fbpx
Com'è cambiatoRubriche

Come è cambiata: la Barbie

La storia della Barbie dalla sua origine ad oggi

Nel corso della nostra rubrica “Come è cambiato” abbiamo seguito l’evoluzione di alcuni degli oggetti più iconici della nostra vita quotidiana: il telefono, la bilancia e persino la lavatrice. Oggi abbiamo deciso di fare lo stesso, ripercorrendo la storia della Barbie, la bambola che ha accompagnato nell’infanzia migliaia di bambine in tutto il mondo. E per quanto possa sembrarvi sempre uguale, nel corso dei decenni la Barbie è cambiata moltissimo, rivelando alcune delle più grandi evoluzioni socio-culturali del nostro tempo. Andiamo a scoprire come.

Barbie, una storia lunga oltre 60 anni

Vi sembrerà strano, eppure – come alcune delle migliori invenzioni di sempre – la Barbie è nata per caso. O quasi. Alla fine degli anni Cinquanta, in una cittadina del Wisconsin, Ruth Handler ebbe un’intuizione lungimirante osservando la figlia giocare con le bambole in carta. La piccola, infatti, era solita dare alle sue bambole ruoli da adulte, così da renderle protagoniste di scene di vita quotidiana. Una cosa quasi impossibile per l’epoca, dato che la stragrande maggioranza dei giocattoli per bambine rappresentava neonati da accudire e crescere. Ma fu così che Ruth, rendendosi conto delle esigenze della sua bambina, ebbe la brillante idea di una bambola versatile, che potesse rappresentare una donna adulta – con tutti i suoi annessi e connessi -.

Forte della sua idea, la donna decise di proporre il progetto al marito Elliot, cofondatore della storica casa di giocattoli Mattel. Inizialmente l’uomo si dimostrò restio, ma il successo in Germania di una bambola simile a quella pensata dalla moglie, Bild Lilli, lo convinse a credere in questa idea. Fu così che il 9 Marzo 1959 esordì sul mercato Barbara Millicent Roberts, alias Barbie, la bambola che avrebbe rivoluzionato per sempre la storia dei giocattoli. Il nome fu una chiara celebrazione della figlia di Ruth, che aveva contribuito a suo modo a questo incredibile progetto.

Barbie storia

Alta poco meno di 30 centimetri, la prima Barbie della storia mostrava chiaramente un corpo da adulta ed un make-up impeccabile. E non solo. La bambola arrivò sul mercato con indosso un costume zebrato, sandali, occhiali da sole ed orecchini. Ossia con una serie di accessori che mai si erano visti prima su un bambola, tanto che alcuni venditori si rifiutarono addirittura di venderla. L’idea di Ruth Handler, invece, si dimostrò più che brillante. Nel primo anno di produzione Mattel riuscì a vendere ben 350.000 esemplari. Un successo notevole, che rivelò come le bambine apprezzassero di più la bambola nella versione bionda piuttosto che mora. Il che spiega perchè la Barbie sia apparsa in seguito sempre con i capelli chiari.

Una forma, mille personalità

L’intuizione di Ruth Handler fu una vera e propria rivoluzione per l’empowerment femminile. L’idea che si celava dietro il lancio della Barbie, infatti, era quella di “mostrare alle bambine che sarebbero potute diventare chiunque desiderassero“. E così, negli anni successivi alla sua introduzione sul mercato, Mattel ha cominciato a produrre la bambola nelle fattezze più svariate. Modella, insegnante, infermiera, ballerina e assistente di volo: nel corso della sua vita, Barbie ha intrapreso queste carriere e molte altre ancora, a dimostrazione che le donne possono fare quello che vogliono. Anche viaggiare nello spazio.

Barbie storia

Nel 1965, ad esempio, la nota casa di giocattoli lanciò sul mercato la prima Barbie astronauta della storia, anticipando così la missione di Neil Armstrong, che mise il primo piede sulla Luna nel 1969. Dal canto suo, Mattel aveva anticipato questo successo americano, immaginando che la sua bambola potesse essere la prima ad esplorare il satellite della Terra. In questo modo, Barbie anticipa la possibilità per le donne di accedere a professioni che sono sempre state dichiaratamente maschili. Non a caso, la bambola si è da sempre fatta promotrice della parità tra i sessi nel mondo del lavoro, rivelando una carriera che davvero può far invidia a chiunque.

Nel 1989 Barbie è stata nominata Ambasciatrice Unicef, e nel 1992 la bambola di Mattel ha vestito i panni di una candidata alla Casa Bianca per la prima volta nella storia. Ma non è tutto. Qualche anno più tardi, è entrata ufficialmente a far parte della Major League di Baseball, dimostrando ancora una volta a tutto il mondo come le donne possano davvero accedere a qualunque settore professionale e non. Mille personalità, quindi, per una bambola che ha mantenuto lo stesso aspetto – o quasi – nel corso dei decenni. Certo le fattezze di Barbie sono cambiate: lo sguardo è passato da obliquo a frontale, il busto si è leggermente allungato, il seno ridotto e l’acconciatura si è adattata alle mode del tempo. Ma quello che conta è che la bambola è rimasta fedele alle sue origini: “mostrare alle bambine che sarebbero potute diventare chiunque desiderassero“.

Barbie storia

Una bambola che punta all’inclusività

Quando si parla della storia di Barbie, quello che conta non è solo l’evoluzione del suo aspetto estetico, ma anche quello che questa evoluzione rappresenta. Per moltissimi anni, infatti, la critica mossa alla bambola di Mattel è stata quella di rappresentare una donna assolutamente irreale. Troppo magra e perfetta, stando all’nternational Journal of Eating Disorders, rappresenterebbe una persona alta 1.75 con 99 cm di seno, 53 di giro vita e 83 di fianchi. A tal proposito, qualche esperto del settore ha addirittura affermato che, se esistesse davvero, una donna di questo tipo avrebbe non pochi problemi di salute. Incluso un ciclo mestruale irregolare. O la difficoltà a dembulare, dato che le sue gambe sono lunghe più del 50% rispetto alle braccia.

Insomma, l’idea di Ruth Handler di rappresentare una donna reale in un giocattolo per bambine non sembra essere stata rispettata in toto. Negli anni Novanta, infatti, Erica Rand – autrice di Barbie’s Queer Accessories – ha aspramente criticato Mattel per non rappresentare al meglio le etnie delle donne di tutto il mondo. “Cambiare semplicemente il colore della pelle della Barbie bianca senza cambiarne il corpo e i connotati equivale a dire che la ‘vera’ Barbie è quella bianca“. Così ha chiosato l’autrice, che non ha fatto altro che accodarsi ad una serie di critiche contro la nota casa di giocattoli. Fortunatamente, Mattel ha scelto di ascoltare quanto avevano da dire le donne che da sempre hanno amato la Barbie.

Barbie storia
Credits: Time

È nato così il progetto “Project Dawn” e la linea “Fashionistas“, che propone modelli di Barbie più simili alla realtà. 7 tonalità di pelle, 24 pettinature diverse e 22 colori degli occhi. A cui si devono aggiungere 3 diverse silhouette: curvy, petite e tall. In questo modo, Mattel è riuscita a rappresentare in una bambola tutte le tipologie di donne possibili ed immaginabili. Anzi, elevando l’inclusività a valore della produzione, la compagnia di giocattoli ha deciso di lanciare sul mercato alcuni modelli affetti da disabilità. Tra questi, la Barbie con la sedia a ruote sembra essere stata la più acquistata dagli amanti della bambola, grandi e piccini. A dimostrazione che la Barbie è più di un semplice giocattolo. Bensì lo strumento attraverso cui bambine e bambini imparano ad interagire con il mondo che li circonda. E questo, nel corso degli anni, non è cambiato affatto.

Da non perdere questa settimana su Techprincess

✒️ La nostra imperdibile newsletter Caffellattech! Iscriviti qui 
 
🎧 Ma lo sai che anche Fjona ha la sua newsletter?! Iscriviti a SuggeriPODCAST!
 
📺 Trovi Fjona anche su RAI Play con Touch - Impronta digitale!
 
💌 Risolviamo i tuoi problemi di cuore con B1NARY
 
🎧 Ascolta il nostro imperdibile podcast Le vie del Tech
 
💸E trovi un po' di offerte interessanti su Telegram!

Chiara Crescenzi

Editor compulsiva, amante delle serie tv e del cibo spazzatura. Condivido la mia vita con un Bulldog Inglese, fonte di ispirazione delle cose che scrivo.

Ti potrebbero interessare anche:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button