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Documentario del 1956 annuncia la pandemia. La bufala tech della settimana

Un filmato di sessantacinque anni fa avrebbe profetizzato l’arrivo del Covid. Ma si tratta di un fake

Un documentario del 1956 annuncia la pandemia. O meglio la profetizza, visto che il presunto video sarebbe stato girato sessantaquattro anni prima del dilagare del Covid-19.

Nessuna divinazione: si tratta di una bufala, o meglio di un fake che è quasi diventato un meme. Scopriamo di più sul documentario in questione, e su una specifica famiglia di bufale: le profezie.

Il documentario del 1956 sulla pandemia

Il suo titolo è Avoiding the future plague e, nei titoli di apertura, leggiamo la data di realizzazione: 29 febbraio 1956. È un documentario che dura poco più di 4 minuti.

L’epoca in cui è ambientato è quella della Guerra fredda, quando l’incubo atomico (o comunque del nemico semi-sconosciuto) era all’ordine del giorno.

Ed ecco il contenuto del documentario: una giustapposizione di diversi spezzoni di quegli anni, e una voce fuori campo che si rivolge con perfidia quasi sadica agli utenti.

“Quando pensi al futuro, probabilmente immagini le straordinarie tecnologie che hai visto nei fumetti e nei film. Potresti essere sorpreso di apprendere cosa potrebbe davvero portare il futuro.

Forse la cosa peggiore potrebbe essere l’emergere di una malattia mortale e potenzialmente devastante, pronto a diffondersi da qualche parte in Asia al resto del mondo entro il 2020”.

Subentra poi uno spot pubblicitario, che dovrebbe essere seguito dallo svelamento del “segreto per sconfiggere la pandemia”.

Ma in realtà, come nelle più oliate serie televisive, il video si interrompe senza prestare fede alla promessa fatta agli spettatori.

documentario 1956 pandemia covid

La bufala del documentario

Lo pseudo documentario del 1956 sulla pandemia è stato visto centinaia di migliaia di volte in tutto il mondo, e si sono sprecati i commenti più allarmistici.

Si dà però il caso che il suo creatore, l’autore satirico Max Patrick Schlienger, sia un nostro contemporaneo. E abbia creato e pubblicato il video per due motivi: per il gusto bizzarro di postare qualcosa il 29 febbraio 2020 (giorno che esiste solo negli anni bisestili) e per fare dell’ironia sulla disinformazione sul Coronavirus. Che già allora, ancor prima che la pandemia fosse stata dichiarata tale dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, stava circolando.

L’idea di Schlienger era dunque quella di produrre un video talmente eccessivo nei contenuti da essere riconosciuto subito come falso. In modo che i distributori di fake news sul Covid-19 provassero imbarazzo e desistessero.

Invece ci sono voluti mesi, e un numero impressionante di visualizzazioni e condivisioni, prima che la bufala venisse a galla.

Bufale e profezie

Nel variegato mondo delle bufale, le profezie (chi si ricorda di Nostradamus?) fanno particolarmente presa. Forse perché lascerebbero intendere che l’universo sia governato da un senso più profondo di quello che abitualmente conosciamo, un senso che riaffiora solo di tanto in tanto, tramite piccoli indizi.

Credere a profezie e complotti, come insegnano psicologi e sociologi, ci fa sentire degli iniziati, ci fa sentire parte di progetti e piani segreti che sono celati alla maggioranza. Se noi conosciamo ciò che gli altri ignorano, siamo speciali, siamo migliori, no?

Benissimo. Vogliamo provare a farla noi, una profezia?

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L’influenza spagnola a Londra tra il 1918 e il 1920

La profezia su Elon Musk

Da qualche giorno circola in Rete la notizia secondo cui Von Braun, prima ingegnere aerospaziale per Hitler e poi assunto dal governo statunitense, avrebbe profetizzato in un suo libro del 1952 l’avvento di Elon Musk.

In un passaggio del volume pare che si parli di “un governo marziano composto da dieci uomini”, con a capo un uomo “eletto tramite suffragio universale per cinque anni e chiamato Elon”.

Tenetevi pronti: potrebbe essere la prossima bufala della settimana. Ecco la nostra profezia.

E comunque, abbiamo già sufficienti indizi per dichiarare che, più che di profezia, potrebbe al massimo trattarsi di casualità (e di un paragone un bel po’ forzato).

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I giovani e le fake news: una recente indagine

L’attitudine a credere alle bufale non coinvolge solo i meno giovani e i meno alfabetizzati al digitale. Anzi: forse chi si è formato tra biblioteche ed enciclopedie custodisce una maggiore capacità di comprendere il grado di attendibilità delle fonti.

Un recente focus dell’Ocse (l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) su dati del 2018 relativi alle competenze in lettura dell’indagine Pisa (Programma per la valutazione internazionale degli studenti) è partito da questa domanda: “I quindicenni sono preparati per gestire notizie false e disinformazione?”

Ebbene: in Italia solo il 49% dei ragazzini intervistati riferisce di essere stato messo al corrente del pericolo delle fake news. E ritiene di avere ricevuto a scuola le giuste informazioni per evitare di cadere nelle trappole di chi vuole burlarlo o, ancor peggio, raggirarlo.

Occorre quindi attivare una massiccia campagna di informazione, proprio a favore dei più giovani, più esposti a bufale e fake news sia per la loro età, sia perché trascorrono un maggior numero di ore connessi.

Per fortuna non mancano le contromisure. Da quest’anno, nell’ambito dell’educazione civica è previsto un focus sulle fake news. Ed è nata l’associazione di promozione sociale OsintItalia, per arginare i fenomeni del cyberbullismo e della disinformazione digitale.

Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API

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Autore

  • Claudio Bagnasco

    Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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