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Sale LAN chiuse e sotto sequestro, un caso anomalo e degno di nota

Aperto il vaso di pandora, ci si chiede se le leggi siano al passo coi tempi.

A partire dallo scorso week-end sulla Rete si è sollevato un mormorio che è velocemente esploso in un grido di denuncia: le sale LAN italiane, poli nevralgici per giocatori e e-sportivi, sono finite nel mirino del Governo e sono state chiuse. Sdegno e critiche si sono sollevate da ogni parte, tuttavia non tutti i racconti hanno rappresentato la realtà dei fatti, provvediamo dunque a fare un po’ di chiarezza.

Chiuse le sale LAN, il punto di partenza

Andiamo per ordine: il 21 aprile 2022, Sergio Milesi, Amministratore Delegato della Led S.r.l. e titolare della catena Joyvillage, ha inviato un esposto alle autorità in cui di fatto ha chiesto che l’Agenzia delle Accise, delle Dogane e dei Monopoli (ADM) avviasse degli accertamenti sull’intero settore delle sale LAN. L’accusa mossa dal proprietario di sale giochi e slot machine è che questo genere di locali sia propenso a utilizzare macchinari non omologati per imporre una concorrenza sleale. In altre parole, secondo l’esposto i PC noleggiati non sono controllati.

Milesi sostiene la sua tesi citando la Determinazione Direttoriale 172999/RU del primo giugno 2021, la quale va a definire le regole amministrative che i locali pubblici devono rispettare a riguardo dell’installazione e dell’utilizzo degli «apparecchi di intrattenimento», ovvero dei cabinati e delle giostrine a moneta, ma non solo. Facendo riferimento all’art. 110, comma 7c-ter, del T.U.L.P.S, un apparecchio di intrattenimento può infatti anche essere uno strumento «meccanico o elettromeccanico, per il quale l’accesso al gioco è regolato senza introduzione di denaro ma con utilizzo a tempo o a scopo».

sale lan e esport

Una situazione grave, ma non di massa

Il 29 aprile alcuni gestori di eSport bar hanno ricevuto la visita della polizia, la quale ha proceduto con il sequestro amministrativo delle attività. A essere finite nel mirino delle istituzioni sono state quattro aziende, una delle quali è però riuscita a presentare l’istanza di rilascio/sostituzione del nulla osta per gli apparecchi, evitando il peggio. Serrande (parzialmente) abbassate invece per il PC Teklab di Melzo, per l’eSport Palace di Bergamo e per il Playground di Roma. Resta però un dubbio: le imprese sotto sigilli violavano effettivamente la legge?

La questione è torbida e si muove su di una serie di ambiguità amministrative estremamente vasta. Nello specifico, c’è da capire se gli «apparecchi di intrattenimento» che fanno riferimento a server stranieri in costante aggiornamento possano tecnicamente essere omologati e se, nel caso, si debbano prendere in considerazione anche i computer e le console che vengono messe a disposizione degli utenti a titolo gratuito. L’ADM affronta queste tematiche con la Circolare N. 14 del 26 aprile 2022, sostenendo con forza che non esistano esenzioni, che le disposizioni siano tutte valide e che si debba versare sempre l’Imposta sugli intrattenimenti.

Il pericolo di un effetto a catena

La rigida prospettiva governativa ha aperto la strada a derive amministrative complesse. Prendendo le parole dell’Agenzia in maniera letterale, molte fiere, eventi e negozi di elettronica non potrebbero neppure mettere a disposizione del pubblico le postazioni di prova dei videogame. Si è sollevato un putiferio tale che l’ADM ha reagito prontamente e il 2 maggio ha pubblicato un comunicato stampa in cui ha rassicurato che «tutte le manifestazioni di settore, comprese le fiere tematiche e l’esercizio del gioco nelle stesse sale Lan, non sono in alcun modo pregiudicate se svolte nel rispetto delle regole di settore».

La situazione è resa ancora più complessa dal fatto che il dibattito è nato e cresciuto nel contesto internettiano, ovvero in una realtà che non è certamente celebre per l’adozione di toni pacati e sobri. Fregiandosi dell’etichetta di #LANgate, il caso è già finito al centro di opinionismi confusi, di attenzioni politiche populiste-libertarie e di generici fraintendimenti. Nel tentativo di trovare una soluzione è stata quindi formata una rappresentanza di titolari di centri LAN con lo scopo di creare in tempi brevi un tavolo di confronto che includa l’ADM, il Ministero dello Sviluppo Economico (MISE), ma anche gli sviluppatori di videogiochi, le federazioni e il Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI), il quale si occupa anche di esport.

pc gaming

Prospettive future incerte in un mondo tech in continua evoluzione

Le vicende che hanno portato alla situazione attuale saranno prossimamente chiarite da diplomatici, avvocati e finanzieri, ma resta il punto che quelle tre sale LAN sono ancora chiuse e che probabilmente molte altre potrebbero incorrere nel medesimo destino, qualora venissero effettuate verifiche a tappeto. Ai gestori degli spazi non resta dunque che fare pressione sulla lenta macchina statale perché l’episodio possa risolversi.

Attenzione però, la risoluzione è complessa. La tecnologia avanza a una velocità tale che i Governi di tutto il mondo non riescono a stare al passo con le normative, men che meno con i controlli. Il settore delle “gaming zone” presenta oggi sfide amministrative ed erariali ancora fumose, con ambo le parti che dovranno impegnarsi non poco per trovare un compromesso soddisfacente. 

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