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The Good Place: la filosofia di Inferno e Paradiso – Perché guardarla?

No, non è una comedy come tutte le altre

Cosa c’è dopo la morte? Una domanda facile facile da affrontare, no? Per fortuna non è di questo l’argomento al centro di questo articolo, o meglio, non proprio. Oggi infatti vogliamo parlarvi di The Good Place, serie televisiva iniziata nel 2016 e conclusasi nel 2020. Uno show che vale assolutamente la pena di recuperare e che proprio per questo motivo è protagonista di questo nuovo appuntamento con Perché guardarla, la rubrica di techprincess dedicata alle serie TV imperdibili. Popcorn e telecomando alla mano, prepariamoci al viaggio che ci porterà addirittura nell’aldilà.

The Good Place, il Paradiso può attendere

Benvenuta! Va tutto bene.” è la scritta che si trova davanti Eleanor Shellstrop quando riapre gli occhi dopo la sua morte. Un incipit diretto che ci disorienta, ma che al contempo ci butta nel pieno della vicenda di The Good Place. La donna è poi accolta da Michael, un uomo anziano che si occupa della gestione di un quartiere del “posto buono”, una sorta di Paradiso, simile a quello descritto dalle religioni umane ma non legato a nessuna di esse.

Eleanor si è guadagnata il proprio ingresso in questo luogo grazie alle sue buone azioni in vita. Si ritrova così nella sua casa dei sogni, insieme alla propria anima gemella Chidi. Tutto è costruito sulla base dei desideri della donna, ma c’è un grosso problema: lei non è chi Michael e i suoi ‘colleghi’ pensano che sia. C’è stato uno scambio di persona ed Eleanor non avrebbe diritto al Good Place. Tuttavia non vuole certo lasciarlo con il rischio di essere mandata all’Inferno. Inizia così a lavorare su sé stessa, aiutata dall’esperto di etica Chidi, per riuscire a nascondere la verità.

È così che prende il via The Good Place, una delle serie TV più ambiziose che siano apparse nella televisione recente. La scelta di raccontare il tema della morte e ciò che ci attende dopo è indubbiamente rischiosa e pone tutto in salita. Anche riuscendo a evitare tutte le complicazioni legate alla religione, cosa che lo show fa egregiamente, resta una missione ardua da compiere.

Fortunatamente però dietro questa serie troviamo Michael Schur, uno degli autori più brillanti della televisione contemporanea, soprattutto in ambito comedy. E così, puntata dopo puntata, ci troviamo a seguire un intreccio fitto che si butta di testa in argomenti difficilissimi senza perdere un colpo. Anzi, riuscendo anche spessissimo a farci ridere di gusto delle disavventure di Eleanor e Chidi, così come dei loro ‘concittadini’ Tahani e Jason.

La filosofia in The Good Place

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A rendere complessa la narrazione di questo show non c’è solo il fatto di parlare di morte e aldilà. Schur e i suoi autori alzano il tiro e puntano ad affrontare concetti filosofici non immediati. Chidi, professore di etica, non fa semplicemente un corso di buone maniere alla protagonista per mascherare la sua vera identità. Il suo percorso la porta su una strada più ardua, per imparare davvero cosa significhi essere una persona migliore.

E così, insieme a lei, anche lo spettatore si trova ad avventurarsi in concetti filosofici complessi. Il dibattito sulla morale, uno dei grandi temi della storia della filosofia, viene portato al centro proprio grazie al personaggio di Chidi. In tanti episodi le sue lezioni affrontano argomenti che difficilmente troverebbero spazio in una comedy comune. Ma The Good Place non è una comedy comune e riesce a guidarci in pieghe intricate della filosofia facendoci divertire (quando non direttamente sbellicare dalle risate).

È questo il motivo che fa spiccare The Good Place nel panorama delle serie TV moderne e per cui abbiamo scelto di parlarne in Perché guardarla. Benché Michael Schur si sia già dimostrato un autore eccezionale nel suo lavoro in cult come Brooklyn Nine-Nine, Parks and Recreation e naturalmente The Office, qui ha dato vita a un’opera eccezionale, che va oltre ogni aspettativa.

Le avventure di The Good Place sono esilaranti, attraversate da una trama orizzontale appassionante e soprattutto davvero ambiziose. Scegliere di riflettere su ciò che rendere buona una persona e soprattutto di non farlo parlando di “zucchero, cannella e ogni cosa bella” ma riportando le riflessioni dei più grandi pensatori della storia vuol dire proporsi per una missione impossibile. Che però è riuscita davvero.

Va tutto bene.

The Good Place è un esempio assolutamente virtuoso di serialità. Uno show che aveva molto da raccontare e che è riuscito a farlo in maniera chiara e intrattenente, senza perdere di intensità nelle sue diverse stagioni. Seguire le vicende di Eleanor e soci è appassionante e divertente e non vi stancherà mai. Su questo letto poi gli scrittori adagiano concetti e riflessioni importanti e profondi, in maniera assolutamente non scontata.

Ah e in questo discorso stiamo lasciando fuori moltissimo, ve lo anticipiamo, per non rovinarvi l’esperienza di visione. Ci sono una serie di elementi che si introducono solo in un momento successivo, ma vogliamo lasciarvi con l’acquolina in bocca e il desiderio di scoprirlo da soli. Anche questo in fondo è uno dei motivi per cui The Good Place non è una comedy comune.

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Mattia Chiappani

Ama il cinema in ogni sua forma e cova in segreto il sogno di vincere un Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura. Nel frattempo assaggia ogni pietanza disponibile sulla grande tavolata dell'intrattenimento dalle serie TV ai fumetti, passando per musica e libri. Un riflesso condizionato lo porta a scattare un selfie ogni volta che ha una fotocamera per le mani. Gli scienziati stanno ancora cercando una spiegazione a questo fenomeno.

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