, “Alice nel paese delle meraviglie” non ha più smesso di influenzare la cultura e l’immaginario. Ha ispirato altre trasposizioni cinematografiche (celebre quella di Tim Burton del 2010), serie per la TV, romanzi, canzoni, fumetti e videogiochi.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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