Brooklyn Nine-Nine: scuola di polizia – Perché guardarla?

Se siete in cerca di uno show leggero e divertente, che sappia regalarvi anche qualche momento davvero emozionante, siete nel posto giusto. Brooklyn Nine-Nine è esattamente quello che stavate cercando. Uno dei maggiori cult degli anni ’10 soprattutto nell’ambito comedy, che è stato capace di conquistare un pubblico gigantesco. Nell’appuntamento di questa settimana di Perché guardarla? vediamo insieme le ragioni di questo successo.

Brooklyn Nine-Nine, un distretto di personaggi unici

Siamo a New York City, negli ambienti della celebratissima NYPD. Nello specifico, siamo nel distretto 99, un luogo pieno di personaggi davvero unici e particolari, che sapranno farvi innamorare di loro in pochi minuti. A partire da quello che (almeno formalmente) è il protagonista dello show, il detective Jake Peralta. Immaturo, sconsiderato, poco ligio alle regole ma attentissimo al proprio dovere è pronto a risolvere ogni caso che si troverà davanti.

Al suo fianco ci sono tante altre figure, ciascuna con i propri quirk e le proprie passioni. Si va dal naif Boyle alla ‘secchiona’ Santiago, dalla dura Diaz (che sembra una discendente diretta del Tackleberry di Scuola di polizia) a Gina Linetti, la segretaria con la più grande street smartness di tutto il corpo delle forze dell’ordine. Tutti guidati dal roccioso sergente Jeffords e dall’inflessibile capitano Holt. E tutti pronti a conquistare il vostro cuore.

La forza di uno show come Brooklyn Nine-Nine sta proprio qui, nei suoi personaggi. Una squadra piena di sfaccettature e caratterizzazioni originali, che è difficile restituire in una rapido elenco come quello qui sopra. Non c’è da stupirsi troppo della cosa, andando a guardare chi ha lavorato (anzi, ha proprio creato) questa serie. Esatto, parliamo ancora di Michael Schur.

L’idea del team variegato, con tanti personaggi amabili proprio per la loro umanità, tra pregi e difetti, è una costante nei progetti di questo autore. Da The Office a The Good Place, passando per Parks and Recreations, Schur ha dimostrato di essere straordinario nel creare ‘famiglie’ non convenzionali. E soprattutto di farci morire dal ridere.

The Office, senza la carta e senza il documentario

La lezione imparata alla Dunder Mifflin è stata fondamentale per la formazione di Schur e si sente tutta. Quell’approccio a uno show che sia davvero corale, dove il protagonista lo è più in senso formale che effettivo, si sente tutto anche in Brooklyn Nine-Nine.

Su questo però si innesta una seconda linea, quella del poliziesco. Pur trattandosi di una serie che è fondamentalmente comedy (e che riesce a farlo in maniera straordinaria, con scene entrate nel patrimonio culturale della risata americana) risulta molto interessante anche sotto l’aspetto del giallo. Ogni puntata sarà accattivante da seguire anche per questo motivo e riuscirà così a trascinarvi in un binge continuo.

Il trucco è arrivare alla soluzione del caso solo negli ultimi attimi della puntata. E così siamo spinti ad arrivare fino all’ultimo secondo senza stancarci e spanciandoci dal ridere tra una scena e l’altra. La conclusione ci lascia con ancora un po’ di fame e così ci butteremo nel prossimo episodio. “Guardo solo l’apertura e poi stacco“. Una bugia peggiore di quella che raccontano i criminali nella stanza degli interrogatori.

Brooklyn Nine-Nine è una comedy dalla scrittura superlativa

Tutto questo diventa ancora più importante quando si va a vedere alcuni singoli episodi, straordinariamente curati. Brooklyn Nine-Nine è uno show che chiunque voglia approcciarsi alla scrittura per la serialità (o in generale è interessato a questo aspetto) dovrebbe conoscere e studiare. Ci sono puntate che toccano livelli davvero straordinari. Quelli che ti fanno dire “Una comedy non ha il diritto di essere scritta così bene“. E invece…

Si pensi ad esempio alle puntate dedicate a Halloween, diventate un concept ricorrente per tutta la serie. Sono dei veri e propri heist movie, costruiti con cura e ricchi di colpi di scena sorprendenti. Oppure si pensi a La scatola, quattordicesima puntata della quinta stagione, considerato uno dei più grandi ‘bottle episode’ della storia della TV (anche grazie a una straordinaria performance di Sterling K. Brown).

Un altro segno della qualità della scrittura di Brooklyn Nine-Nine è la sua abilità nell’affrontare temi complessi. Nonostante sia una comedy trova spesso il coraggio di trattare argomenti di grande rilevanza sociale, a partire dalla discriminazione. Un tema che è diventato particolarmente caldo negli ultimi anni, soprattutto in rapporto alla polizia.

Tutto ciò naturalmente non sarebbe possibile senza un cast di livello ad accompagnare il team di sceneggiatori. Fortunatamente però Brooklyn Nine-Nine è eccezionale anche sotto questo aspetto. Mescolando veterani come Andy Samberg e Terry Crews, caratteristi di peso come Joe Lo Truglio, nuove star scoperte per l’occasione come Chelsea Peretti, Melissa Fumero e Stephanie Beatriz, crea la famiglia perfetta per il distretto. Aggiungeteci una valanga di guest star d’eccezione, prese dal meglio della comicità a stelle e strisce e la ricetta per il successo è completa.

Brooklyn Nine-Nine, la comedy che si fa desiderare sempre

Quel meccanismo che ci porta a divorare un episodio dietro l’altro ha un rovescio del distintivo – pardon, della medaglia: dopo poco le puntate finiscono. E così negli anni è stata una continua attesa per la nuova stagione, che ci riportasse ancora tra le fila del distretto 99.

E se è vero che con il tempo Brooklyn Nine-Nine ha perso un po’ del suo smalto (come capita spesso a show con così tanti episodi) ha mantenuto fino alla sua conclusione un livello molto alto. Ed è per tutti questi motivi che dovreste dare al detective Jake Peralta e alla sua squadra un’occasione.

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