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Universo podcast (e altro): intervista ad Andrea Ciraolo

Chiacchierata con il creatore di Passione Podcast

Dopo Rossella Pivanti e Francesco Baschieri, abbiamo scomodato Andrea Ciraolo, altro personaggio centrale nel mondo del podcasting italiano.

Organizzare e gestire una videointervista di mezz’ora con un buon affabulatore è rilassante, perché si può stare quasi certi che trenta minuti saranno più che sufficienti.

E infatti sono stati trenta minuti molto densi, in cui Andrea ci ha raccontato la sua proficua esperienza come podcaster, oltre ad aver fatto qualche dichiarazione davvero interessante (e, almeno in un caso, piacevolmente poco allineata).

Andrea Ciraolo e il mondo del podcast

Andrea mi racconta di aver iniziato il suo primo e forse più famoso podcast, Passione Podcast, nel marzo del 2018. In un periodo cioè di transizione, il cui il podcasting nel nostro Paese stava diventando grande: non più fenomeno verticale di nicchia, da lì a poco sarebbe esploso grazie soprattutto al lavoro promozionale operato in primis da Spotify. E grazie anche, inutile negarlo, ai mesi di confinamento per la pandemia da Covid, che hanno spinto molti di noi a un uso ipertrofico dei device.

Andrea Ciraolo

Scendere dal piedistallo

Passione Podcast, in cui sostanzialmente Andrea Ciraolo ha raccontato tutte le difficoltà e i limiti tecnici di un podcaster esordiente, ha avuto successo per due motivi. Intanto, Andrea ha ben compreso il desiderio di riconoscimento (più che della ricerca della figura di un maestro) da parte degli utenti. Per questo è “sceso dal piedistallo”, parole sue, e si è mostrato più come cugino affabile che non come zio pedante.

Poi, certamente, c’è stata fin da subito la consapevolezza di una certa abilità nel comunicare, di un certo (sempre parole sue) “carisma”. Di cui ha saputo dare dimostrazione attraverso prese di posizione magari atipiche, ma sempre ben motivate e coerenti con il proprio obiettivo. Un esempio?

Il montaggio di contenuto, il montaggio per paura

Andrea Ciraolo si è sempre dichiarato piuttosto contrario a un uso esasperato del montaggio. Cioè (per restare unicamente nell’ambito dei podcast) a quella ricerca ossessiva dell’eliminazione di ogni respiro, ogni imperfezione, ogni esitazione.

E qui Andrea fa una distinzione. Ben venga il montaggio quando è “montaggio di contenuto”. Quando, cioè, un determinato intervento in postproduzione ha un senso narrativo, è funzionale a quanto si sta veicolando.

Ma poi ci sono i montaggi che provengono dalla paura di mostrarsi per ciò che si è, pause e balbettii inclusi. Peraltro, aggiunge Andrea Ciraolo, tutti i piccoli inciampi – oltre a rivelare con onestà chi siamo – servono anche ai fruitori per rielaborare mentalmente ciò che stanno ascoltando.

E dopo i podcast?

Andrea Ciraolo prosegue raccontandoci la propria evoluzione. Una volta avviati diversi post con un buon riscontro di pubblico, ecco l’approdo in video, su YouTube. Ed ecco anche una stratificazione delle proprie competenze attraverso l’uso e il controllo di altre piattaforme, da Telegram a Instagram.

È lì che i numeri sono iniziati a diventare importanti, e hanno permesso ad Andrea di fare della propria passione un mestiere.

Ma con i podcast si campa?

Da qui, l’inevitabile domanda: Ma allora, caro Andrea, i podcast da soli non permettono di monetizzare al punto da permettersi di non poter fare altro?

E a questo, dopo un sorriso e un sospiro, arriva la risposta forse inattesa. Andrea Ciraolo si dichiara “in controtendenza” e afferma che, ahinoi, almeno in Italia è davvero difficile campare unicamente di podcast.

Certo, si affretta a specificare subito dopo, ci sono eccezioni. Una è data da chi lavora nel mondo dei contenuti audio in maniera professionale (pensiamo ad esempio al branded podcast). L’altra è rappresentata da chi riesce a confezionare un podcast così convincente da attrarre su di sé sponsor o addirittura editori disposti ad acquistare il progetto.

Ma per un podcaster indipendente, aggiunge, la cosa più fortunata che di solito possa capitare è proprio quella… capitata ad Andrea. Ovvero, il podcast può essere un trampolino di lancio per palcoscenici più seguiti e remunerativi.

Chi segue i podcast?

Poi Andrea Ciraolo ci racconta in breve le peculiarità dei podcast, e di chi li ascolta. Il podcast ha la doppia caratteristica di essere utile, e di incastrarsi nei tempi morti (dagli spostamenti agli attimi in cui si sbrigano, ad esempio, faccende domestiche).

Rispetto ai social media, il podcast attrae mediamente persone di età più matura e più colte, desiderose appunto di ampliare le proprie competenze e conoscenze.

Andrea Ciraolo oggi

Tramite YouTube, oggi Andrea riesce a fare ciò che gli piace. E che definisce con una formula semplice e chiarissima: Insegnare alla gente a fare cose.

Ma, specifica, gli introiti derivanti da video e tutorial corrispondono circa al 5% dei guadagni di Ciraolo, a fronte dell’80% del tempo che gli porta via.

Questo perché l’assidua presenza in video è un “accumulatore di opportunità”.

E così scopriamo ciò che è ampiamente documentato sul sito personale di Andrea. E cioè che il nostro intervistato vive creando e tenendo docenze, consulenze e corsi. Adoperando sempre un linguaggio chiaro e accessibile, che elimini ogni senso di subalternità in chi ne fruisce.

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Andrea Ciraolo domani

Infine, Andrea Ciraolo ci dice in breve cosa lo attende nel futuro prossimo. Con ogni probabilità, spiega Andrea, tornerà a realizzare podcast con una durata ben definita e non eccessiva. Insomma, progetti audio ben mirati. E si concentrerà sui video, declinandoli in quattro àmbiti: tutorial, creazione di contenuti, crescita personale, produttività e automazione.

Trenta minuti tondi di intervista. Meglio di così…

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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