Nel filone in affanno della commedia romantica popolare italiana, a volte emergono prodotti capaci di distinguersi dalla mediocrità diffusa e generalizzata. Non è un caso che spesso queste anomalie del sistema arrivino da Riccardo Milani, che dal 2013 ha inanellato diversi successi commerciali come Benvenuto Presidente!, Come un gatto in tangenziale e il seguito Come un gatto in tangenziale – Ritorno a Coccia di Morto, a cui va dato il merito non soltanto di ave rimpinguato il box office, ma anche di aver intercettato e in certi casi anticipato alcuni repentini mutamenti sociali. A dare seguito a questo virtuoso ciclo arriva al cinema Corro da te, film con Miriam Leone e Pierfrancesco Favino che riprende la storia e i personaggi del cult francese di Franck Dubosc Tutti in piedi, che nell’apparentemente lontanissimo 2018 è stato capace di incassare oltre 20 milioni di euro in tutto il mondo.
Un remake estremamente fedele all’originale (alcune inquadrature sono sovrapponibili), che affronta con la giusta leggerezza e un misurato cinismo temi importanti come la disabilità, la mascolinità tossica e il pregiudizio, riuscendo nell’intento di intrattenere con leggerezza ed evitare almeno le più plateali trappole dell’abilismo. Il protagonista è Gianni, milionario e impenitente playboy sulla soglia dei 50 anni che passa da un’avventura sessuale all’altra, senza mai mancare di tenere aggiornati i suoi amici dell’alta borghesia romana. La morte della madre lo costringe a tornare nella vecchia casa di famiglia, dove per un equivoco viene scambiato per un disabile dall’avvenente vicina di casa Alessia (Pilar Fogliati). Per cercare di conquistare la ragazza, continua a fingersi disabile, ignaro del fatto che l’intento di lei è presentarlo alla sorella Chiara, che disabile lo è davvero. La sensibilità e la forza d’animo di Chiara portano Gianni a riflettere sul suo stile di vita.
Corro da te: Miriam Leone e Pierfrancesco Favino in una commedia romantica cinica al punto giusto
Il punto di riferimento di Corro da te è sicuramente la grande tradizione della commedia all’italiana, che attraverso personaggi moralmente spregevoli, con le sembianze di maschere comiche, riusciva a fare emergere i vizi e le contraddizioni della nostra società. Pur aderendo pedissequamente al lavoro di Dubosc, Milani riesce per lunghi tratti a riversare nel racconto quella sana e sopita cattiveria, grazie anche a una sceneggiatura di buon livello (da lui scritta insieme a Furio Andreotti e Giulia Calenda) e a ottimi tempi comici, garantiti da un gruppo di interpreti decisamente sopra la media di questa tipologia di produzioni nostrane.
Pietro Sermonti, Carlo De Ruggieri, Pilar Fogliati e una sorprendente Vanessa Scalera (irresistibile la sua versione karaoke di Like a Virgin) si distinguono come perfetti contraltari brillanti alla storia d’amore dei protagonisti, mentre le piccole ma efficaci apparizioni di Giulio Base, Michele Placido e Andrea Pennacchi contribuiscono a tratteggiare il desolante quadro umano che circonda Gianni. Una menzione particolare va poi alla compianta Piera Degli Esposti, che alla sua ultima prova sul grande schermo ci regala un personaggio feroce e appassionato, a cui è affidata la battuta più riuscita di Corro da te: «Avevi puntato la ragazzina e invece ti tocca la paralitica».
Uno dei punti di forza di Corro da te è la chimica fra Miriam Leone e Pierfrancesco Favino, che confermano il loro status di divi del nostro cinema attuale. Miriam Leone in particolare è autrice di una prova di grande dedizione e professionalità nei panni di un personaggio diametralmente opposto a quello da lei interpretato nel recente Marilyn ha gli occhi neri, ma altrettanto efficace.
Riccardo Milani non fa rimpiangere Franck Dubosc
Un capitolo a parte lo merita Pierfrancesco Favino, il cui carisma e la cui bravura non sono mai in discussione. Il suo Gianni avrebbe probabilmente beneficiato di una caratterizzazione ancora più marcata, che facesse emergere il suo squallore morale e intellettuale. Corro da te si rifugia invece su toni rassicuranti più in linea con il cinema medio italiano, che danno vita a una conversione del protagonista decisamente più confusa, contraddittoria e allungata rispetto a quella di Dubosc in Tutti in piedi. Scelte che, insieme a una fotografia ancora troppo ovattata e all’inserimento abbastanza approssimativo nella colonna sonora di celebri brani rock e pop, non annullano i pregi di Corro da te ma ci ricordano che c’è ancora molta strada da fare per competere con le migliori omologhe produzioni statunitensi ed europee.
Al netto di qualche passo falso dialettico («Mi piace perché mi fa sentire intera» e «Per una donna come lei l’ottimismo è che l’amore duri più a lungo possibile, per me che arrivi» sono frasi che ci auguriamo di non sentire più nel prossimo futuro), Corro da te vince la sfida di rappresentare la disabilità senza retorica e discriminazione, dando vita a un racconto che non fa rimpiangere l’originale e soprattutto non ci fa pentire di essere tornati in sala, obiettivi tutt’altro che scontati quando ci si confronta con la nostra industria cinematografica.
Corro da te è al cinema dal 17 marzo, distribuito da Vision Distribution.
Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API
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