I Mondiali di Calcio sono un qualcosa di magico. Sarà che si tengono una volta ogni 4 anni, sarà che siamo un popolo che vive il calcio in modo ossessivo. Sarà pure che sono una scusa per riunirci e condividere gioie e dolori. Insomma che siamo appassionati di pallone o meno, tutti seguiamo i Mondiali, anche se quest’anno, per la seconda edizione consecutiva, sarà diverso, dato che gli Azzurri non si sono qualificati per la fase finale del torneo. Abbiamo quindi deciso di raccogliere, con una mastodontica operazione nostalgia, i momenti più indimenticabili dell’Italia ai Mondiali, tra coppe alzate e ferite ancora da risanare.
Italia ai Mondiali: momenti indimenticabili (e da dimenticare)
1970: La partita del secolo
Jahrhundertspiel la chiamano i tedeschi, ai quali vi consigliamo di non ricordare questo momento. Game of the Century dicono gli inglesi, i quali quando i tedeschi perdono trovano sempre il modo per festeggiare. Gli italiani, che invece la ricordano con estrema gioia, la conoscono come “la partita del secolo”. Italia – Germania, non sarà il primo match tra queste due squadre ai Mondiali in questo elenco di momenti indimenticabili.
Siamo alle semifinali di Messico 1970, allo Stadio Azteca, che ancora oggi riporta al suo esterno una targa commemorativa con la scritta “Partido del Siglo”. Allo scoccare del 90mo l’Italia è in vantaggio di 1-0, ma il destino è beffardo: nei minuti di recupero il milanista Shnellinger segnerà il suo primo e unico gol con la maglia della nazionale tedesca, riportando la partita in parità. Si va ai supplementari e lì succede di tutto.
Gol Germania dopo 4 minuti, ma immediato pareggio dell’Italia con Burgnich e addirittura vantaggio con Riva. Il braccio di forza prosegue e i tedeschi trovano il pareggio nel secondo tempo supplementare. Siamo 3 a 3 e la tensione allo Stadio Azteca sconfina con l’umidità nonostante i 2.200 metri di altitudine. Alla fine è Rivera a siglare di piatto il 4 a 3 definitivo, dopo 11 passaggi, mentre il telecronista Nando Martellini – ritroveremo anche lui in questo articolo – annuncia “Che meravigliosa partita, ascoltatori italiani”.
Non andrà meglio in finale, dove gli Azzurri, ancora stremati dalla semifinale di 4 giorni prima, si arrenderanno per 4 a 1 al Brasile di Pelè.
1982: “Non ci prendono più”
Difficile scegliere un solo momento per omaggiare l’incredibile corsa azzurra al mondiale spagnolo del 1982. Il torneo consacrerà Paolo Rossi a icona nazionale e non, al punto che pure Antonello Venditti lo omaggerà in una canzone. Dopo aver battuto 3-2 il Brasile di Zico nella seconda fase a gironi, l’Italia arriva in finale contro la Germania Ovest, in una partita incredibile. Rossi, Tardelli e Altobelli obbligarono Re Juan Carlos a consegnare la coppa nelle mani di capitan Dino Zoff, mentre il telecronista Nando Martellini entrava nella storia della televisione urlando “Campioni del Mondo. Campioni del Mondo. Campioni del Mondo”. Tre volte, per celebrare il terzo titolo mondiale degli Azzurri.
Il momento indimenticabile che abbiamo scelto però è un altro, e non si svolse in campo ma sugli spalti dello stadio Stadio Santiago Bernabéu di Madrid. Lì, in tribuna d’onore, sedeva l’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini, il quale sul 3-0 di Tardelli, rivolgendosi a Re Juan Carlos di fianco a lui, gli disse con un plateale gesto: “Non ci prendono più”, rompendo tutti i protocolli istituzionali.
Pertini si concederà anche una partita a scopa con il CT Bearzot sull’aereo che riporterà la nazionale a Roma, in un momento divenuto iconico.
1990: Notti Magiche di un siciliano chiamato Salvatore, detto Totò
Di Italia ‘90 ricordiamo tante cose, molte assolutamente non belle. Tra le note positive – note in tutti i sensi – l’improbabile collaborazione tra Edoardo Bennato, Gianna Nannini e Giorgio Moroder per l’inno Un’estate Italiana (che però tutti ricordiamo col titolo Notti Magiche). Tra le note negative invece Ciao, la mascotte del torneo. Meglio dimenticare. E meglio dimenticare anche la semifinale con l’Argentina di Maradona, quando lo Stadio San Paolo di Napoli (che non a caso oggi si chiama Stadio Maradona) tifò per il suo Dio del calcio e non per l’Italia.
Il Mondiale casalingo però ci ha regalato anche alcuni dei momenti più indimenticabili dell’Italia calcistica. Tra questi una favola, quella di Salvatore Schillaci, detto Totò. L’attaccante siciliano era ritenuto un buon calciatore, ma per il CT Azeglio Vicini era solo la riserva del titolare Carnevale. A 15 minuti dalla fine del match di apertura contro l’Austria, con risultato fermo sullo 0 a 0, Schillaci entra in campo e dopo solo 4’ sblocca il risultato. Non ci crede neanche lui. Corre come un pazzo. Sembra un sogno. Sembra una favola. E lo era.
Ma la favola non era certo finita. Guadagnatosi la maglia di titolare, Schillaci segnerà in ogni successiva partita della nazionale tranne che nella semifinale persa ai rigori contro l’Argentina di cui sopra. Persino Roberto Baggio, rigorista designato, gli offrì il pallone del rigore contro l’Inghilterra nella finalina, permettendogli così di aggiudicarsi il premio di capocannoniere del torneo.
1994: “Maledetti rigori”
Roby non aver paura di sbagliare un calcio di rigore. Non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore. Modificata opportunamente per l’occasione, suonerebbe così La leva calcistica della classe ’68 di Francesco De Gregori. Canzone che, in realtà, è stata scritta come omaggio ad un altro calciatore, Agostino Di Bartolomei, ma questa è un’altra storia.
Nel 1994 i Mondiali arrivavano negli Stati Uniti, davanti ad un pubblico che proprio non capiva perchè il pallone non fosse ovale e venisse giocato solo con i piedi. Il numero 10 della nazionale era lui, il Divin Codino, il Pallone d’Oro 1993, Roberto Baggio. Il CT era uno dei più grandi allenatori di tutti i tempi: Arrigo Sacchi. Il capitano era invece un certo Franco Baresi, affiancato in difesa da un giovane figlio d’arte chiamato Paolo Maldini, che erediterà la fascia subito dopo. Insomma gli ingredienti per un grande mondiale c’erano tutti, e infatti l’Italia arriva in finale, contro il Brasile di Romario e Bebeto.
La partita si tiene il 17 luglio, allo stadio Rose Bowl di Pasadeena, in California, con una temperatura quasi insostenibile: 36 gradi con il 70% di umidità. Per esigenze televisive, infatti, la partita si giocava alle 12:30. La finale sarà la prima di un Mondiale ad essere decisa ai rigori, e a mani basse la più noiosa di sempre. Al termine dei tempi supplementari il risultato era ancora fermo sullo 0 a 0, e le due squadre erano letteralmente sfinite. Il rigore decisivo lo ha sui piedi lui, il Divin Codino. Se segna ce la giochiamo. Se sbaglia il Brasile è campione.
Baggio si avvicina al dischetto deciso. Ai piedi ha delle scarpe Diadora che, ironicamente, si chiamavano Match Winner, create appositamente per il numero 10 italiano.
Saltiamo il rigore, tanto lo sappiamo tutti come andò a finire, e farci del male non serve a nessuno. Andiamo ai momenti immediatamente successivi: Baggio a testa bassa; le lacrime di Baresi, che con un ginocchio a pezzi aveva fatto i salti mortali per giocare la finale; la gioia del portiere brasiliano Taffarel, che corre ad abbracciare i compagni campioni del mondo; il pallone calciato da Baggio, atterrato da qualche parte sulla tribuna in alto; il titolo lapidario de La Gazzetta dello Sport il giorno seguente: “Maledetti rigori”.
1998: La strana quanto iconica esultanza di Vieri e Del Piero
Nei Mondiali di Francia ‘98 c’era spazio per soli due protagonisti: un brasiliano mitologico che chiamavano Il Fenomeno e un francese soprannominato Zizou. L’Italia allenata da Cesare Maldini però, vista sulla carta, aveva una squadra incredibile. Il miglior difensore del mondo come capitano (Paolo Maldini) affiancato dalla coppia di centrali che qualche anno dopo diventerà la migliore di tutti i tempi (Fabio Cannavaro e Alessandro Nesta). Un centrocampo solido, con la tecnica di Demetrio Albertini e la forza di Gigi Di Biagio. E poi un attacco da sogno: Christian ‘Bobo’ Vieri affiancato da Roberto Baggio (che si giocava il posto con un giovane talento di cui sentiremo molto parlare: Alessandro Del Piero). E in panchina un tale Filippo Inzaghi, che era capace di metterla dentro in tutti i modi.
I momenti indimenticabili per l’Italia ai Mondiali di Francia sono due. Il primo è l’incredibile assist al volo di Baggio a Vieri nella partita contro il Cile. Il secondo invece è davvero iconico, e con il calcio giocato ha poco a che fare. Vieri segna l’1 a 0 decisivo nella partita contro la Norvegia, nel caldo asfissiante dello stadio Saint-Denis. Dopo il gol esulta correndo, e poi si siede. Del Piero fa lo stesso, a braccia conserte. I due si fissano mentre Di Biagio scivola e bacia il marcatore e Costacurta sale sulle spalle del 10.
Un’esultanza che ha mandato in fissa i fan per molti anni. Cosa c’era dietro? Perchè sedersi e fissarsi? La motivazione ce la svelerà lo stesso Vieri nel 2021, nel corso di una diretta Instagram proprio con Alessandro Del Piero. Al minuto 16:00 del video che trovate di seguito, Vieri racconta che il tutto è nato in modo casuale. Era esausto dopo la corsa e allora si è seduto. A quel punto Del Piero è stato alla gag facendo lo stesso, e la scivolata di Di Biagio ha fatto il resto. I momenti iconici nascono per caso.
2002: Enter Byron Moreno
Sugli scandali arbitrali del Mondiale 2022 di Corea e Giappone ci sarebbe da scrivere un libro di inchiesta. A farne le spese furono l’Italia di Giovanni Trapattoni – con una delle migliori rose della storia della Nazionale – e la Spagna. Entrambe si trovarono ad affrontare sia la Corea del Sud che un arbitraggio decisamente di parte, come le successive inchieste confermeranno.
Gli italiani ricordano in particolare un volto, quello dell’ecuadoriano Byron Moreno, che annullò un gol regolare a Damiano Tommasi nei tempi supplementari, esplulse Totti per una presunta simulazione e permise ai coreani di giocare a Shaolin Soccer con la testa di Francesco Coco (e non solo). Uno dei momenti indimenticabili per l’Italia ai Mondiali, che però avremmo preferito dimenticare. Anche perchè gli Azzurri erano davvero forti: Buffon, Maldini, Nesta, Cannavaro, Panucci, Del Piero, Gattuso, Totti, Vieri, Inzaghi, Montella, Tommasi. I campioni si sprecavano.
Il karma farà il suo giro qualche anno dopo. Italia e Spagna vinceranno le successive due edizioni dei mondiali, rispettivamente nel 2006 e nel 2010. E Moreno? Dopo essere stato radiato dalla federazione ecuadoregna per delle partite di campionato truccate, verrà arrestato per spaccio internazionale di stupefacenti nel 2010 e poi indagato per evasione fiscale. Un uomo ligio al dovere, insomma.
2006: La favola di Fabio Grosso contro la Germania
A giugno 2006 nessuno avrebbe puntato un centesimo sugli Azzurri ai Mondiali tedeschi. L’Italia calcistica era reduce dallo scandalo Calciopoli, scoppiato solo pochi giorni prima dell’inizio della manifestazione. La Nazionale era messa sotto torchio dai giornalisti ma il CT Marcello Lippi fece gruppo. Il cammino fino alla semifinale contro la Germania era stato quasi perfetto: un solo gol subito, che peraltro era stato un autogol di Christian Zaccardo contro gli USA nella fase a giorni. In quella stessa partita nella quale i tifosi americani sventolavano dollari finti per ricordarci gli scandali di poche settimane prima.
Come per Schillaci a Italia ’90, anche Germania 2006 ha avuto la sua favola: Fabio Grosso. Si tratta di un terzino che giocava nel Palermo, che si era messo in mostra durante il campionato e che, in teoria, avrebbe dovuto partire dalla panchina. Divenne titolare solo dalla terza e ultima partita del girone, guadagnandosi un posto fisso nell’11 mandato in campo da Lippi. Sarà lui a “inventarsi” il rigore all’ultimo minuto contro l’Australia agli ottavi. La favola però si concretizzerà in una delle partite più belle della storia dei Mondiali di Calcio: la semifinale contro i padroni di casa della Germania.
La partita è bellissima e combattutissima, ma alla fine dei 90 minuti il risultato è ancora fermo sullo 0 a 0. I tedeschi hanno un’intero stadio dalla loro parte. Il Westfalenstadion di Dortmund è una marea di maglie bianche. Al 119′ c’è un calcio d’angolo. La palla arriva a Pirlo che, ancora non si capisce come (ma molte delle sue giocate in quel Mondiale restano un mistero), si inventa un passaggio di mezzo piatto per Grosso, l’uomo dell’ultimo minuto. Questi calcia il tiro della vita: la palla gira a rientrare e si infila alle spalle del portiere tedesco Lehmann. Ciò che accade dopo emoziona ancora oggi: Grosso corre scuotendo la testa piangendo, facendo “no” con la mano e ripetendo: “non ci credo, non ci credo, non ci credo”.
Subito dopo, in un’azione successiva, Cannavaro ci ricorda perchè quell’anno vinse il Pallone d’Oro sebbene fosse un difensore, facendo partire un’azione che porterà al 2-0 di Alessandro Del Piero.
L’Italia tutta festeggia, mentre nelle case del Bel Paese rieccheggia solo la voce del commentatore Sky Fabio Caressa. Questi, rivolgendosi a Beppe Bergomi, grida: “Andiamo a Berlino, Beppe”. A Berlino si giocherà, il 9 luglio 2006, la finale contro la Francia.
Ancora 2006: “Il cielo è azzurro sopra Berlino”
Non potevamo concludere questo articolo dei momenti più indimenticabili dell’Italia ai Mondiali senza citare la finale del 2006. Chi li ha visti ricorda ancora a memoria la formazione. Come ricorda il gol di Materazzi dell’1 a 1, con quella mano tesa al cielo per ricordare la madre recentemente scomparsa. Parliamo della finale della “testata” di Zidane, che avrebbe preferito chiudere in modo più glorioso la sua spettacolare carriera.
La finale si deciderà ai rigori, ma a differenza del ’90, del ’94 e del ’98, il risultato sarà diverso. A segnare il penalty decisivo sarà proprio lui, l’uomo dell’ultimo minuto, l’uomo del mondiale da favola: Fabio Grosso. E siccome per il rigore sbagliato di Baggio abbiamo descritto i momenti successivi con sprazzi di immagini, ora facciamo lo stesso, ma con uno stato d’animo diverso:
Capitan Cannavaro alza la Coppa al cielo. “Alzala alta, capitano” urla Caressa in telecronaca. Marcello Lippi accende un sigaro per la vittoria. Un Massimo Oddo palesemente ubriaco dà spettacolo nelle interviste post partita. Seven Nation Army dei White Stripes diventa inno nazionale non ufficiale. Ancora Caressa, riprendendo Nando Martellini, grida per quattro volte “Campioni del Mondo”, prima di aggiungere “Abbracciamoci forte e vogliamoci tanto bene”. Non meno indimenticabile fu anche il commento Rai di Marco Civoli, che festeggiò il rigore di Grosso con l’iconica frase “Il cielo è azzurro sopra Berlino”.
Insomma, l’Italia tutta, da Milano a Palermo, si godrà l’ultimo momento di gioia calcistica ai mondiali di calcio.
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