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La bufala della settimana: Angela Merkel e il vaccino

E intanto un ex ingegnere di Facebook rivela l’atteggiamento ambiguo del social nei confronti delle fake news

Più passano le settimane e più in questa rubrica sottolineiamo come le bufale architettate dai no vax, che mirano a misconoscere la gravità della pandemia e a gettare discredito sulla campagna vaccinale, stiano peggiorando.

Siano cioè sempre meno raffinate e meno credibili, come se i suoi artefici fossero a corto di idee e di fiducia in sé.

Negli ultimi giorni è riapparsa una fake news davvero poco verosimile, che riguarda Angela Merkel e il vaccino. O più precisamente, una presunta contrarietà da parte della (dimissionaria) cancelliera tedesca a farsi inoculare il siero AstraZeneca.

Quasi contemporaneamente, a rendere ancora più torbido il quadro generale della disinformazione in Rete, arrivano le allarmanti dichiarazioni di un ex ingegnere di Facebook. Secondo cui la piattaforma social adotterebbe comportamenti quanto meno ambigui nei confronti della diffusione di notizie infondate.

Ma iniziamo dalla riesumazione della bufala che riguarda Angela Merkel e il vaccino Oxford-AstraZeneca.

Angela Merkel

Angela Merkel rifiuta il vaccino?

La notizia, già diffusa lo scorso febbraio, era la seguente: Angela Merkel rifiuta il vaccino Oxford-AstraZeneca, e quindi può essere considerata in qualche modo filo no vax.

Il meccanismo è sempre lo stesso: la deformazione di un dato parzialmente reale a proprio uso e consumo. Vediamo in che modo.

Notizia semivera, interpretazione arbitraria

Dunque: è vero, Angela Merkel ha rifiutato – diciamo così – il vaccino AstraZeneca. Ma siamo certi che questo farebbe di lei una no vax? Non proprio. È stata la stessa cancelliera a risolvere la questione, con la sua consueta chiarezza e sinteticità: “Ho 66 anni e non appartengo al gruppo consigliato per AstraZeneca”. Tutto semplice e incontestabile: il vaccino AstraZeneca era consigliato sino ai 65 anni di età.

Il secondo tempo della bufala

Ed eccoci ai giorni nostri, quando i no vax hanno sfoderato un altro dei loro più abusati modus operandi. Si tenta di propagare una fake news (debolissima, come questa riguardante Angela Merkel e il vaccino). Si lascia passare qualche tempo e, una volta sepolta la bufala da altre e – fortunatamente – più sostanziose e veritiere notizie, la si riprende e riutilizza.

Incuranti del fatto che, nei mesi che ci separano dallo scorso febbraio, Merkel ha più volte ribadito l’affidabilità dei vaccini e l’importanza della vaccinazione.

Non solo: in un tweet del 16 aprile Steffen Seibet, portavoce della Merkel, aveva fatto sapere che la prima dose di vaccino inoculata alla cancelliera era stata proprio, indovinate un po’, quella di Oxford-AstraZeneca.

La sensazione generale, insomma, è che ormai non si badi davvero più al grado di irrealtà delle menzogne diffuse sui social riguardo il Coronavirus e la profilassi. Sembra che il gioco si svolga ormai su un piano meramente quantitativo: a furia di gettare in pasto agli utenti notizie destabilizzanti, qualcuno verrà pur irretito.

Ma in questa situazione delicata (e, diciamolo pure, pericolosa) qual è il ruolo dei social?

Le fake news e l’atteggiamento ambiguo di Facebook

Qualche settimana fa siamo stati, purtroppo, lungimiranti.

In un articolo pubblicato lo scorso 22 agosto abbiamo infatti analizzato il comportamento tenuto da Facebook negli ultimi mesi nei confronti delle fake news, soprattutto quelle sul Covid e la campagna vaccinale.

E, a un mero esame quantitativo, ci era sembrato che l’atteggiamento del social di Zuckerberg fosse oscillante, ambiguo. A grandi proclami in cui si dichiarava la chiusura di migliaia di account no vax, si sono sempre susseguite segnalazioni più o meno formali – compresa l’inchiesta avviata a luglio dal procuratore distrettuale di Washington DC – sull’eccessivo lassismo di Facebook verso la disinformazione.

Recentissima e clamorosa, poi, la scelta dell’azienda di Menlo Park di bannare un gruppo di ricercatori che stavano analizzando proprio le bufale presenti sul popolarissimo social.

fake news facebook

Le dichiarazioni di Frances Haugen

Le nostre ipotesi sono state confermate nelle scorse ore da Frances Haugen, ex ingegnere in forza a Facebook.

Haugen ha dichiarato al Wall Street Journal ciò che magari sospettavamo in molti. Ma sentirlo affermare da qualcuno che nella piattaforma ha lavorato, fa decisamente un altro effetto.

Queste alcune delle frasi dette da Frances Haugen: “Ho visto ripetutamente conflitti di interesse fra quello che era buono per il pubblico e quello per che era buono per Facebook. E Facebook ogni volta ha scelto quello che era meglio per i propri profitti”.

La faccenda, continua Haugen, riguarda anche Instagram: “Una ricerca realizzata da Facebook dice che le giovani donne che seguono contenuti legati al disordine alimentare, più seguono questi temi e più entrano in depressione. E questo porta a usare Instagram di più”.

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La smentita di Facebook

Con una nota, Facebook smentisce le accuse: “Continuiamo ad apportare significativi miglioramenti per contrastare la diffusione di disinformazione e contenuti che possano danneggiare le persone. Sostenere che incoraggiamo i cattivi contenuti e non facciamo niente per fermarli è falso”.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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