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Io, Umano: il libro che spiega come mantenere la nostra umanità ai tempi dell’IA

La nostra recensione del volume di Tomas Chamorro-Premuzic

Dicevamo in uno scorso articolo che il periodo di stupore infantile nei confronti dell’intelligenza artificiale generativa sembra ormai passato. Sono sempre meno le persone che adottano atteggiamenti estremi, demonizzando l’IA o percependola come l’unica possibilità di umana salvezza.

Adesso si sta cominciando a prendere le misure a ChatGPT (introdotto nel novembre del 2022) e affini. Ce ne possiamo accorgere anche dall’uscita di una serie di volumi che ragionano in modo razionale sulla coabitazione tra gli esseri umani e l’intelligenza artificiale. Uno, In principio era ChatGPT, lo abbiamo recensito qualche settimana fa.

E ora il medesimo editore, Apogeo, ha dato alle stampe (settembre 2023, traduzione di Virginio B. Sala) Io, Umano di Tomas Chamorro-Premuzic. Lo abbiamo letto per voi.

Io umano 1

L’autore

Come nostra abitudine, iniziamo con un cenno all’autore dell’opera.

Tomas Chamorro-Premuzic è professore di Business Psychology alla University College London e alla Columbia University, e professore associato presso l’Entrepreneurial Finance Lab dell’Università di Harvard. Lavora per ManpowerGroup come Chief Talent Scientist.

Io, Umano

Come sovente accade, anche Io, Umano ha un sottotitolo che introduce con chiarezza l’argomento del libro: AI, automazione e il tentativo di recuperare quello che ci rende unici.

Con dovizia di particolari e uno stile brillante e ironico, l’autore passa in rassegna la nostra epoca, dominata appunto dall’intelligenza artificiale, analizzando anzitutto (davvero senza reticenze) tutti gli aspetti in cui l’IA rischia di disumanizzarci e renderci passivi esecutori di compiti meccanici. Ma, lungi dall’aver scritto un saggio apocalittico, con grande buon senso Chamorro-Premuzic indica anche le possibilità concrete di mantenere appunto la nostra unicità di umani.

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Un pesce non sa cosa sia l’acqua

Non è facile percepire quanto abbiamo delegato all’intelligenza artificiale, non solo affidandoci a lei ma pure fidandoci di lei.

Chamorro-Premuzic ce lo spiega con un paragone spietato: “Il puro fatto che possiate non avere l’impressione di vivere in questo mondo orwelliano illustra bene il fascino immersivo del sistema stesso, che è riuscito a mimetizzarsi come un modo normale di vivere, trasformandoci con successo in una ricca documentazione di transazioni digitali immortalate per la posterità dell’AI. Un pesce non sa che cosa sia l’acqua; lo stesso vale per gli umani e la matrice” (p. 11).

Peggio di così…

Una serie di capitoli di Io, Umano mostrano impietosamente come l’IA abbia avuto effetti deleteri su diversi nostri comportamenti.

Anzitutto, la possibilità di avere una macchina che fa pressoché tutto al posto nostro in tempi rapidissimi, ha minato profondamente la nostra capacità di pazientare.

Va poi da sé che ci stiamo abituando a interazioni sempre più istantanee, per cui siamo diventati abilissimi a prendere decisioni d’impulso ma siamo sempre più in difficoltà quando si tratta di affrontare ragionamenti complessi e articolati.

Altro aspetto analizzato, il narcisismo, in vistosa crescita al tempo della rete e dei social, per almeno due motivi. Perché si cercano interazioni solo là dove vengano confermate le nostre idee, e perché gli stessi algoritmi tendono a fornirci risposte rassicuranti e in linea con le nostre attese.

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Io, Umano: il libro di Tomas Chamorro-Premuzic

Dunque ai tempi dell’intelligenza artificiale gli umani possono solo degenerare?

No, e Io, Umano lo spiega pur non fornendoci soluzioni univoche. Tutto sta, ancora una volta, nel ricordare che nessun software è dotato di un senso morale, ma l’essere umano sì.

L’autore lo spiega attraverso ragionamenti e frasi semplici. Ad esempio: “I rischi che l’AI compia qualche misfatto o che gli algoritmi prendano una cattiva strada possono essere mitigati, se rimangono coinvolti nelle decisioni degli esseri umani eticamente corretti, ma si aggravano se gli esseri umani coinvolti mancano di integrità o di competenza esperta” (p. 52).

Per cui, è presto detto: l’IA dipende da noi in due sensi. Nel senso che la nostra condotta morale può addestrare i software in modo virtuoso o perverso, e può farci usare l’IA in modo etico o meno.

 Chamorro-Premuzic demolisce infine il luogo comune dell’intelligenza artificiale come fagocitatrice delle attività un tempo svolte dall’uomo. Esse, semplicemente, cambieranno, e per non venire annichiliti dalle macchine abbiamo la possibilità di allenare al massimo grado una peculiarità esclusivamente umana: la curiosità.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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