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Collezionismo e videogiochi fisici: viale del tramonto o nuova alba?

Senza supporto fisico sarà ancora possibile mantenere una memoria storica dei videogiochi?

I giocatori di lunga data sanno bene cosa significhi dover accatastare tante, tantissime custodie e pile di cofanetti, guide e quant’altro sugli scaffali delle librerie e degli armadi in casa propria, asservendo l’arredamento di casa alla propria passione. I videogiochi? Non solo e non proprio. Parliamo del collezionismo, o di quell’amore ai limiti del maniacale che ha condotto tanti giocatori, anzi parecchi, a inventarsi chissà quali soluzioni di riordino delle proprie abitazioni. Si tratta dell’unico modo per immagazzinare ed esporre ingenti quantità di manufatti, reperti e cimeli, tali per cui avrebbero potuto scriverci manuali à la Marie Kondo. I veri fanatici non si accontentano certo di ammirare le decine, se non centinaia, di cofanetti, libri e action figure, ma lasciano spazio anche alle vecchie console, anche quelle ormai inutilizzabili.

Pezzi di cuore inseparabili, gocce di memoria insostituibili. Perché questo è il senso alla base del collezionismo: l’affetto, l’idea del possesso fisico, poter rigirare tra le proprie mani ricordi e oggetti che emanano un’aura “divina” agli occhi dei proprietari. Come la mettiamo però agli albori del terzo decennio degli anni Duemila, con l’imperversare del mondo digitale, tra librerie cloud e codici alfanumerici che ci permettono di accedere a un mondo intero immediatamente (o quasi)? E’ forse la fine del collezionismo fisico? O ci sarà sempre posto per un pezzo in più nella propria raccolta (e uno in meno in casa) ?

Collezionismo fisico e online gaming: i due fratellastri

Come tutte le medaglie, ognuna ha il suo doppio lato. I pro e i contro del collezionismo fisico li abbiamo appena elencati brevemente. Se da un lato possiamo ricreare una sorta di museo videoludico privato in casa nostra, dall’altro lo spazio fisico è limitato e non sempre ci è possibile disporre di ulteriori aggiunte. Questo limite è invece superato dall’archiviazione online, un’opzione chiaramente valida finché si tratta di soli giochi.

Siamo davvero disposti a rinunciare alle nostre action figure preferite? E a quei gadget acquistati in fiera, tra stand traboccanti di ninnoli e oggetti che ci ricordano il paese dei balocchi in chiave nerd? Questo è il primo limite della dimensione digitale. Il collezionismo fisico è per sempre, con il solo rischio di veder finire in cantina o in qualche mercatino i propri pezzi. Nemmeno quello digitale è certamente imperituro, essendo legato a una licenza che potrebbe decadere alla scadenza di un abbonamento, di diritti di accesso o banalmente alla perdita dei dati del proprio account. Difficile, ma non impossibile.

Gaming Ragazza Guida ProcessoriL’oggetto fisico però dà la certezza più autentica che, qualora un giorno i server dovessero bloccarsi, chiudersi o non essere più disponibili per qualsiasi motivo, il giocatore avrà sempre una copia a disposizione. Certo, che sia per incuria o per semplice usura, anche la versione fisica potrebbe non essere più utilizzabile. Ma rimarrebbe l’involucro, il cimelio, fino alla fine del suo tempo. Un po’ come la maschera di Iron Man abbandonata e in disuso.

Il cloud gaming, figlio dell’immediatezza

Analizziamo dunque l’altra parte dell’universo gaming, quello online, forse caricato al giorno d’oggi di un’importanza maggiore di quella che effettivamente detiene. Cosa ricordiamo di quando abbiamo riscattato un codice digitale? E quali sono i nostri ricordi legati all’acquisto, o al regalo, di una copia fisica in negozio? O del corriere che ci consegna (speriamo integralmente) il nostro pacco?  Chiaro, il mantra del mondo contemporaneo che ci ricorda quanto siamo figli della fretta e dell’immediatezza non può che promuovere a gran voce l’acquisto digitale. Ma questa nuova dimensione del consumismo è davvero in grado di far calare il sole sulla sua nemesi, il mondo del collezionismo fisico?

Dati alla mano, il gaming online e il conseguente sfruttamento dei servizi cloud è in crescita, nonostante una breve battuta di arresto vissuta a luglio. Complice la pausa che gli utenti si sono presi, soprattutto a seguito del lockdown della scorsa primavera, ormai un ricordo. Sì, perché secondo una ricerca condotta da Newzoodurante questo difficile e singolare periodo, si era riaccesa la passione per il gaming in molti consumatori.

In particolare, le console e i giochi per mobile hanno visto aumentare l’interesse nei loro confronti. Anche il cloud gaming permette di vivere esperienze di gioco di alta qualità, senza richiedere un hardware costoso per l’accesso a questi contenuti. Ma cosa succederebbe se, per qualsiasi motivo, quella che ora diamo per scontato e per assodato, come è il funzionamento (bene o male) costante della rete internet possa andare in tilt?

Link e Mario non smettono di farci sognare

Cosa succederebbe dunque se un account online non fosse più accessibile? Tutto il nostro mondo e le nostre passioni, gli acquisti di anni e anni andati in fumo, da un momento all’altro. Il collezionismo dunque non è solo frutto di amore sfrenato nei confronti del videogioco, ma se vogliamo offre una soluzione pratica talvolta anche più valida degli acquisti online. A volte i vecchi metodi sono quelli che funzionano meglio, dicono. Che valga anche in questo frangente?

Del resto, se ci pensiamo, sembra che anche questa volta stia facendo capolino la stessa ipotesi sorta agli inizi della “dilagazione” dell’uso di Internet. Si pensava che la televisione sarebbe stata un mezzo sempre più arcaico e in via di estinzione, per lasciare il posto del tutto, o quasi, alla rete, alla connessione sempre più vasta e pervasiva. Se è vero che l’introduzione della rete digitale ha rivoluzionato le nostre vite, è altrettanto vero che il vecchio, caro televisore non è finito in discarica. Anche solo per giocare ai videogames su console.

The Legend Of ZeldaCi aspettano ancora investimenti interessanti e cospicui nel settore del collezionismo fisico, da parte di una buona fetta di utenza, considerando che fino all’anno scorso l’interesse per i videogiochi fisici è aumentato. Un fenomeno legato in particolare al mondo nato con NES (Nintendo Entertainment System), che ha reso popolari personaggi come Link, Mega Man e Mario negli anni Ottanta.

Il valore del passato

Nel mercato del collezionismo, i prezzi sono più alti quando si uniscono due fattori: importanza e scarsità. Un esempio lampante è Action Comics No. 1, il numero del 1938 la cui copertina presenta il debutto di Superman. Si pensa che ne siano sopravvissute circa 100 copie, e una versione ben conservata ha raggiunto i 3,2 milioni di dollari all’asta.

Il mercato dei videogiochi vale poco meno, essendo un settore più recente rispetto a quello dei fumetti, ma non per questo di minore interesse. La crescita economica è evidente, e Josh Hamblin, proprietario di SideQuest Games in Oregon, sostiene di aver speso “solo” mille dollari per una copia sigillata di Teenage Mutant Ninja Turtles, anche se due anni fa sarebbe costato solo qualche centinaio di dollari.

Un gioco come Super Mario Bros. invece, uscito 35 anni fa, può sembrare una strana scelta per un collezionista. Non dobbiamo infatti considerare le oltre 40 milioni di copie, ma il fascino suscitato da una guida Nintendo. Questo volume descrive nel dettaglio 11 varianti della confezione nera di Super Mario Bros.. Un libro che ha classificato le condizioni delle scatole di gioco, delle cartucce e dei manuali e che ha indotto i lettori a cercare varianti che in precedenza avevano suscitato scarso interesse.

In buona sostanza, dal nostro punto di vista, il collezionismo non finirà, non ora. Non mentre rimangono ben piantati al suolo i diversi negozi dedicati al gaming (e retrogaming), gli ultimi baluardi per la gioia di collezionisti e nostalgici. Non quando l’attenzione di parecchi utenti è ancora rivolta al passato. Alla ricerca di pezzi più unici che rari per arricchire la propria collezione, per avere di fronte ai propri occhi i ricordi di un mondo che non c’è più. Probabilmente funziona come per le stampe delle foto di una volta contro la loro versione digitale. Si pensava che fossero una dimensione ormai annichilita e pronta a essere inghiottita nel buco nero delle immagini su schermo. Così non è stato, dopotutto.

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