Oggi, lunedì 04 luglio 2022, in Papua Nuova Guinea si vota.
Milioni di persone saranno attese alle urne fortemente sorvegliate da oltre 10.000 truppe dell’esercito nazionale.
Di solito, sotto elezioni il Paese viene investito da un’ondata di corruzione e omicidi, che si sommano al malcontento generale della popolazione e alla povertà in cui versa il Paese, nonostante le ricchezze minerarie ed energetiche di cui è in possesso.
Anche la vicina Australia è venuta in aiuto, schierando ben 130 soldati e aerei per garantire il trasporto e lo svolgimento del processo di voto ad oltre 7 milioni di abitanti della PNG (Papua Nuova Guinea).
Il Parlamento unicamerale è composto da 111 seggi, anche se la Costituzione del Paese ne consente fino ad un massimo di 126. I suoi membri sono eletti con voto preferenziale della maggioranza direttamente nei collegi uninominali: 89 locali, 20 provinciali, mentre il mandato del Governo dura al massimo 5 anni.
Il processo delle elezioni in Papua Nuova Guinea comprenderà il periodo di tempo che va dal 4 al 22 luglio 2022.
Intercettato dai giornalisti, il premier James Marape ha dichiarato: “Vogliamo trasparenza, vogliamo responsabilità e soprattutto vogliamo un periodo elettorale sicuro, equo e protetto”.
In PNG Le rivalità elettorali possono sfociare rapidamente in scontri e in spargimenti di sangue, specialmente nelle remote e montuose province degli altopiani.
Durante le ultime elezioni del 2017, gli osservatori dell’Australian National University hanno documentato e denunciato più di 200 omicidi legati alle elezioni, come causa delle irregolarità di quest’ultime.
Secondo le dichiarazioni del Ministero degli interni papuano, gli omicidi legati alle elezioni di questo anno, fino ad oggi sono stati 15, ma si teme possano aumentare proprio durante la fase delicata del processo di voto.
Nella provincia di Enga, secondo le dichiarazioni dei media e della polizia locale, un candidato è stato accusato di aver sparato e ucciso il 26 giugno un sostenitore di un rivale politico.
La sfida politica in Papua Nuova Guinea
A darsi battaglia in queste elezioni sono il premier uscente James Marape, leader di PANGU (Papua and Niugini Union Party) e Peter O’Neill del PNC (People’s National Congress Party).
Il primo ministro Marape, criticato per l’aumento del debito pubblico, arrivato a quota 40% del PIL, vede in calo i consensi anche per la chiusura della miniera d’oro di Porgera e per la gestione dei fondi internazionali legati all’emergenza COVID-19.
Lo sfidante O’Neill invece, non è un volto noto nella scena politica. Egli si è dimesso dalla carica di premier circa 3 anni fa, nel 2019, dopo essere stato accusato di corruzione. Oggi O’Neill ritorna più forte di prima, rappresentando la minaccia nr. 1 per il Governo uscente.
O’Neill ha basato la sua campagna elettorale sul rilancio dell’industria e sull’attrazione in PNG di nuovi investitori privati.
Dall’altra parte, il premier uscente Marape, ha promesso di fare della Papua Nuova Guinea la “nazione cristiana nera più ricca”. Marape ha affermato inoltre che negli anni c’è stata una mancanza di sviluppo nonostante le risorse “donate da Dio” del Paese.
Il Papua Nuova Guinea vanta grandi giacimenti di gas, petrolio, oro e rame.
Le elezioni in PNG sotto la lente degli analisti
Secondo gli osservatori internazionali, le votazioni dovrebbero durare circa18 giorni e l’esito non dovrebbe essere chiaro fino ad agosto di quest’anno.
Gli analisti affermano che il nuovo leader eletto dovrà mettere insieme un governo di coalizione, in un Parlamento dominato completamente dagli uomini. Dalle ultime elezioni del 2017 infatti, non risultano deputate donne elette nel Paese.
In un paese etnicamente diversificato e con più di 800 lingue, gli analisti affermano che gli elettori sono meno interessati alle questioni nazionali rispetto ai vantaggi materiali che i candidati possono apportare alle comunità locali.
Il governo che emergerà dalle elezioni dovrà affrontare sfide significative.
Quasi il 40% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà, secondo un rapporto del 2020 della Banca mondiale. Per quanto riguarda il Covid-19 invece, soltanto il 3% della popolazione ad oggi risulta completamente vaccinata.
L’economia del Paese dipende quasi completamente dalle risorse e dall’agricoltura, nonostante una lieve crescita dopo l’emergenza Covid-19, rimane ancora tutto in salita.
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