Oggi, 17 giugno, è la Giornata mondiale per la lotta alla desertificazione e alla siccità.
La ricorrenza è stata indetta dalle Nazioni Unite nel 1995, ed è superfluo aggiungere che – ahinoi – si tratta di un problema sempre più urgente, che mostra dati sempre più allarmanti.
È stata scelta la data del 17 giugno perché quel giorno del 1994, a Parigi, la Convenzione delle Nazioni Unite per combattere la desertificazione (UNCCD) aveva ricevuto le prime firme di adesione da parte di diversi Paesi.
La Convenzione sarebbe poi entrata in vigore nel dicembre del 1996, dopo l’adesione del centocinquantesimo Stato.
La ricorrenza ha l’obiettivo di sensibilizzare sui due argomenti, e di trovare nuovi strumenti per prevenire la desertificazione e contrastare la siccità.
“Resistere insieme alla siccità”
Ogni anno, la Giornata ruota intorno a un tema specifico. Che quest’anno è “Rising up from drought together” (“Resistere insieme alla siccità”).
L’allarme è stato lanciato dall’ultima conferenza dell’UNCCD, svoltasi lo scorso 11 maggio. Ed è stato raccolto anche dal nostro Ministero della Transizione ecologica.
Che in una nota si è così espresso: “La siccità è uno dei disastri naturali più distruttivi, poiché causa impatti severi quali perdite di raccolti su vasta scala, incendi e stress idrico. Esacerbata dal degrado del suolo e dai cambiamenti climatici, la siccità sta aumentando con ritmi crescenti. Anche l’Italia è colpita da questo fenomeno”.
Quest’anno l’evento globale della Giornata mondiale per la lotta alla desertificazione e alla siccità si svolgerà a Madrid.
La desertificazione: definizione, cause e possibili interventi
Come ricordavamo lo scorso anno in un articolo, la desertificazione è, secondo l’UNCCD, la “degradazione delle terre in aree aride, semi aride, e subumide principalmente causata dalle attività umane e dal cambiamento climatico”.
È del tutto evidente, dunque, il ruolo dell’uomo. Che, così come le causa, ha la possibilità di agire contro desertificazione e siccità.
Le modalità le indica sempre la Convenzione: occorrono interventi a livello locale nelle zone colpite dai fenomeni, ma allo stesso tempo azioni su scala internazionale per modificare i meccanismi di ipersfruttamento delle risorse.
Fondamentale, anche se ambiziosissima, è la necessità di raggiungere ove più possibile un dignitoso livello di sicurezza alimentare, allo scopo di “contribuire a creare le basi per uno sviluppo sostenibile nei paesi affetti da desertificazione”.
Metà pianeta a rischio entro il 2050
Sempre secondo l’ultima conferenza dell’UNCCD, la siccità è aumentata del 29% dal 2000, e colpisce circa 55 milioni di persone ogni anno.
Entro il 2050, le zone aride potrebbero coprire tra il 50 e il 60% di tutta la superficie terrestre. Il che significherebbe anche qualcosa come tre quarti della popolazione mondiale, che vive in queste aree, in condizioni di grave scarsità d’acqua.
L’indagine dell’Ispra
Purtroppo, dati e numeri sono sempre meno confortanti.
Un recente report dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) porta pessime notizie sia per l’ambiente che, più nel dettaglio, per il nostro Paese.
A livello globale, si legge nel rapporto, “tutto il pianeta è soggetto a fenomeni di degrado del territorio e del suolo rapidamente crescenti, che minano la fornitura dei servizi ecosistemici sui cui si fonda la vita umana e che è il risultato di azioni di sovrasfruttamento indotte dall’uomo, causando il declino della sua fertilità, della biodiversità che ospita, con evidenti danni complessivi anche alla salute umana, azioni i cui impatti sono fortemente inaspriti dai cambiamenti climatici”.
I dati sono impietosi: il 70% delle aree libere dai ghiacciai sono state alterate dall’uomo. E ben 500 milioni di persone vivono oggi in aree del tutto desertificate.
Anche l’Italia a rischio
Il problema non è solo altrove. Sempre il report dell’Ispra mostra come la desertificazione stia prendendo piede anche nel nostro Paese. Il fenomeno è già evidente su circa il 28% del nostro territorio. Non solo, come si penserebbe, nelle zone meridionali, ma anche in regioni come Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna.
L’indagine IPSOS
Una ricerca IPSOS ci dice che, quanto meno, il problema della desertificazione e della siccità sono percepiti come preoccupanti dal 62% del campione intervistato. Percentuale che sale all’83% se si pensa al futuro.
Il 56% teme per le conseguenze sull’agricoltura e il 25% per i fenomeni di prolungata siccità. Nei pensieri del 24% degli intervistati c’è lo scioglimento dei ghiacciai, e in quelli del 19% per la presenza di fenomeni atmosferici sempre più brevi e intensi.
La speranza è che la consapevolezza possa essere lo stimolo per passare all’azione, e adottare comportamenti meno indiscriminati nei confronti del territorio.
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