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Green pass falsi su Telegram: prima la truffa, poi il ricatto

Scattata l’operazione Fake pass: la Polizia postale ha sequestrato 32 canali Telegram

Con l’operazione Fake pass la Polizia postale ha inferto un duro colpo al giro di green pass falsi attivo da qualche tempo su Telegram. Sono stati sequestrati 32 canali, e stanno proseguendo perquisizioni e sequestri da parte degli inquirenti. Tra gli indagati ci sono anche due minorenni.

Il gruppo di persone che vendeva certificati verdi ai no-vax sfruttando i canali Telegram, che si è anche vantato pubblicamente delle sue malefatte, è finito nella rete della Polizia postale. L’operazione è scattata a Roma, Milano e Bari. E ha preso di mira un traffico che in realtà è attivo da diverse settimane, come avevamo segnalato già in un articolo dell’11 luglio.

Vediamo tutti i dettagli della vicenda, partendo proprio dall’operazione della Polizia scattata ufficialmente nelle prime ore della giornata odierna.

green pass falsi

L’operazione Fake pass e i green pass falsi

Da stamattina le Forze dell’ordine sono in azioni per sgominare il giro di compravendita di green pass falsi.

Sono stati individuati e sequestrati 32 canali Telegram che vendevano passaporti vaccinali fasulli, a uso dei no-vax. Le perquisizioni e i sequestri sono scattati in tutta Italia nei confronti degli amministratori dei gruppi.

Le operazioni sono condotte dagli investigatori della Polizia postale di Roma, Milano e Bari, con il coordinamento delle procure della Repubblica dei tribunali di Roma, Milano e dei minorenni di Bari. Sì, perché anche due minorenni sono coinvolti nel raggiro.

La vendita dei green pass falsi: i messaggi esca

“Ciao, ti spiego brevemente come funziona. Attraverso i dati che ci fornisci (nome e cognome, residenza, codice fiscale e data di nascita) una dottoressa nostra collaboratrice compila un certificato vaccinale e (quindi sì, risulti realmente vaccinato per lo Stato) e da lì un green pass”.

Ecco un esempio di messaggio, già contenente un paio di frasi ben poco rassicuranti, con cui i canali Telegram attiravano chiunque fosse interessato a ottenere un green pass senza passare attraverso la vaccinazione.

La truffa

Come funzionava l’acquisto del green pass falso?

Già in moto dall’inizio di luglio (non solo per vendere certificati verdi fasulli ma addirittura anche fiale di vaccino), i canali Telegram si sono moltiplicati una volta annunciato dal Governo che il green pass sarebbe stato obbligatorio dal 6 agosto.

Per avere un green pass falso tramite un canale Telegram bisognava pagare tra i 120 e i 500 euro. Tramite criptovaluta, con buoni regalo o acquisto, oppure con carte prepagate o bonifico. Naturalmente, i truffati dovevano anche fornire alcuni dati sensibili come nome e cognome, residenza, codice fiscale e data di nascita.

Il documento, all’apparenza reale, si basava in realtà su un Qr Code elaborato a tavolino o, peggio, copiato da chi lo aveva esibito sui social. Così, davanti a un controllo incrociato con i dati anagrafici, il certificato sarebbe risultato falso. E avrebbe messo nei guai anche chi lo ha acquistato.

Il ricatto

I produttori di green pass falsi che agiscono tramite Telegram sembra davvero che non abbiano alcun senso del pudore.

Perché, quando chi ha ingenuamente acquistato un certificato falso presso uno dei canali provava a protestare, si è sentito dare risposte come quella fornita da Greenpass Italia, canale Telegram che vanta decine di migliaia di iscritti. Leggiamola: “I clienti, gli stessi che adesso cercano di minacciarci, ci hanno fornito i loro documenti, i loro recapiti e hanno addirittura pagato fornendo prove del pagamento, tutte prove che abbiamo accuratamente archiviato consci che sarebbe successo questo.

Minacciare un’identità ignota quando si è totalmente disarmati è da stupidi”. Ma il capolavoro inizia ora, con la richiesta di “inviare un pagamento di 350 euro in bitcoin” entro 24 ore. Hai dubitato di noi? E ora che siamo in possesso dei tuoi dati, ti tocca pure pagarci un riscatto (che è più adeguato chiamare ricatto).

green pass falsi telegram

Il tragicomico paradosso

Non si sa ancora se i dati in possesso dei truffatori, e oggetto del ricatto, sarebbero poi finiti nel dark web o in mano alla Polizia postale.

Di sicuro, la tentazione di ironizzare sui no-vax è forte. Costoro si oppongono alla vaccinazione ma, nel caso di chi ha tentato di acquistare un green pass falso, pretendono di godere degli stessi privilegi dei vaccinati.

Però lo fanno compiendo un’ingenuità clamorosa, fidandosi cioè di una pratica palesemente truffaldina. In più, in alcuni casi, esibiscono una doppia ingenuità, andando poi a chiedere spiegazioni agli stessi truffatori (e finendo sotto ricatto).

E dire che sarebbe bastato vaccinarsi. Legalmente e gratuitamente.

Ultim’ora: il comunicato della Polizia postale

Alle ore 10.42 di oggi è apparso sulla pagina Facebook della Polizia postale un comunicato. Dove leggiamo, tra l’altro: “Le indagini sono scaturite da un capillare monitoraggio della rete internet, attraverso il quale, gli specialisti della Polizia Postale, tramite complesse analisi tecniche e finanziarie della block chain, la tecnologia alla base delle criptovalute, sono riusciti ad individuare i canali di vendita e ad identificarne gli amministratori.

Erano migliaia gli utenti iscritti ai canali su note piattaforme di comunicazione dove veniva proposta, con garanzia assoluta di anonimato, la vendita dei green pass falsi, da pagare in criptovaluta o buoni acquisto di piattaforme per lo shopping on-line, ad un prezzo compreso tra i 150 ed i 500 euro.”

E ancora: “Si rammenta che qualsiasi certificato green pass originale non può essere falsificato o manomesso poiché ogni certificazione viene prodotta digitalmente con una chiave privata del Ministero della Salute che ne assicura l’autenticità. Ad ogni controllo con la preposta App ufficiale VerificaC19, viene interrogata la banca dati ministeriale contenente l’elenco ufficiale della popolazione vaccinata e, di conseguenza, un QR-CODE generato con una certificazione non autentica, non supererebbe la procedura di verifica.”

Lo dice anche in una breve videointervista Ivano Gabrielli, della Polizia postale, Direttore del CNAIPIC (Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche). Le sue parole: “Mai fornire i propri dati personali a soggetti che stanno svolgendo attività criminali. Non esistono green pass falsi. Esistono solo green pass validi, che vengono validati dopo l’incrocio dei dati da parte dell’app VerificaC19”.

Telegram e i no vax

Sembra che lo scarso controllo sui canali Telegram crei il terreno fertile per i no vax.

Qualche giorno fa è addirittura è riaffiorata la protesta Io apro, già apparsa a gennaio. Si tratta di una mappatura dell’Italia con i bollini degli esercizi, ognuno con l’icona della categoria di appartenenza, che rifiuteranno di attenersi all’obbligo di richiedere il pass e di tracciare i clienti.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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