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Come è cambiato: l’aspirapolvere

L'evoluzione di uno degli elettrodomestici più amati di sempre

Nuovo anno, ma “vecchie” abitudini. E così, come ogni lunedì, torniamo a scoprire le storie di alcuni degli oggetti che fanno parte della nostra vita quotidiana. Dopo la spazzola, la lavatrice, il mouse e i sex toys – ebbene sì, fanno parte della nostra quotidianità, non fate finta che non sia così! -, ora è la volta dell’aspirapolvere. Un elettrodomestico immancabile nelle case degli Italiani, che vanta una storia alquanto affascinante e controversa. A differenza di altri oggetti, ad esempio, ha una paternità abbastanza confusa, che non ci permette di distinguere davvero un solo inventore dell’elettrodomestico. Ma bando alle ciance. Andiamo a scoprire la storia dell’aspirapolvere.

L’aspirapolvere e le origini dell’igiene domestica

Tutti sappiamo che la domenica mattina è il giorno dedicato alle pulizie – o qualcosa del genere -, ma mai nessuno si è domandato da dove abbia davvero origine questa abitudine. E allora ve lo diciamo noi: dalla Seconda Rivoluzione Industriale che, oltre ad aver portato incredibili cambiamenti nell’economia, ha cominciato a produrre ingenti quantità di inquinamento e sporco. Pertanto, in un contesto in cui le malattie infettive erano all’ordine del giorno la pulizia della casa è diventata un’abitudine fondamentale per sopravvivere. Ed è proprio da qui che ha inizio la storia dell’aspirapolvere, o quasi. Per i primi decenni, infatti, possiamo parlare soltanto di prototipi e tentativi.

Nel 1860, ad esempio, l’americano Daniel Hess inventò una macchina per la pulizia dei tappeti. In realtà, si tratta di una sorta di scopa dotata di spazzole rotanti che erano in grado di sollevare la polvere dalla trama dei tappeti e raccoglierla all’interno di un sacco asportabile. Un dispositivo grezzo, che però trovò il consenso degli ingegneri, che si mossero per migliorare il prototipo di Hess. Qualche anno più tardi – nel 1869, per l’esattezza – Ives W. McGaffey brevettò il suo “Whirlwind“, un congegno in legno e tela che permetteva di aspirare la sporcizia dalle superfici utilizzando una pompa azionabile manualmente. Un’idea interessante, senza dubbio, ma che non riscosse particolare successo.

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Fu poi la volta di Melville Bissell, che inventò una scatola di legno con tanto di rotelle e spazzole rotanti. E poi ancora quella di John S. Thurman, che addirittura progettò un dispositivo alimentato a benzina, considerato a tutti gli effetti il primo aspirapolvere a motore della storia. Uno strumento alquanto curioso, che soffiava sulla polvere per indirizzarla in un serbatoio che poi sarebbe stato svuotato. E anche piuttosto pesante, tanto che pare che il “povero” Thurman dovesse avvalersi dell’aiuto dei suoi cavalli per spostarlo. Non a caso, è passato alla storia con il nomignolo de “l’aspirapolvere trainato da cavalli“. Insomma, come anticipato, identificare il vero padre dell’aspirapolvere non è semplice. Ma l’evoluzione di questi prototipi è senza dubbio affascinante.

La vera storia dell’aspirapolvere moderno

La storia di Thurman e dell’aspirapolvere trainato da cavalli è divertente, eppure la sua intuizione servì all’ingegnere inglese Hubert Cecil Booth per mettere a punto il primo e vero prototipo di aspirapolvere moderno. Stiamo parlando del “Puffing Billy“, un aspiratore azionato da un motore a combustione, in grado di mettere in moto una pompa che consentiva di risucchiare la polvere attraverso lunghi tubi attaccati al corpo del macchinario, e poi depositarla su di un filtro di tela all’interno di un serbatoio di scarico. Il meccanismo di funzionamento è simile a quello di un aspirapolvere attuale, ma l’aspetto del Puffing Billy non aveva niente a che farci.

Stiamo parlando di un macchinario enorme, trasportato anch’esso da cavalli, e dotato di lunghi tubi in gomma che passavano dalle finestre degli edifici per pulire tappeti e superfici. Non a caso, infatti, l’aspirapolvere di Booth fu utilizzato nel 1902 per la pulizia dell’abbazia di Westminster, in occasione dell’incoronazione di Edoardo VII. Da quello che sappiamo, furono raccolte oltre 20 tonnellate di sporcizia, e questo segnò l’incredibile successo dell’ingegnere. Qualche anno più tardi, infatti, Booth non solo mise a punto un nuovo aspirapolvere elettrico, ma fondò anche la Goblin, un’impresa di pulizie domestiche e non.

Ma manca ancora un passaggio prima di arrivare a quello che è davvero l’aspirapolvere moderno, funzionale ma anche portatile. Ed ecco allora arrivare la soluzione di James Murray Spangler, un addetto alle pulizie dell’Ohio che nel 1907 inventò un macchinario a dir poco eclatante. Una scopa con una spazzola rotante e una ventola azionata elettricamente, che permetteva così di raccogliere polvere e sporcizia all’interno di un sacco costituito dalla federa di un cuscino. Pratico, comodo e funzionale. Ma non ancora l’aspirapolvere che conosciamo a tutti gli effetti.

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Hoover, la rivoluzione dell’aspirapolvere

L’intuizione di Spangler è stata senz’altro un momento fondamentale della storia dell’aspirapolvere. Sfortunatamente, però, l’addetto alle pulizie dell’Ohio non aveva abbastanza denaro per produrre il dispositivo su larga scala. Ed è in questa occasione che subentrò l’imprenditore William H. Hoover, che rimase affascinato dall’idea di Spangler e decise di investirci sopra non pochi soldi. Nel 1908 acquistò il brevetto del macchinario, e scelse di apportare alcuni miglioramenti notevoli, come ad esempio l’utilizzo dell’acciaio per la realizzazione del serbatoio. Chiaramente, Spangler continuò a lavorare a fianco dell’imprenditore, che nel 1922 diede ufficialmente vita alla Hoover Company.

Negli anni a seguire l’obiettivo della compagnia era soltanto uno: migliorare il più possibile il dispositivo. Pertanto, furono introdotti i sacchetti usa e getta per la raccolta della sporcizia, e poi si decise di realizzare l’aspirapolvere in posizione verticale, così da risultare più pratica e maneggevole. Così, da questo momento in poi la Hoover divenne quasi la sola compagnia di riferimento per il settore dell’igiene domestica. Ma è chiaro che non lo è stata per sempre. Anzi, per quanto la storia dell’aspirapolvere sia profondamente legata al nome dell’imprenditore, non possiamo certo non considerare l’importanza che ha avuto nell’evoluzione dell’elettrodomestico la figura di James Dyson. Andiamo allora a scoprire l’ultimo capitolo di questa storia.

La tecnologia ciclonica di James Dyson

Facciamo un salto di qualche decennio ed approdiamo nel 1983, anno in cui l’inglese James Dyson distribuisce per in Giappone il suo G-Force, il primo aspirapolvere nella storia ad utilizzare la forza centrifuga per catturare polvere e sporcizia all’interno del serbatoio. Il geniale designer, infatti, aveva avuto la brillante intuizione della tecnologia ciclonica, che sfruttò poi su altri due diversi modelli di aspirapolvere, il DCO1 e il Dyson Dual Cyclone, dotato di ben due camere cicloniche. Come potete ben immaginare, una tecnologia del genere elimina la necessità dei sacchetti di raccolta, il che si traduce in un abbattimento (relativo) dei costi e soprattutto in un minore impatto ambientale.

Chi conosce l’aspirapolvere Dyson sa che questo è dotato di un’elica posizionata all’interno di una cassetta ciclonica, in grado di creare un vortice che separa lo sporco dall’aria, permettendo così di raccoglierlo all’interno di un serbatoio apposito. Insomma, l’evoluzione dell’aspirapolvere è cosa nota, soprattutto grazie al genio del Signor Dyson. Ma senza l’intuizione di Hess, o quella di Booth, oggi non staremmo qui a parlarne. Eppure la storia dell’aspirapolvere gode di un fascino incredibile, anche se non si tratta altro che di una scopa motorizzata.

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Chiara Crescenzi

Editor compulsiva, amante delle serie tv e del cibo spazzatura. Condivido la mia vita con un Bulldog Inglese, fonte di ispirazione delle cose che scrivo.

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