Il Garante della Privacy ha deciso di aprire un’istruttoria sull’app Covid Healer (C-Healer). L’applicazione offre consulenze mediche, ma l’Autorità ha sollevato dubbi sulle garanzie in merito al trattamento dei dati di pazienti e professionisti sanitari. In generale, il Garante invita a prestare molta attenzione nell’utilizzo delle app per la salute.
Il Garante della Privacy apre un’istruttoria sull’app Covid Healer
L’applicazione dell’Associazione Covid Healer Onlus offre consulenza e supporto ai pazienti che presentano sintomi legati alla pandemia Covid e risultano positivi al tampone, per monitorare la malattia da casa. Il dottor Andrea Stramezzi ha presentato l’app al Covid Summit tenuto al Senato. Stramezzi ha spiegato che l’app “suggerirà lo schema più idoneo e il medico potrà adattarlo e personalizzarlo per ciascun assistito, dove necessario“. E inoltre “fornirà ai medici anche una banca dati costantemente aggiornata, in modo da poter accedere a statistiche sull’efficacia dei vari farmaci”.
Ma secondo il Garante della Privacy, questi dati rientrano nelle particolari categorie di dati che possono essere richiesti solo a seguito all’adozione di ferree garanzie. E secondo i “primi elementi raccolti sul caso specifico” ci sono dei dubbi sul fatto che siano state rispettate. Per questo “il Garante ha deciso di verificare se sono state rispettate tutte prescrizioni e tutele previste per i trattamenti connessi all’utilizzo di app mediche.”
Il Garante quindi studierà la base giuridica di questa attività e valuterà le finalità perseguire dall’Associazione Covid Healer Onlus. Quindi valuterà il trattamento dei dati per valutare che siano protetti come previsto dalla legge.
Il dottor Stramezzi ha acquisito notorietà durante l’ultimo anno e mezzo a seguito di alcune sperimentazioni nell’uso di anti–infiammatori per il trattamento del Covid. A Natale aveva annunciato l’approvazione da parte del Play Store dell’app C–Healer, per la telemedicina e la raccolta di dati sui pazienti affetti dalla malattia.
Al momento l’istruttoria del Garante non indispone l’utilizzo dell’app, sebbene sul sito avverta: fate attenzione alle app che richiedono di condividere dati sanitari.
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