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George Floyd picchiò una ragazza? La bufala tech della settimana

È una fake news la notizia secondo cui il simbolo di Black Lives Matter avrebbe percosso una certa Araceli Hernandez

George Floyd vittima di una bufala postuma.

Il quarantaseienne afroamericano ucciso da un poliziotto a Minneapolis il 25 maggio del 2020 è al centro di una fake news.

Si tratta anche stavolta, come spesso accade, di una bufala mal congegnata. Che ripesca e travisa in modo maldestro una notizia non recentissima. Ma che, nonostante ciò, è riuscita ad avere una certa eco mediatica. Siamo alle solite: l’interesse a mettere in circolo notizie infondate, specie per gettare discredito su persone o (come in questo caso) un movimento, unito al desiderio da parte degli utenti della Rete di venire a conoscenza di scoop sensazionali, può fare faville.

Scopriamo cosa è successo.

La bufala su George Floyd

L’incresciosa bufala che riguarda George Floyd ha attecchito nel nostro Paese grazie anche a un cinguettio diffuso su Twitter da simpatizzanti del movimento complottista di estrema destra QAnon.

Secondo la fake news, una donna incinta di nome Araceli Hernandez sarebbe stata picchiata brutalmente da George Floyd. L’afroamericano sarebbe entrato nell’abitazione della donna alla ricerca di droga e denaro. Dopo averla minacciata puntandole una pistola alla pancia, l’avrebbe percossa selvaggiamente.

La notizia, peraltro, era già circolata nel 2020, poco dopo l’uccisione di George Floyd. Ma allora i contorni del meme erano differenti, anche se identico resta il grado di aderenza alla realtà: nessuno.

Perché la notizia della violenza di George Floyd è una bufala

La ricostruzione dei fatti porta a bollare come bufala la notizia circolata in Rete.

Cominciamo col dire che la ragazza ritratta nella foto non risponde al nome di Araceli Hernandez bensì a quello di Andrea Sicignano. Ossia di una ragazza ventisettenne americana residente a Madrid, che nel dicembre del 2018 ha purtroppo subito una violenza nel quartiere di Aluche.

La ragazza aveva coraggiosamente denunciato l’accaduto in un post su Facebook il 19 dicembre. E sette giorni più tardi, il 26, la notizia era stata diffusa dal quotidiano spagnolo El País.

Il (debole) collegamento tra la bufala e George Floyd

Il collegamento tra la fake news e Floyd, seppure esile, c’è.

E dimostra come sia strampalata l’origine di molte delle bufale che circolano in Rete. Il nome sovrapposto a quello di Andrea Sicignano, ossia Araceli Hernandez, non è del tutto inventato.

È stato più o meno volutamente storpiato (Araceli anziché il corretto Aracely Henriquez), e rimanda a una donna che risulta legata alle vicende giudiziarie di George Floyd.

Tuttavia stiamo parlando di un episodio di rapina aggravata del 2009, che lo stesso Floyd ha ammesso di avere compiuto. Ma che non è stato aggravato da alcuna aggressione alla donna.

La prima bufala contro Floyd: giugno 2020

Una prima bufala ai danni di George Floyd era già stata diffusa nel giugno del 2020, nemmeno un mese dopo la sua morte per soffocamento.

Anche allora era stata utilizzata la foto che Andrea Sicignano aveva postato su Facebook per denunciare la violenza subita nel 2018. Ed è stata proprio Andrea, allora, a intervenire denunciando l’uso distorto della sua immagine.

La Sicignano ha scritto su Facebook il 12 giugno 2020: “Da ieri circola su internet una mia foto. La foto mi è stata scattata in un letto d’ospedale in Spagna dopo essere stata violentemente picchiata e violentata da uno sconosciuto.

Ho pubblicato la mia storia più di un anno fa per usare la mia voce per diffondere consapevolezza e incoraggiare altre donne a parlare delle ingiustizie che hanno dovuto affrontare. Oggi la mia foto viene usata come propaganda politica-esca per far credere alla gente che George Floyd meritasse di morire. Sono disgustata e umiliata, non per me stessa, ma per il mio Paese.”

Un attacco a Black Lives Matter

Il tentativo di infangare la figura di George Floyd potrebbe essere una mossa indiretta per gettare discredito su Black Lives Matter.

Ricordiamo che Black Lives Matter è un importante movimento internazionale contro il razzismo, nato nel 2013 dopo l’assoluzione di George Zimmerman, che aveva sparato al diciassettenne afroamericano Trayvon Martin, uccidendolo.

Da qualche anno il movimento riceve l’appoggio di personaggi sportivi di spicco, il cui gesto di simbolica adesione è quello di inginocchiarsi durante gli inni nazionali.

Chi segue il Campionato europeo di calcio avrà notato che le varie nazionali si stanno dividendo tra chi aderisce o meno all’iniziativa. E la squadra italiana, va aggiunto per dovere di cronaca, sta veleggiando in una posizione ambigua che finora non le sta facendo troppo onore.

L’assassinio di George Floyd

Vale la pena di ricordare brevemente che George Floyd è stato ucciso il 25 maggio del 2020 a Minneapolis dopo essere stato fermato dall’agente di polizia Derek Chauvin. Il commesso di un negozio aveva accusato Floyd di un tentato acquisto con una banconota falsa.

Chauvin, tenendo il ginocchio sul collo di Floyd per più di nove minuti, ne ha causato la morte per soffocamento (avvenuto dopo il trasporto in ospedale).

Recentemente, l’allora diciassettenne Darnella Frazier ha vinto il Premio Pulitzer grazie al video – girato con il suo smartphone – che testimonia l’agonia di George Floyd.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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