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Creare un videogioco: da Dreams al mondo dei professionisti

In un momento particolare come questo, dove stiamo vivendo diverse difficoltà su più fronti e la “clausura” da quarantena è d’obbligo in periodo da Coronavirus, non ci resta che inventarci qualche passatempo, anche diverso dal solito. Se la finestra di casa diventa l’unico filtro attraverso il quale venire a contatto con il mondo esterno, perché non pensare a come ricreare il “nostro” mondo in maniera originale e creativa? Perché non realizzarlo virtualmente, proprio come se fosse un videogioco? Che il settore videoludico sia sempre più abbracciato anche dalle famiglie italiane non lo diciamo noi, ma sono i dati a parlare, un aspetto molto interessante che ci invita a (ri)considerare l’importanza e la diffusione degli stessi e all’importanza che stanno assumendo, non solo sul lato dell’utenza e dell’acquisto, quanto anche nell’ambito produttivo e di sviluppo.

Dreams e il content creating

Un lavoro per soli nerd? Sfatiamo questo mito: non serve essere geniacci della tecnologia per mettere in cantiere un videogioco. È a tecnologia stessa che ci viene incontro, consentendoci di realizzare i nostri sogni nel cassetto grazie ad applicazioni e videogiochi he ci consentono di calarci nei panni di uno sviluppatore o di un game designer. Partiamo da un caso eclatante e recentissimo, ossia Dreams, il titolo di Media Molecule uscito su PlayStation 4 lo scorso febbraio. Una sorta di esperimento ben riuscito, in un’atmosfera morbida e coccolosa che permette a tutti (in modo virtuale, ma non per questo meno “reale”) di creare il proprio gioco.

Vi diamo qualche esempio, se foste ancora a digiuno di questo titolo (di cui vi invitiamo a leggere la nostra recensione qui). Abbiamo a disposizione un tool che ci consente di accedere ad attività di modellazione poligonale, animazione di personaggi e oggetti, decorazione, gestione della musica e tanto altro ancora; insomma, una serie di funzioni che avvicinano anche l’utente totalmente avulso da questo universo al significato (e soprattutto alla complessità) del content creating ossia della creazione di contenuto.  Attenzione però: questo non significa che sia facile. Come per tutte le altre attività è necessaria un po’ di conoscenza, e la voglia di mettersi in gioco.

Il titolo di PlayStation infatti da un lato apre le porte a chiunque voglia creare il proprio videogioco, mettendo nelle loro mani strumenti semplice ma potenti, dall’altro però richiede un investimento in termini di tempo e creatività. Insomma, non pensate di creare il vostro capolavoro in poche ore. Potrebbero infatti volerci giorni per dare vita al vostro sogno. Il segreto è non mollare. Insistete, provate, date fondo alle vostre energie e siate consapevoli di un elemento fondamentale: si impara provando. Forse il primo gioco non sarà perfetto, ma l’esperienza la maturate così. Per gradi e tentantivi.

Ovviamente nulla vi vieta di ispirarvi alle creazioni degli altri. Ed è quindi che entra in gioco la seconda modalità di Dreams. Quella che vi permette di giocare con le opere di altri. Dreams infatti regala ai giocatori un’ampia scelta di titoli ed esperienze visive da provare, tutto merito del lavoro svolto in fase di Early Access, trasformandosi in una sorta di piattaforma, un po’ come Steam. 

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Dreams - PlayStation 4
  • Un Gioco innovativo che permette ai giocatori di dare vita alle proprie idee grazie a numerosi e potenti strumenti...
  • Molteplici modalità di gioco come la modalità Storia e Dream Shaping.
  • Interazione con la grande Community del gioco per divertirsi con le creazioni altrui.

Creare un videogioco: da dove si parte?

Fatto salvo il caso eccezionale di Dreams, la domanda rimane la stessa: se non avessimo alcun aiuto o supporto, e volessimo provare a partire da zero, come si crea un videogioco? Partiamo da una distinzione di base: vogliamo che il nostro gioco sia un veicolo di un particolare messaggio, magari senza “fini di lucro”, o vorremmo che fosse il nostro biglietto vincente alla lotteria? Per chi stiamo progettando la nostra creazione? A quale scopo? Già da questa riflessione indirizziamo i nostri passi su un percorso ben preciso, consentendoci di delineare i nostri obiettivi in una determinata direzione. Che sia a scopo educativo, di puro intrattenimento, o un mix di entrambe le cose, è importante fissare la nostra bandierina alla fine del percorso.

Detto questo, dobbiamo calarci nella parte dello scrittore o sceneggiatore, definendo la trama e i punti salienti della storia, o della struttura del gioco, scendendo sempre più nel dettaglio man mano che procediamo, come se stessimo creando un albero: radici, tronco, rami, ramoscelli e foglie. Non perdiamo d’occhio però anche le nostre possibilità economiche: stabiliamo di quale budget possiamo disporre e come sfruttarlo al meglio, considerando che una maggiore visibilità al gioco viene data soprattutto grazie alla sua presenza su diverse piattaforme e dispositivi.

fortnite contro cheaterUn’altra variabile importante è dettata dal genere videoludico, che determina in maniera sensibile e fondamentale il racconto e l’intero gioco, così come l’eventuale presenza di modalità offline e/o online, coop multiplayer o solo single player. Il tutto dipende in gran parte anche dal business model che andiamo a stendere e che possiamo effettivamente realizzare, ma la base è una: essere sinceri e trasparenti prima di tutto con se stessi e capendo quali sono le proprie possibilità, come intrecciarle con l’interesse del pubblico e quali sono le nostre aspettative (evitando voli pindarici).

Ecco qui un’altra domanda fondamentale: cosa vuole il pubblico? Cosa interessa ai giocatori? Emozioni? Sfide? Ricompense? E come possono essere ingaggiati? Quale livello di difficoltà stabilire? A quest’ultima domanda, possiamo rispondere offrendo la classica scelta multipla, così che l’utente stesso possa scegliere in totale libertà la difficoltà desiderata, ma al resto sta la nostra volontà e il nostro spirito di osservazione e di conoscenza dell’offerta videoludica (soprattutto basata sul genere di gioco che abbiamo individuato per il nostro progetto). Chiaramente possiamo rendere le cose più semplici grazie all’inserimento di tutorial sin dagli esordi della partita, mostrando al giocatore dove vogliamo condurlo e quali sono le meccaniche di gioco.

Coraggiosamente folli: dritti all’obiettivo

Così si passa dalla teoria alla pratica, il vero “salto della fede”. Only the brave, direbbe il buon Gerry Scotti, ma noi diremmo also the fools: ci vuole sì coraggio, ma anche creatività e dedizione al progetto che si sta imbastendo, cominciando a dare forma ai livelli e alle meccaniche prima esistenti solo su carta, per non parlare della resa grafica che a sua volta definisce tantissimo non solo la cura e il lavoro svolto, ma anche il genere. Siamo tutti d’accordo che un gioco “old style” sarà meglio definito da una serie di pixel ben evidenti sullo schermo rispetto a un Tripla A dalla grafica ultra patinata e curata nei minimi dettagli.

A completamento del comparto creativo abbiamo da una parte la simbologia, i colori e le forme degli elementi che ci compaiono sullo schermo, dall’altra la colonna sonora, elemento portante di ogni gioco. Quante emozioni riesce a veicolare ogni genere di musica, sin dal momento in cui accediamo al software? L’atmosfera e il “tone of voice” del gioco vengono subito messi in chiaro da questi aspetti, che non possiamo assolutamente lasciare al caso, così come gli effetti sonori e l’eventuale doppiaggio delle voci dei personaggi. Quanti videogiochi ci vengono subito in mente per la loro musica? Vi siete risposti sull’importanza di questo elemento imprescindibile (ricordando che anche la sua assenza è una scelta ben precisa e pregna di significato!).

Creare un videogioco: l’inizio e la fine

Chi ha detto che dovete per forza buttarvi nel mondo della programmazione? Certo, masticare il codice aiuta perché vi garantisce un livello di personalizzazione estremo, ma questo non significa che dobbiate per forza partire da qui. Ora che siamo chiusi in casa e che il tempo non manca, basterebbe partire da programmi come RPG Maker XP, VX o Scratch del MIT Media Lab, indicati proprio per i principianti.

Pensate che uno dei titoli più amati di sempre – To The Moon – è stato realizzato con RPG Maker. Eppure è considerato un capolavoro indiscusso. 

Questo piccolo grande gioco ci insegna anche qualcos’altro. Non è detto che abbiate bisogno di grandi fondi. Potete creare un videogioco nel tempo libero e pochi spicci ma tanta voglia di fare e poi vederlo crescere oltre ogni immaginazione. Questo significa che non dovete abbattervi solo perché ora non avete le risorse economiche perché, a conti fatti, potrebbe bastare poco.

E se non fosse così? Se avessi in mente un progetto più ambizioso?  Guardare a piattaforme come Kickstarter e Indiegogo per lanciare la propria campagna di crowdfunding è sempre un’ottima idea. È un buon modo infatti per raccogliere fondi e far parlare di voi, magari mettendo a disposizione degli utenti interessati dei profili social o un sito web tramite cui contattarvi.

La comunicazione naturalmente sarà fondamentale anche una volta terminato il progetto perché vi aiuterà a farlo conoscere a sempre più persone, a farlo valutare dalla stampa specializzata e a farlo provare ai giocatori che sapranno riempirvi di feedback per migliorarlo o addirittura farlo evolvere.

Ma ora stiamo correndo troppo.
Torniamo con i piedi per terra. 
Torniamo alla base: voglio creare un gioco, cosa faccio? Buttati. Parti da Dreams, da RPG Maker o da qualsiasi tool la rete metta a tua disposizione. Sforna idea, prova, cancella tutto, riparti, confrontati con altre persone, acquista nuove competenze, insisti. Lo ribadisco: INSISTI. In fondo è così che si ottengono risultati, non sei d’accordo?

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Francesca Sirtori

Indielover, scrivo da anni della passione di una vita. A dispetto di tutti. Non fatevi ingannare dal faccino. Datemi un argomento e ne scriverò, come da un pezzo di plastilina si ottiene una creazione sempre perfezionabile. Sed non satiata.

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