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Cultura

Chi è Halston, il re della moda USA raccontato da Netflix?

Andiamo alla scoperta di questo personaggio iconico e riportato in auge da Netflix

Chi è Halston?“. Questa è la domanda che in molti si sono chiesti negli ultimi giorni, complice il debutto della nuova serie Netflix Original omonima. Questo progetto vede Ryan Murphy, uno dei più importanti nomi del panorama attuale della serialità alla produzione, e l’amatissimo Ewan McGregor nei panni del protagonista, due elementi che l’hanno resa subito un discreto successo. Infatti, a quasi una settimana dal debutto, è ancora nella top 10 dei contenuti più visti sulla piattaforma. Tutto questo ha riportato l’attenzione sul personaggio la cui storia viene narrata nello show, appunto Halston. Scopriamo insieme di più su questo personaggio.

La storia di Halston inizia con un cappello

Roy Halston Frowick nasce in Iowa nel 1932. Sin da piccolo si appassiona al mondo della moda, ereditando dalla nonna l’interesse per la sartoria e dedicandosi alla creazione e modifica dei vestiti per la madre e la sorella. Procedendo negli studi deciderà di iscriversi all’università dell’Indiana (la famiglia infatti si era trasferita nel frattempo) per poi spostarsi definitivamente a Chicago, per seguire i corsi dello School of the Art Institute.

Anche qui la passione per la moda non cala, anzi. Inizialmente si mantiene agli studi con un lavoro da allestitore di vetrine, fino a quando decide di fare il grande salto. È il 1953 e Roy apre un proprio studio dedicato al mondo dei copricapi. La qualità dei suoi design attira subito alcuni nomi di rilievo come Gloria Swanson o l’attrice comica Fran Allison, la prima ad acquistare una delle sue creazioni. Ed è qui che sceglie di usare il suo secondo nome come pseudonimo con cui firmare i capi.

ewan mcgregor halston netflix
Cr. JOJO WHILDEN/NETFLIX © 2021

Le TV locali iniziano a interessarsi a questo astro nascente della moda. L’attività per Roy si fa sempre più intensa, con l’apertura dei primi negozi e il trasferimento a New York City. Qui la sua carriera fa un ulteriore balzo, sfruttando le tante opportunità offerte dalla Grande Mela, per affermarsi ancora di più. Collaborerà con diversi studi di rilievo, diventando un nome sempre più rilevante. Fino al traguardo del 1961.

È in quest’anno che infatti realizza il pezzo che da il definitivo slancio alla sua carriera. Si tratta del cappello che Jacqueline Kennedy indosserà all’insediamento del marito John come Presidente degli Stati Uniti. Quel modello diventerà un punto fisso del look della First Lady e sarà sempre Halston che si occuperà di realizzarli, affermandosi quindi come un riferimento nel panorama della moda USA.

Dalla testa a tutto il corpo

halstonettes netflix serie
Cr. ATSUSHI NISHIJIMA/NETFLIX © 2021

A questo punto era giunto il momento del grande salto. Complice anche il minore interesse generale per i cappelli, Halston decide di allargare il proprio campo d’azione all’abbigliamento generale. Il suo stile tocca ogni settore del mondo della moda, puntando sempre a un minimalismo che risulti però al contempo sofisticato, ottenuto eliminando tutti i dettagli superflui e pensando sempre alla comodità.

Come tanti guru del campo a cavallo degli anni ’70, diventa presto un’icona del jet set, con un proprio entourage sempre al centro della scena. Intesse grandi rapporti di collaborazione e amicizia con celebrità come Greta Garbo, Liz Taylor e soprattutto Bianca Jagger e Liza Minnelli. Particolarmente celebri poi diventano le sue Halstonettes. Si trattava di un gruppo di modelle (fra cui Anjelica Huston) con cui collaborava frequentemente e con cui appariva spesso ai grandi eventi mondani. Considerate le muse di Halston, erano un gruppo molto vario dal punto di vista etnico, un aspetto non comune all’epoca.

Tra i lavori per cui si è distinto questo artista spiccano anche diverse divise. Anche grazie a una collaborazione nel passato con Mary Wells Lawrence, moglie del CEO della compagnia, Halston si dedicò alle uniformi della Braniff International Airways. Fu un cambio importante per le divise di hostess, piloti e steward, che portava uno sguardo differente a questo mondo, unendo un design curato a una grande comodità per il lavoro.

Fu probabilmente per questo motivo che tante altre realtà si rivolsero a lui per le proprie uniformi. Dal Comitato Olimpico americano, che gli chiese di disegnare le divise degli atleti ai giochi del 1976, al dipartimento di polizia di New York, fino alle Girl Scout, Halston ebbe la possibilità di lasciare la sua firma su tantissime divise differenti.

Gli ultimi anni di Halston, tra la malattia e il retaggio culturale

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Cr. ATSUSHI NISHIJIMA/NETFLIX © 2021

La fama di questo artista toccò il suo apice durante gli anni ’70, per poi entrare in una fase calante nel decennio successivo. Un accordo con i grandi magazzini J. C. Penney per linee di vestiti a basso prezzo danneggiò la sua immagine e da quel momento incontrò diverse difficoltà nel mantenere il controllo della sua compagnia.

Nel 1988 poi fu colpito dalla piaga che in quel periodo stava travolgendo la società, ovvero l’AIDS. Dopo essere risultato positivo all’HIV si ritirò piano piano dalle scene, trasferendosi a San Francisco, dove è morto nel 1990 all’età di 57 anni.

La stella di Halston però ha brillato in maniera davvero luminosa ed è diventato un’icona assoluta per gli appassionati di moda. Nel corso degli ultimi trent’anni sono state diverse le opere, tra documentari, mostre e libri, che hanno raccontato la sua storia e hanno riflettuto su quanto sia stato influente per il settore. La miniserie pubblicata da Netflix in questi giorni (e il suo successo) sono solo l’ennesima testimonianza della sua importanza per la nostra cultura.

Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API

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Autore

  • Mattia Chiappani

    Ama il cinema in ogni sua forma e cova in segreto il sogno di vincere un Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura. Nel frattempo assaggia ogni pietanza disponibile sulla grande tavolata dell'intrattenimento dalle serie TV ai fumetti, passando per musica e libri. Un riflesso condizionato lo porta a scattare un selfie ogni volta che ha una fotocamera per le mani. Gli scienziati stanno ancora cercando una spiegazione a questo fenomeno.

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