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Dentro la Canzone – I Left My Heart In San Francisco, l’eterna voce di Tony Bennett

"My love waits there in San Francisco"

Negli scorsi giorni il mondo della musica ha dato l’ultimo saluto a Tony Bennett, probabilmente l’ultimo vero cantante crooner della tradizione statunitense, che si è spento venerdì 21 luglio all’età di 96 anni. In questo episodio di Dentro la Canzone abbiamo quindi deciso di omaggiare una delle voci più influenti della storia della musica leggera, raccontandovi la storia e il significato di una delle sue canzoni più iconiche: I Left My Heart In San Francisco.

Nel corso degli anni la canzone è diventata non solo un elemento fisso nella scaletta di Bennett, richiesta a gran voce dai fan, ma anche un brano simbolo della città californiana. In effetti però Bennett non era di San Francisco, anzi, è nato, cresciuto e vissuto sulla costa opposta, a New York, dove si è anche spento pochi giorni fa.

La storia di I Left My Heart in San Francisco: da Claramae Turner a Tony Bennett

Come spesso accade per le grandi canzoni, la storia di I Left My Heart In San Francisco è decisamente affascinante. Difatti il brano non fu scritto da Bennett, che nel pieno rispetto della tradizione crooner era più un interprete che un autore. La canzone nasce nel 1954 dal lavoro a quattro mani di George C. Cory, Jr. (che ne compose la musica) e Douglass Cross (che ne scrisse il melanconico testo). In realtà la canzone era stata originariamente scritta per la cantante lirica Claramae Turner, che iniziò a cantarla nello stesso 1954. Turner era solita inserirla nei bis, ma non la incise mai. Fatto sta che il brano passa di mano (anzi di voce) velocemente, e negli anni ’60, diventa indissolubilmente legato al nome di Tony Bennett.

A diradare la nebbia intorno alla storia di questo passaggio di consegne, in epoca pre internet, è la stessa autobiografia di Tony Bennett chiamata Just Getting Started. Il libro rivela che Cory e Cross consegnarono un manoscritto del brano a Ralph Sharon, che sul finire degli anni ‘50 era il direttore musicale e pianista di Tony Bennett. Sharon non diede troppo peso al foglio di carta, ma neanche lo gettò via. Anzi. Lo ripose in un cassetto, dove resterà dimenticato per diversi anni. 

Per fortuna quel cassetto non è mai stato svuotato

Il manoscritto rispunta fuori nel 1961, quando Sharon sta facendo i bagagli per l’imminente nuovo tour con Bennett. Il musicista apre un cassetto ed esce fuori questo foglio su questa strana canzone d’amore nei confronti della città di San Francisco. Allora gli viene l’intuizione: “tra poche settimane suoniamo al Fairmont Hotel di Nob Hill a San Francisco, magari possiamo suonarla lì”. Del resto una vecchia regola non scritta dello spettacolo afferma che omaggiare la città che ti ospita garantisce un applauso incondizionato. L’idea piace a Bennett, che nella data al Fairmont Hotel canta per la prima volta I Left My Heart In San Francisco. Reazione del pubblico? Entusiasta.

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L’autobiografia di Bennett racconta che uno dei baristi del Fairmont, scettico rispetto alla musica dell’artista, gli si avvicinò e gli disse: “Se fai un disco di questa canzone, io lo compro”. Era fatta, il dado era tratto e un altro piccolo tassello di storia della musica stava andando al suo posto.

Just Getting Started
  • Firmato 1° Edizione
  • Autentico garantito: firmato a mano da Tony Bennett
  • Bennett, Tony (Autore)

L’incisione di Tony Bennett…

Non sappiamo se furono effettivamente le parole del barista a convincere Bennett, fatto sta che il cantante incise il brano nel 1962, quando I Left My Heart in San Francisco uscì come B-side di Once Upon A Time e Bennett cominciò a suonarla dal vivo in tutti gli Stati Uniti. Lentamente ma inesorabilmente, divenne la sua canzone più popolare. In effetti I Left My Heart In San Francisco, da lato B, eclissa la stessa Once Upon A Time scelta come lato A. Un successo così enorme che persino alla Columbia Records capiscono che il singolo è al contrario. Difatti, sulla nuova ristampa dello stesso anno, le parti vengono invertite.

Ad onor del vero dobbiamo dire che Tony Bennett non fu il primo artista a incidere la canzone. La prima registrazione del brano risale al 1960, due anni prima di Bennett, ad opera di una cantante poco conosciuta chiamata Ceil Clayton. Potete ascoltarla di seguito.

…e il successo globale

In breve tempo la versione di Bennett scala la Hot 100 e, in ottobre del 1961, è alla 19ma posizione. Non un risultato eclatante in sé, se non fosse che resta in classifica per ben 9 mesi. E se è vero che le classifiche non mentono, a riprova del successo della canzone arrivano due Grammy Awards, uno come disco dell’anno e l’altro come miglior performance vocale maschile. Insomma: date una grande canzone ad una grande voce e accadrà la magia. E magia fu.

Richiesto di un parere in merito all’inserimento di I Left My Heart In San Francisco nella National Recording Registry, il registro musicale che raccoglie le canzoni ritenute culturalmente, storicamente o esteticamente importanti per il modo di vivere negli Stati Uniti, Bennett disse:

“Trasmette un senso di nostalgia così struggente che credo sia in grado di parlare a tutti. Penso che sia stata realizzata magnificamente e, ancora una volta, ha un messaggio universale, quindi sono molto grato che il pubblico l’abbia abbracciata per così tanto tempo”.

Il significato di I Left My Heart In San Francisco di Tony Bennett

La canzone è una vera e propria doppia lettera d’amore. Da un lato il testo riflette la tristezza per una vita lontana dalla città californiana. Dall’altro c’è il fatto che in quella stessa città vive la donna amata, e quindi la sofferenza è duplice. Per quanto il protagonista viaggi tra la romantica Parigi, l’eterna Roma e la moderna Manhattan, nulla sembra risollevargli l’umore quanto il ritorno nella città della baia.

Nel testo è possibile notare alcuni riferimenti culturali tipici di San Francisco, come le iconiche Cable Car e la nebbia mattutina che si dirada col sorgere del sole.

The loveliness of Paris seems somehow sadly gay
The glory that was Rome is of another day
I’ve been terribly alone and forgotten in Manhattan
I’m going home to my city by the Bay
I left my heart in San Francisco
High on a hill, it calls to me
To be where little cable cars climb halfway to the stars

The morning fog may chill the air, I don’t care
My love waits there in San Francisco
Above the blue and windy sea
When I come home to you, San Francisco
Your golden sun will shine for me

When I come home to you, San Francisco
Your golden sun will shine for me

Laurie Armstrong, vicepresidente delle relazioni pubbliche del San Francisco Convention and Visitors Bureau, arrivò a definire la canzone come “una cartolina musicale”.

L’ultima canzone dell’ultimo concerto di Tony Bennett

Che Anthony Dominick Benedetto, questo il suo vero nome, fosse un talento era chiaro a tutti fin dall’inizio. Figlio di due immigrati di origine italiana che avevano raggiunto la land of opportunity sul finire dell’800, Tony Bennett cresce idolatrando voci leggendarie come Bing Crosby e Nat King Cole. Leggenda narra che da adolescente, quando lavorava come cameriere, Bennett cantasse ai clienti mentre serviva ai tavoli, lasciandoli ammaliati dal suo timbro vocale. Il mondo della musica si accorse presto di lui e nel 1965, quando già era un cantante affermato, arrivò l’endorsement del cantante crooner per eccellenza, sua maestà: Frank Sinatra. In un’intervista Sinatra disse: “Per me Tony Bennett è il miglior cantante in circolazione. Mi emoziono quando lo guardo. Mi commuovo quando lo ascolto. È il cantante che più di tutti riesce a trasmettere ciò che il compositore ha in mente, e probabilmente anche qualcosa di più”.

Il 5 agosto 2021, presso la storica Radio City Music Hall di New York, due giorni dopo aver compiuto 95 anni, Tony Bennett ha tenuto il concerto di addio alla carriera. L’evento lo vedeva sul palco con Lady Gaga e, nel corso della serata, rivelò al mondo che nel 2016 gli era stato diagnosticato il morbo di Alzheimer. L’ultima canzone del suo ultimo concerto sarà proprio I Left My Heart In San Francisco, tra le lacrime degli spettatori che assistevano all’ultima esibizione dell’ultimo crooner.

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Marco Brunasso

Scrivere è la mia passione, la musica è la mia vita e Liam Gallagher il mio Dio. Per il resto ho 30 anni e sono un musicista, cantante e autore. Qui scrivo principalmente di musica e videogame, ma mi affascina tutto ciò che ha a che fare con la creazione di mondi paralleli. 🌋From Pompei with love.🧡

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