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La macchina del tempoRubriche

L’immortale yo-yo. La macchina del tempo

Il gioco maestro nel riciclarsi di generazione in generazione

Potremmo iniziare questo articolo con una frase ormai insopportabilmente retorica (anche se non priva di una sua verità): “Quando eravamo giovani noi, ci divertivamo con niente”.

Oppure potremmo iniziare svelandovi un piccolo (ma sorprendente) fatto capitatoci pochi giorni fa. Ovvero nostra figlia di dieci anni che rincasa tutta contenta ed esclama: “Babbo, lo zio mi ha regalato uno yo-yo con la frizione!” Lo yo-yo ha la frizione? E da quando?

Ma soprattutto: cosa c’entra un ipotetico inizio con l’altro?

Oh, c’entra eccome, perché oggi vi parleremo del mitico e intramontabile yo-yo. Il gioco in teoria più semplice del mondo (esatto, per chi “si diverte con niente”). Ma che in alcune versioni degli ultimi anni può raggiungere insospettabili complessità di realizzazione e di utilizzo.

Cos’è, intanto, lo yo-yo? E si è sempre e solo chiamato così?

Yo yo with counter weight

Lo yo-yo (o rocchetto)

Lo yo-yo (questa la grafia corretta, ma è fin troppo facile sbagliarsi e scrivere yoyo o yo yo) in Italia è anche noto, specie alle generazioni dei nostri padri e nonni, come rocchetto.

Il rocchetto in effetti è un supporto su cui si avvolge il filo, per poterlo così svolgere in modo ordinato. Ed ecco svelato cosa mai sia lo yo-yo: almeno nelle versioni primitive e più rudimentali, altro non è se non un gioco consistente in due coppette (solo di legno, ai tempi che furono) unite da un’asse centrale. All’asse è avvolto un cordino di cotone o di fibra sintetica.

Da qui in poi, è magia. E lo è grazie al gioco combinatorio di due forze cinetiche, quella rotazionale e quella traslazionale (cioè, in soldoni, grazie al fatto che lo yo-yo, srotolandosi, ruota e scende verso il suolo).

Con il giusto colpo di polso, i più abili erano e sono in grado di far riavvolgere il gioco, sotto lo sguardo stupito dei presenti.

Non era mica facile: non per caso, lo yo-yo è anche adoperato nella giocoleria, e si tengono tornei ed esibizioni nei quali i campioni mostrano notevolissimi tricks.

Lo yo-yo e la semplicità realizzativa

Lo yo-yo affascinava e affascina per almeno due motivi, ed entrambi hanno a che fare con la sua essenzialità.

Il primo riguarda la composizione: due coppette in legno, un’asse e un cordino, e il gioco era fatto. “Un passatempo sano ed economico”, come campeggia sulla Settimana Enigmistica.

Sano, economico e straordinariamente longevo: le sue prime tracce appaiono in documenti greci del 500 a.C.

Lo yo-yo e la semplicità esecutiva

Ma il fascino ancora più profondo lo yo-yo lo ricava dalla elementarità necessaria a farlo funzionare.

Oggi esistono giochi di società consigliati per bambini dai 5 anni in su, che hanno manuali di istruzioni di centoquarantotto pagine. Nonostante le quali succede immancabilmente che, arrivati a un certo punto dell’azione, ci si ritrova in un’impasse non prevista dalle istruzioni, per il quale nessuno ci potrà mai spiegare come proseguire, o come cavarcela.

Un tempo c’erano le trottole. Si lanciavano e si stava lì ad ammirarle, punto e basta. Un gioco non doveva necessariamente essere un Bignami di sviluppo di competenze approvato da Maria Montessori, dal Garante della Privacy e dal WWF.

Lo stesso dicasi per lo yo-yo: si trattava di bei giochi dal punto di vista estetico. E di un semplice sì-no, o la va o la spacca: lo si lanciava, e si era capaci di farlo riavvolgere o meno. Noi appartenevamo alla seconda categoria, ma non ditelo a nessuno.

Gli yo-yo con la frizione

Dicevamo che oggi lo yo-yo, nelle versioni più evolute, permette di compiere straordinarie evoluzioni.

E qui torniamo al misterioso discorso iniziale sullo yo-yo a frizione. Sì, perché accanto a quelli tradizionali, esistono yo-yo che una volta srotolati continuano a girare (a sfruttare, cioè, l’energia cinetica rotazionale), permettendo così di essere riavvolti con il minimo sforzo.

In realtà le suddivisioni tra le varie tipologie di questo giocattolo eterno sarebbero più sottili, e ciascuna dà vita a differenti stili di gioco. Ma accontentiamoci.

YoyoFactory One Yoyo - Nero (dal Principiante al...
  • Bassa manutenzione, pronto per essere giocato direttamente quando rimosso dal pacchetto.
  • Dal principiante all'avanzato: nel pacchetto ONE sono inclusi due cuscinetti a palle, ideali per i diversi livelli di...
  • Con una forma di farfalla leggermente più piccola, ONE si adatta perfettamente a qualsiasi dimensione di mano, anche le...

Lo yo-yo all’epoca del metaverso

Il gioco dello yo-yo, oltre che bello, è furbo.

Perché sia appunto considerabile un “giocattolo eterno”, ha dovuto fiutare i tempi moderni e adattarsi.

Venderebbe ancora molto, oggi, lo yo-yo tradizionale? No, e per almeno due motivi. Il primo è che abbiamo clamorosamente perso le abilità manuali: diteci di scrivere un messaggio di cinquecento caratteri in un minuto e lo faremo fischiettando, ma non chiedeteci di usare chiodo e martello.

Il secondo motivo: avrebbe presa, oggi, uno smunto giocherello in legno, da lanciare e far su, e null’altro?

E allora ecco lo yo-yo a frizione, ed eccolo in mille sgargianti e coloratissime versioni, o con cuscinetti a sfera per mirabolanti evoluzioni.

La trottola, riposta nel fondo di qualche cassetto, pensa ai gloriosi tempi in cui lei e lo yo-yo erano amici, e insieme facevano faville. E si sente un po’ tradita.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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