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In principio era ChatGPT: il libro che spiega come non temere l’IA e vivere felici

Lo abbiamo letto per voi

Non sappiamo, cari lettori, se finora siano più numerosi i nostri articoli di taglio tecnico sull’IA generativa (quelli che spiegano, insomma, come funziona) o quelli che danno conto della variegata gamma di emozioni che sta accompagnando questa rivoluzione tech.

In effetti, l’intelligenza artificiale generativa è con buona probabilità destinata a rivoluzionare le nostre vite. Dal punto di vista sociale, lavorativo, probabilmente anche linguistico, emotivo e chissà cos’altro.

E davanti a eventi di portata rivoluzionaria, le reazioni estreme – di timore o entusiasmo aprioristico – sono entrambe sbagliate. Perché si basano sull’emotività, che per sua stessa natura sostituisce l’atteggiamento critico.

Le cose, invece, vanno anzitutto conosciute. Affinché (dal momento che ci sono, e non si può far finta che non ci siano) le si possa sfruttare al meglio, anziché venirne sopraffatti.

In principio era ChatGPT

In principio era ChatGPT: gli autori

Con questo spirito, e all’insegna di una meritoria ironia, Mafe de Baggis e Alberto Puliafito hanno scritto In principio era ChatGPT.

Il libro, uscito per Apogeo nel settembre del 2023, ha per sottotitolo Intelligenze artificiali per testi, immagini, video e quel che verrà.

Mafe de Baggis è pubblicitaria, scrittrice ed esperta di media digitali. Lavora come consulente di comunicazione per aziende piccole e grandi. Mentre Alberto Puliafito è giornalista, regista, produttore, analista dei media e direttore di Slow News.

La tecnologia e l’uso che se ne fa

In principio era ChatGPT è un libro interessante soprattutto per la sua prospettiva: obiettivo degli autori è infatti quello di mostrare l’infondatezza delle paure che invadono l’animo dei lettori più dubbiosi verso l’IA generativa.

E lo fanno già nei capitoli iniziali, dedicati alla storia dell’intelligenza artificiale. Dove con un gustoso aneddoto di ambito scacchistico si spiega come, ad esempio, l’interazione tra uomo e macchine ha radici antiche, “e l’alleanza che possiamo stabilire con le tecnologie che plasmiamo – e che ci plasmano – non è né un’utopia né una distopia. Il modo in cui le useremo dipende da noi” (pp. 24-5).

Ma come funziona ChatGPT?

Successivamente viene illustrato come funziona, o meglio come si addestra, ChatGPT. E come apprende i rapporti semantici: per prossimità. Ma più cresce la quantità di dati forniti alla macchina (e più raffinate si fanno le tecniche di apprendimento profondo), e più le IA generative saranno in grado di istituire relazioni poco prevedibili.

D’altronde, anche la nostra creatività è più feconda quanto più noi siamo sollecitati, sia in senso quantitativo che qualitativo.

De Baggis e Puliafito sono sempre pronti a giocare di sponda tra le novità dell’IA artificiale e tutto ciò che appartiene alla nostra natura, e alla nostra cultura prima dell’arrivo di OpenAI. Per dimostrare che chatbot conversazionali e software che creano immagini da testi non sono entità oscure piombateci addosso da chissà dove, ma potenziali alleati (se conosciuti e utilizzati a dovere).

Il nodo del diritto d’autore

Importante, e non semplice, il capitolo dedicato al cosiddetto copyright. Che viene introdotto da una coraggiosa affermazione in coda al capitolo precedente, il secondo. Leggiamo infatti a p. 48 che se “si cercherà di risolvere questi problemi con categorie del passato – dal copyright in poi –, sarà molto difficile democratizzare l’accesso alle nuove macchine”.

Occorre dunque un grande sforzo da parte nostra. Diciamolo pure: un mutamento di prospettiva. Bisogna insomma, affinché le potenzialità dell’IA generativa siano espresse in tutta la loro potenzialità, abbandonare il rigido duopolio autore-opera, e ragionare in termini maggiormente collaborativi (si tratta di collettivizzare, si sarebbe detto qualche decennio fa). Solo così, peraltro, si avrà un uso democratico e non esclusivistico – e non classista, insomma – dell’IA.

Concetto ribadito nel capitolo sulle leggi e i regolamenti: non serve un numero eccessivo di norme, che favorirebbe “chi già detiene l’oligopolio della produzione di queste macchine” (p. 70). Servono, piuttosto, norme sensate.

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ChatGPT (e Midjourney) in pratica

E finalmente, il quinto capitolo di In principio era ChatGPT ci spiega non solo che cosa fa l’IA generativa, ma anche come usarla bene. Cioè come prendere confidenza con i generatori di testo (ChatGPT) e immagini (Midjourney).

Bisogna conoscere anzitutto gli ambiti in cui queste macchine possono agevolarci, e poi i comandi da impartire perché il loro aiuto sia massimamente efficace. Ricordando sempre che se noi abbiamo bisogno di loro, loro hanno bisogno di noi, per essere sempre più colte, precise, efficaci, e quando serve spericolate.

Ma ricordando anche un’altra cosa, tanto suggestiva quanto troppo spesso dimenticata. Siamo testimoni di una nuova era: “quel che ci stupisce oggi in futuro sarà ordinario. Siamo come i primi spettatori che hanno visto immagini in movimento al cinema, come le prime persone che hanno giocato a Pong. Solo che adesso possiamo dircelo facilmente – anche a distanza – e condividerlo con chi vogliamo” (p. 105).

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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