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I videogiochi vissuti dal palcoscenico

Il pro player italiano Sloppy e l'analyst desk australiana JessGOAT ci spiegano quali sono le emozioni di vivere il mondo eSport.

Quella dell’eSport è una realtà che sta man mano conquistando terreno in tutto il mondo. Al pari di uno sport tradizionale, anche il mondo eSport vede protagonisti ragazzi molto giovani. Alcuni di loro non hanno idea di come sia il mondo del lavoro tradizionale, eppure, quello dei pro player, è un impiego al 100%. Non è soltanto un giocare senza  scopo. Si fa parte di una società, si percepisce uno stipendio, si deve sottostare a determinati regolamenti.

Spesso però, nonostante la tanta dedizione, non si riesce ad ottenere quello che si vuole. Eppure qualcuno ce l’ha fatta. Qualcuno ha superato questo gradino, ed è pronto a raccontarci la sua storia. pg esport league of legends national media day nationals finale 2019

Vediamo il mondo dell’eSport con gli occhi di chi ci è riuscito

A volte essere semplice spettatori non è abbastanza per capire cosa ci sia dietro. Tante volte vediamo solo il successo tralasciando le difficoltà che possano esserci per conquistarlo.
Essere parte del mondo delle competizioni online è sicuramente molto appagante, ma non così semplice.

Le difficoltà si presentano fin da subito, spesso stroncano i nostri sogni, altre volte invece ci rendono soltanto la vita più complicata. La strada per arrivare in cima è lunga e tortuosa, eppure in diversi hanno coronato il proprio sogno. Quindi ci chiediamo, com’è vivere il videogioco in prima persona?

Naturalmente chi meglio dei veri e propri protagonisti della scena avrebbe potuto rispondere alle nostre domande? Per questo abbiamo chiesto a player e coach del mondo eSport, di raccontarci le loro esperienze. Sogni, desideri, ma anche difficoltà di ottenere quello che si vuole. Uno sguardo direttamente dal palcoscenico insomma!eSports

L’eSport è un sogno che si avvera, ma la sfida è complessa

In realtà vivere di eSport non è così semplice. Prima di poter guadagnare abbastanza è infatti necessario fare parte delle Leghe di massimo livello. In Italia questo viene un po’ meno, ma, nel resto del mondo, la competizione online inizia ad essere molto più supportata. Questo genera un maggior coinvolgimento del pubblico, di sponsor e di conseguenza di team.

A spiegarci come si vive l’eSport fuori dai nostri confini è la criminologa australiana, nota nel mondo di Rainbow Six Siege, Jessica “JessGOAT” Bolden.

Prepararsi a tutto non è facile

Jess è stata anzitutto una giocatrice competitiva di Rainbow Six Siege, poi un’analista di un professional team, in seguito un coach (anche di un team italiano) e infine una commentatrice/desk analyst. Per chi non lo sapesse, infatti, ha presenziato al Six Invitational 2020 proprio in quest’ultimo ruolo.

Sebbene abbia giocato solo in Tier 2, essere un giocatore non è facile. Devi allenarti a tempo pieno e spesso non riesci a mettere molto da parte, soprattutto se non sei un professionista con uno stipendio. Puoi allenarti fino a 9 ore al giorno a seconda del programma di allenamento delle squadre e del programma di amministrazione. Il che può davvero influenzare la tua motivazione e mentalità. Ma è gratificante lavorare con altri quattro giocatori per un obiettivo comune e vedere i progressi su base settimanale.”

Spesso, quando parliamo di eSport, ci vengono in mente soltanto i giocatori. Il primo pensiero va giustamente a loro, gli atleti. Eppure, in questo panorama, non sono gli unici attori. Dunque, vista l’esperienza di JessGOAT, abbiamo voluto scavare un po’ di più, chiedendole come fosse essere un coach.

“Per quanto riguarda essere un allenatore, molte persone non se ne rendono conto ma, in qualità di coach, segui tutti gli allenamenti e poi scrivi feedback. Oppure fai amministrazione o ti prepari per le partite e crei strategie, il tutto assicurandoti di essere lì per tutti gli allenamenti/riunioni relativi ai giocatori. Essere un allenatore, specialmente se non hai altro personale di supporto, è molto difficile. Devi essere in grado di lavorare sotto stress per lunghi periodi di tempo, oltre a trasportare il bagaglio di cinque giovani giocatori e affrontarlo situazione per situazione. C’è molto di più nel coaching del semplice dare feedback o conoscere il gioco.” pg nationals 2019 rainbow six siege

Non è tutto rose e fiori

Al pari degli sport tradizionali, anche l’eSport integra figure esterne ai giocatori. Spesso però sembra che questo sia un fattore un po’ sottovalutato. Eppure, nell’arco della propria carriera, i giocatori potrebbero subire cali emotivi, specialmente dopo una sconfitta. Sembra che questo fattore sia un po’ sottovalutato, seppure sia da ritenersi fondamentale. D’altro canto negli sport tradizionali questa figura è quasi sempre presenta, ma è davvero così?

Un mental coach o uno psicologo è altamente sottovalutato nel mondo degli eSport. È un fattore comune in quasi tutti gli sport tradizionali, tuttavia l’importanza di questo negli eSport si vede solo nei grandi nomi. Giochi come CSGO e LoL, ad esempio, vedono organizzazioni che hanno il proprio professionista che lavora con i giocatori su base dedicata. Ciò dimostra che ci sia molto di buono nell’avere un mental coach. Purtroppo però, spesso per cause finanziarie, giochi come Siege, hanno visto poco o niente di questo tipo di supporto personale”. Ci spiega JessGOAT. pg nationals 2019 rainbow six siege

Non esiste una sola risposta, nell’eSport tutto può cambiare

Una cosa importante nel mondo dell’eSport è il cambiamento. I giochi, infatti, non sono statici, ma subiscono modifiche nel corso della loro storia. Ci sono patch, aggiornamenti e rivisitazioni di armi e mappe. Cosa distingue un giocatore da un pro-player? La capacità di adattarsi.
Ci sono giochi più o meno affetti da tale fattore, Rainbow Six è uno di questi. JessGOAT ci spiega il motivo.

“I giocatori devono essere preparati a tutto. Le mappe cambiano quasi ogni stagione e con l’introduzione di almeno due fattori che cambiano il gioco ogni stagione, i giocatori devono essere pronti ad affrontare il nuovo operatore o gadget e imparare come usarlo o combatterlo…o non riusciranno a starci dietro. L’adattamento è un’abilità chiave all’interno del gioco di Siege, così come all’esterno. Solo i giocatori che sono in grado di tenere il passo, mantengono il livello professionale.”

L’importanza dell’immagine

Un aspetto che in molti sottovalutano è quello dell’immagine. Essere un professionista non è solo giocare o allenare bene, ma è vestire un team. Essere un campione, nell’eSport, come in altre realtà, è anche essere in grado di dare il buon esempio. Quanto è determinante il comportamento sui social? L’opinione sui social, può davvero influenzare il lavoro di un professionista?

“I giocatori rappresentano organizzazioni e marchi e le loro opinioni nel mondo online non possono essere cancellate una volta create. Quindi molti giocatori devono stare attenti. Spesso, tuttavia, non lo sono e ciò causa problemi. L’immagine può essere importante, ma non è sempre un fattore decisivo in quanto il gioco è ancora giovane e richiede una maggiore crescita.” Così si esprime Jess in merito, focalizzandosi sulla sua personale esperienza nel mondo di Rainbow Six Siege.

Conosco meglio di chiunque altro come il proprio comportamento online influenzi la propria reputazione. Sono una persona straordinariamente schietta che dice molte cose, il che mi ha fatto guadagnare un sacco di odio online durante il mio tempo sui social media. Ce ne sono molti altri nella community di Siege che sono controversi o schietti e ricevono un sacco di odio online. Il problema è che gran parte di questo odio non riflette in modo corretto e accurato la professionalità della persona nel suo ruolo ed è il motivo per cui queste persone continuano a avere successo nel settore nonostante l’avversione di molti utenti online. Molti di noi assumono persone per creare storie negli eSports e creare narrazioni. Tuttavia, molti membri non informati della comunità non lo capiscono. In definitiva, la reputazione è influenzata, ma quanto questa reputazione online influenzi il successo delle persone è una cosa completamente diversa.”

Un po’ di Italia nell’eSport mondiale

sloppy esport rainbow six siege

Abbiamo visto che il mondo dell’eSport è pieno di sfide e difficoltà, eppure qualcuno ce l’ha fatta. Non parliamo solo di giocatori internazionali. Da poco tempo, infatti, l’italiano Manuel, in arte Sloppy, è entrato nella Pro League di Rainbow Six Siege, diventando uno dei nuovi membri del team americano Tempo Storm.

Abbiamo quindi voluto scambiare due parole con il giovanissimo ragazzo che, debuttando con il team Outplayed, è ora sbarcato in eccellenza.

Sono Manuel, gioco competitivo da 4 anni e la passione per il gaming mi è stata trasmessa da mio papà all’età di 9 anni. La mia passione per i videogiochi nasce, come già citato, all’età di 9 anni. Inizialmente utilizzavo il PC per delle simulazioni aeree paragonabili alla realtà. All’età di 17 anni, dato i miei risultati contro noti team europei/italiani, capii che avrei potuto guadagnare facendo quello che realmente mi piace, ovvero competere”.

L’eSport non è solo giocare bene

Essere un professionista non è solo giocare. Sloppy ci spiega qualcosa di più sul mondo eSport.

Abbiamo tante regole che ci vengono imposte e altre che dobbiamo saperci dare. Io, per esempio, prima di ogni allenamento devo fare determinati esercizi fisici per far sì di essere pronto a livello fisico/mentale”.

Quanto è semplice coronare un sogno? “Beh devo dire che è stato parecchio difficile arrivare dove sono ora, ho fatto tanti sacrifici e ho dovuto rinunciare a tante cose. La mia determinazione ha fatto sì che non mollassi prima”.

Il problema principale che affligge l’eSport italiano è, per Sloppy, legato sia alla nostra mentalità sia alla poca “diffusione del verbo”.

Penso che la mentalità di molti giocatori debba cambiare, noi italiani siamo persone molto emotive e nell’esport l’emotività può esistere solamente quando vinci. Inoltre, i nostri content creator dovrebbero spiegare che cosa sia l’esport al loro pubblico, in quanto questo argomento è per lo più sconosciuto alla maggior parte dei giocatori”. Six Invitational montreal esport

Che emozioni si provano da quel lato del palco?

“Scegli il lavoro che ami e non lavorerai mai, neanche per un giorno in tutta la tua vita!”

Lavorare è sempre impegnativo, che ci piaccia oppure no. Però, è anche vero che, fare qualcosa che ci aggrada, lo rende sicuramente meno “duro”. Che cosa si prova a vivere quello che è un sogno? È sempre facile, oppure l’ansia assale anche i professionisti? Che emozioni si provano dall’altro lato del palco?

Sloppy, sembra non temere in alcun modo il palco. “Ancora non ho avuto modo di giocare una lan della Pro League, ma per quanto mi ricordo, quando giocavo le lan nazionali in Italia mi sentivo a mio agio e mi faceva piacere sapere che ad ogni mia azione c’era un pubblico pronto a mostrare il proprio supporto”.

Cosa succede se il palco è davvero grande?

Ma quando il palco si fa davvero grande e gli spettatori sono centinaia di migliaia? Le gambe iniziano a tremare, oppure la passione che muove il sogno fa scomparire tutto in un respiro? Parlare davanti ad un pubblico, in carne ed ossa, reale, in uno spazio immenso, fa paura?
Chi meglio di JessGOAT poteva dare la risposta che cerchiamo, lei che, quest’anno, è stata una delle voci del Six Invitational.

L’atmosfera all’Invitational era irreale. L’anno precedente ero lì come allenatrice. Quest’anno sono stata lì come analista/esperto di gara. Ho capito che c’erano centinaia di migliaia di persone che osservavano me e i miei co-analisti e ho sentito che eravamo il ponte tra il torneo e gli spettatori. Questo ci ha permesso di dipingere un quadro più chiaro per il pubblico, che è straordinariamente importante negli eSport, poiché Siege ha un complesso sistema di meccaniche. Devi lasciare i nervi nella stanza d’albergo quando fai questo tipo di eventi. Sono giorni lunghi, pieni di pressione e può essere abbastanza emotivo quando è la tua passione. È stato fantastico essere all’apice di ciò che riguarda il mondo eSport di Rainbow Six Siege.”

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Autore

  • Giulia Garassino

    Ingegnere Aerospaziale da sempre amante di videogiochi e tecnologia. Cresciuta con Crash Bandicoot, Spyro e Metal Slug. Competitiva sugli FPS, non si lascia scappare platform, hack & slash e GDR. Il mio titolo preferito? Nier Automata. Il gioco su cui ho speso più ore? Battlefield, che domande! Eppure, una grandissima fetta del mio cuore è occupata da Fable, amore di vecchia data. Dimenticavo, ho provato così tante tastiere che, ad occhi chiusi, potrei dirvi che switch montano!

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