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Facebook patteggia per discriminazione nelle assunzioni

Secondo il Dipartimento di Giustizia favoriva i lavoratori stranieri

Facebook ha raggiunto patteggiamenti separati per 14,25 milioni di dollari con il Dipartimento della Giustizia e del Lavoro, perché avrebbe favorito le assunzioni di lavoratori stranieri, un atto visto come discriminazione verso quelli americani. I patteggiamenti arrivano dalle accuse dell’amministrazione Trump nel 2020 per l’assunzione di 2600 lavoratori fra il 2018 e il 2019.

Facebook patteggia per la discriminazione nelle assunzioni

Secondo le accuse del Dipartimento di Giustizia e quello del Lavoro americani, Facebook avrebbe commesso una discriminazione nelle assunzioni. Infatti avrebbe intenzionalmente progettato un processo di reclutamento pensato per dissuadere i lavoratori americani. Facebook avrebbe effettivamente assunto 2600 lavoratori con il permesso di soggiorno H1B. Facebook dovrà pagare 4,75 milioni di dollari al governo federale e 9,5 milioni alle possibile vittime della discriminazione.

Un portavoce dell’azienda commenta: “Benché crediamo fermamente di aver raggiunto gli standard del governo federale nelle nostre pratiche di certificazione del lavoro permanente, abbiamo raggiunto la fine delle cause e vogliamo andare oltre con il nostro programma. Che è una parte importante del nostro piano per l’immigrazione. Queste risoluzioni ci permettono di continuare a focalizzarci nell’assumere i migliori costruttori sia dagli Stati Uniti che da tutto il mondo e supportare la nostra comunità di immigrati altamente qualificati che stanno cerando residenza permanente”.

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I patteggiamenti, per quanto relativamente poco significativi rispetto ai guadagni di Facebook, rappresentano la più alta somma raccolta dal Dipartimento di Giustizia utilizzando la Immigration and Nationality Act. Il magistrato Kristen Clarke ha commentato: Facebook non è al di sopra della legge e deve attenersi alle leggi federali sui diritti civili della nostra nazione, che proibiscono pratiche discriminatorie nelle assunzioni e nel reclutamento. Le aziende non possono mettere da parte certe posizioni per chi ha il permesso di soggiorno per via del loro status di cittadinanza o immigrazione”.

Potete leggere per intero il documento rilasciato dal Dipartimento della Giustizia americano a questo indirizzo.

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Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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