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Il mostro della cripta: com’è il film di Daniele Misischia

Il mostro della cripta è al cinema dal 12 agosto.

«Guarda! Dietro di te, una scimmia a tre teste!». Quante volte abbiamo ricordato questa battuta di Monkey Island, indubbiamente una delle più celebri della storia dei videogame? Da oggi abbiamo un motivo in più per farlo, perché quella della scimmia a tre teste è una delle innumerevoli citazioni alla cultura pop degli ultimi decenni presenti ne Il mostro della cripta, nuova commedia dell’orrore diretta da Daniele Misischia e disponibile nelle sale italiane dal 12 agosto, con distribuzione Vision Distribution. Un omaggio che rischia di perdersi fra i tanti inseriti nel racconto (La casa, Star Wars, Shining, Rambo e molto altro) ma che è emblematico dello spirito che attraversa quest’opera, in perfetto equilibrio fra paura, commedia e nostalgia anni ’80, sullo sfondo dell’apparentemente immobile provincia italiana, rappresentata dalla cittadina di Bobbio, in provincia di Piacenza.

Il mostro della cripta: la risposta italiana a Stranger Things

Protagonista della vicenda è il giovane nerd Giò (Tobia De Angelis, fratello minore di Matilda), che nel 1988 cerca di mettere a frutto la sua passione per il cinema horror girando un film amatoriale, che ha per protagonista la ragazza dei suoi sogni Vanessa (Amanda Campana, già vista in Summertime). I limiti della produzione vengono ben presto a galla e, durante una sospensione delle riprese, a Bobbio cominciando a verificarsi eventi sinistri e violenti. Interessandosi alla vicenda, Giò scopre che gli avvenimenti sembrano ricalcare la storia dell’ultimo numero del suo fumetto preferito. Il ragazzo si reca quindi a Bologna per chiedere aiuto all’autore dell’albo Diego Busirivici (Lillo Petrolo). Un aspirante regista horror, una scream queen del cinema amatoriale, un fumettista gucciniano e altri adolescenti locali uniscono le forze per dare la caccia a un mostro dalle sfumature lovecraftiane, che sembra essersi annidato nell’abulica provincia padana.

Dopo The End? L’inferno fuori, Daniele Misischia mette in scena un’altra testimonianza della vitalità dell’horror italiano, anche in questo caso prodotta dai Manetti Bros., due che di cinema di genere se ne intendono. Gli appassionati di Stranger Things si ritroveranno in un’opera intrisa dello stesso immaginario della serie Netflix, che non si limita a dare vita a una serie impressionante di rimandi agli anni ’80, ma cerca anche di riprendere lo spirito di quell’epoca magica e irripetibile per il panorama dell’intrattenimento. Le svariate battute di film celebri (forse troppe) si fondono con una riproduzione fedele del periodo, che passa dall’abbigliamento e dalle pettinature per arrivare ai mezzi di locomozione (le inconfondibili auto del periodo o le immancabili biciclette), alla tecnologia (walkie-talkie e VHS a profusione) e alle edicole stipate di riviste e fumetti, un vero colpo al cuore per chi è cresciuto in quell’epoca.

Aspettando il sequel

Ma Il mostro della cripta non è soltanto easter egg e battute scurrili sulla sessualità, tipiche dell’adolescenza. Daniele Misischia ci regala infatti un vero horror, torbido e sanguinolento, declinando con personalità le dinamiche tipiche del genere. Abbiamo così la sorprendente final girl Amanda Campana, che come una novella Jamie Lee Curtis acquisisce personalità e carattere nel corso del racconto, una famiglia di spaventosi freak che non avrebbero sfigurato in Non aprite quella porta e uno scontro finale sotterraneo che strizza l’occhio a It. Il tutto condito da un misterioso mostro venuto da lontano, reso ancora più inquietante dall’apporto di un maestro dell’effettistica come Sergio Stivaletti.

Cosa possiamo chiedere di più a un horror italiano oggi? Probabilmente non molto. Nella speranza che Il mostro della cripta contribuisca a stimolare una nuova fioritura di questo glorioso genere nel nostro Paese, crediamo che un Lillo Petrolo così in parte, un Tobia De Angelis pronto a fare progredire ulteriormente il proprio personaggio e una Amanda Campana pronta a prendere le redini del gruppo siano un tesoro da non sprecare. Sotto quindi con un sequel e magari con una trilogia. Nella cripta ci sono altri mostri da affrontare.

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Marco Paiano

Tutto quello che ho imparato nella vita l'ho imparato da Star Wars, Monkey Island e Il grande Lebowski. Lo metto in pratica su Tech Princess.

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