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Il diritto d’autore ai tempi dell’Intelligenza Artificiale: musica, cinema e videogiochi

Musica, cinema, videogiochi e letteratura. L’Intelligenza Artificiale generativa si sta affermando sempre di più come un’opportunità in ambito creativo e sempre più come un pericolo per il diritto d’autore. E mentre dall’altra parte del globo orde di sceneggiatori e attori mettono in pausa Hollywood, la più grande stampante di soldi a cielo aperto del mondo dello spettacolo, in Europa il tema è più che mai caldo.

Ieri, ad esempio, si è tenuto il convegno chiamato Intelligenza Artificiale: creatività, etica, diritto e mercato, incontro promosso dalla Sottosegretaria di Stato Lucia Borgonzoni. I lavori sono durati una giornata intera ma, in questo articolo, vogliamo soffermarci sul panel che ha avuto come focus il controverso rapporto tra l’intelligenza artificiale generativa e il diritto d’autore.

Alla tavola rotonda hanno partecipato Marco Bassetti (Amministratore delegato di Banijai Group), Matteo Fedeli (Direttore Generale SIAE – Società Italiana degli Autori ed Editori), Enzo Mazza (Presidente Comitato proprietà intellettuale della Camera di Commercio Americana in Italia nonchè CEO di FIMI – Federazione Industria Musicale Italiana), Dario Migliavacca  (Managing Director di Ubisoft Milan) e Andrea Santagata (Amministratore delegato area Digital e MarTech di Mondadori Media S.p.A. e Chief Innovation Officer Gruppo Mondadori).

Come appare evidente dalla rosa di nomi degli interventi, il dibattito ha cercato di toccare i vari ambiti del settore creativo, dalle produzioni televisive e cinematografiche al mondo dei videogiochi, passando ovviamente per la musica.

Nel settore audiovisivo: il deep fake e il problema dei riconoscimenti

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Riconoscendo il problema dei diritti dei lavoratori che si stanno manifestando negli Stati Uniti, Marco Bassetti di Banijai, società di produzione audiovisiva, ha iniziato il proprio intervento mostrandoci un video. Si tratta di una clip (che trovate di seguito) della serie Deep Fake Neighbour (prodotto proprio da Banijai), in cui l’intelligenza artificiale ha ricreato fisicamente (e minuziosamente) le fattezze di alcuni personaggi dello spettacolo, inserendoli in un contesto reale a fini di intrattenimento.

“Questo video ha creato molto scalpore e ha aperto una discussione importante”, afferma Bassetti. “Da un lato vediamo le potenzialità dell’intelligenza artificiale, mentre dall’altro i rischi della stessa”.

Secondo Bassetti le preoccupazioni attuali in merito al diritto d’autore saranno mitigate dalle normative, attualmente assenti, che porranno dei limiti alla tecnologia.

“Noi pensiamo che la creatività e il talento creativo dell’uomo non saranno mai sostituiti. L’AI si basa sul Machine Learning, sulla statistica. E sappiamo tutti che la statistica non è creatività, anzi, porta a replicare ciò che già esiste. La creatività per noi è, e resta, un talento umano”,  afferma Marco Bassetti a conclusione del suo intervento.

Enzo Mazza sull’Intelligenza Artificiale generativa: “L’autorizzazione preventiva è un primo passo per preservare il diritto d’autore”

Entrando nello specifico della discussione sul diritto d’autore, Enzo Mazza propone una prima distinzione tra Intelligenza Artificiale e Intelligenza Artificiale generativa. Quest’ultima, quella in grado di “creare” opere e testi, è la tecnologia da tenere maggiormente d’occhio. Mazza ritiene che una regolamentazione universale sia pura utopia, dato che ogni singolo Paese (o continente) tenderà a preservare i propri interessi. Ponendo l’accento sull’Europa, Mazza afferma che un primo passo per “tenere a bada il mostro” esista già: le piattaforme AI devono richiedere autorizzazione preventiva per avere accesso alle opere tutelate dal diritto d’autore.

Questo vale in tutti gli ambiti, anche nell’esempio del Deep Fake di cui sopra, in cui l’AI, senza autorizzazione diretta, ha “imitato” l’immagine di Kim Kardashian e Idris Elba. Un problema che si sta dimostrando critico anche nell’industria musicale, come potete ben notare nel video che vi proponiamo di seguito.

“Il New York Times, ad esempio, ha inserito nel proprio sito il divieto di estrazione di dati. Questo perchè hanno capito che le aziende che addestrano i modelli di linguaggio AI fanno rastrellamento di tutte le informazioni in rete”, spiega Enzo Mazza.

Secondo il Presidente Comitato proprietà intellettuale della Camera di Commercio Americana in Italia, il secondo limite da imporre all’AI generativa è quello della trasparenza. “Una volta che si è impedito alla tecnologia di assimilare indiscriminatamente tutti i dati, dobbiamo far si che questa palesi quali dati ha utilizzato e come“, afferma.

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A chiusura del suo intervento, Mazza rimanda la questione al tavolo del G7, rimarcando come l’Europa sia decisamente avanti rispetto a Stati Uniti e Cina in materia di regolamentazioni.

SIAE: come si tutela il diritto d’autore nell’epoca dell’Intelligenza Artificiale?

Il dibattito, secondo Matteo Fedeli, ruota intorno alla paura di essere sostituiti dalle macchine. Una paura sensata, umana, ma che non tiene conto di un aspetto fondamentale: la macchina non crea, copia.

“La creatività è proprio uno dei pochi aspetti che nel lungo termine sarà più tutelato. Oggi stiamo assistendo al far west di una tecnologia che travolge tutto, quindi sarà fondamentale l’aspetto normativo. Purtroppo la tecnologia arriva sempre un attimo prima del framework giuridico, quindi siamo costretti a rincorrere”.

Per il Direttore Generale di SIAE non bisogna avere paura dell’AI, che tanto è qui per rimanere a lungo, ma bisogna dialogare e agire a livello normativo per garantire che l’Intelligenza Artificiale non fagociti il diritto d’autore di chi crea le opere.

L’Intelligenza Artificiale nel mondo dei videogiochi: Ghostwriter di Ubisoft

Se è vero che nell’ambito della discografia musicale l’Intelligenza Artificiale non è ancora stata standardizzata e implementata, lo stesso non si può dire del mondo videoludico. Ponendosi a difesa della tecnologia, Dario Migliavacca di Ubisoft Milan ha presentato al convegno Ghostwriter, un software AI che aiuta i writer a scrivere dialoghi per videogiochi.

Ghostwriter si occupa principalmente di generare quelle che in gergo tecnico vengono chiamate “barks”, vale a dire frasi dette dai personaggi NPC e che servono a fornire immersività al gioco. Non si tratta di dialoghi fondamentali ai fini della trama, ma danno tridimensionalità al racconto. Se ad esempio il vostro personaggio nel gioco dovesse scontrarsi con un NPC mentre corre per strada, la barks del personaggio non giocante potrebbe essere “hey, ma che fai?” o ancora “occhio a dove metti i piedi”, a seconda dell’indole (o carattere) che lo sviluppatore decide di dare al personaggio stesso.

Ghostwriter non è pensato per sostituire i writer, ma per semplificare loro il lavoro. L’AI propone una rosa di frasi a seconda della richiesta ed è poi il writer a selezionare quella più soddisfacente e, se necessario, a modificarla. Non solo: Ghostwriter assimila le scelte del writer, proponendo frasi sempre più accurate e vicine ai gusti dell’autore.

Una prospettiva affascinante, che è già realtà nei videogiochi Ubisoft.

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Marco Brunasso

Scrivere è la mia passione, la musica è la mia vita e Liam Gallagher il mio Dio. Per il resto ho 30 anni e sono un musicista, cantante e autore. Qui scrivo principalmente di musica e videogame, ma mi affascina tutto ciò che ha a che fare con la creazione di mondi paralleli. 🌋From Pompei with love.🧡

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