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La bambola Cicciobello: un neonato che compie 60 anni. La macchina del tempo

Il mitico bambolotto è stato lanciato nel 1962

Se vi dicessimo che un neonato ha compiuto 60 anni, non abbiate timore: non è il riassunto di un film di David Cronenberg.

Più semplicemente, nel 1962 (pare nel mese di maggio) veniva lanciata sul mercato italiano la mitica bambola Cicciobello. E, per dare un’idea di quale sia stata la sua diffusione, oggi c’è addirittura chi ha proposto di erigere una statua a Cologne, il paese dove è stato prodotto per la prima volta.

Ricordiamo alla svelta, per i pochissimi particolarmente distratti, cosa sia la bambola con cui hanno giocato tre generazioni di italiani, e che allieterà chissà quante generazioni future.

La bambola Cicciobello

La bambola Cicciobello, almeno nella sua versione basica e primitiva, era un neonato smaccatamente europeo, che sprizzava salute da tutti i pori.

Lungo una cinquantina di centimetri e ben pasciuto, ostentava una zazzera bionda più da bimbo finnico che italico. Ma soprattutto, aveva con sé un ciuccio sì rimovibile ma inseparabile. Perché, come ogni neonato che si rispetti, una volta tolto il ciuffo la bambola Cicciobello cominciava a frignare.

Sulle caratteristiche e l’evoluzione del mitico Cicciobello torneremo. Prima, qualche cenno storico.

cicciobello

Nascita e successo della bambola Cicciobello

La bambola Cicciobello, lo sapete già, nasce a Cologne grazie all’azienda Tecnogiocattoli Sebino.

Per i più curiosi, passerà poi alla Migliorati Giocattoli e infine alla Giochi Preziosi, che ancora oggi lo produce. E che nella pagina dedicata a Cicciobello fa campeggiare l’eloquente strillo “Da 60 anni uno di noi”.

Se a realizzarlo è stato l’imprenditore di Cologne Gervasio Chiari, il suo aspetto è un’intuizione dello scultore Silvestro Bellini.

Quel volto angelico (e, almeno inizialmente, stereotipatissimo: biondo con gli occhi azzurri) ha avuto un successo folgorante. Già nel 1971 aveva raggiunto il milione di pezzi venduti. Da enfant prodige italiano, Cicciobello ha presto varcato i confini nazionali e quelli europei.

E, nonostante si sia presentato come perfetto nuovo arrivato della famiglia del Mulino Bianco, bisogna ammettere che la bambola Cicciobello ha saputo evolversi e stare a passo con i tempi.

Cicciobello nel corso del tempo

In effetti, la bambola Cicciobello sarà anche nata assecondando i più stereotipati canoni estetici degli anni Cinquanta del Novecento, ma poi si è scatenata.

Di anno in anno sono state apportate migliorie meccaniche, al ciuccio si è affiancato il biberon, si è ampliato il guardaroba di Cicciobello e sono arrivati sempre nuovi vestiti e gadget.

Non si contano le varie versioni della bambola, dallo sciatore alla versione partenopea. Ma di certo almeno due modelli, particolarmente audaci per l’epoca, vanno segnalati. Ovvero il “Cicciobello negro” (con un aggettivo oggi difficilmente utilizzabile) e, con un colpo di genio di chissà quale copywriter, la versione orientale, che si chiamava – tenetevi forte – Ciao-fiu-lin.

Ricordiamo inoltre una meritoria pubblicità, nella quale una bimba nera teneva il Cicciobello caucasico, una bimba asiatica il Cicciobello nero e una caucasica quello asiatico.

“Da 60 anni uno di noi”

La pubblicità per i 60 anni della bambola Cicciobello ha uno slogan quanto mai azzeccato.

Perché la bambola Cicciobello è entrata con prepotenza nelle case di innumerevoli italiani. Al punto che nel 1968 l’azienda costruttrice si era inventata una specie di newsletter ante litteram: aveva inviato una lettera alle madri lombarde in cui si offriva l’invio del bambolotto tramite posta.

Ammettiamolo: un certo sessismo era palpabile. Il Cicciobello rigorosamente maschio, la lettera alle mamme, la pubblicità con le tre bambine appena citata… Cicciobello sembrava nato, sulla scia del boom economico, per instillare nelle donne – grandi o piccole che fossero – il desiderio di maternità. E le bambine fin da giovanissime imparavano il messaggio: con il ciucco il bimbo quieta, senza ciucco comincia a strillare.

Però, rigidità e luoghi comuni a parte, la bambola Cicciobello ha saputo fotografare i cambiamenti della società italiana. E così, quando abbiamo scoperto la settimana bianca ecco spuntare il Cicciobello sciatore in più di una versione. La più venduta della quali è stata il “Cicciobello fiocco di neve”.

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Una statua di Cicciobello?

E così, un po’ conservatore ma sempre à la page, il Cicciobello ci accompagna da 60 anni.

Al punto che un abitante di Cologne, particolarmente affezionato alla bambola-feticcio, ha telefonato a Radio Deejay proponendo di far erigere una statua con le fattezze della bambola Cicciobello.

Il sindaco Carlo Chiari, interpellato in proposito, non ha escluso la possibilità.

Resta un’inquietante domanda: chi si occuperebbe del cambio dei pannolini?

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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