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James Bond: la storia dell’Agente 007 al cinema

In attesa di No Time to Die, facciamo un ripasso della storia di James Bond al cinema.

Bond. James Bond. Comincia con questa indimenticabile battuta di Sean Connery nel 1962 la storia dell’Agente 007 sul grande schermo, con il primo capitolo Dr. No, adattato in Italia in Agente 007 – Licenza di uccidere. L’inizio di una saga florida e longeva, che fra pochi giorni arriverà a quota 25 episodi (più l’apocrifo Mai dire mai) con l’attesissimo No Time to Die, la cui uscita nelle sale italiane è fissata al 30 settembre. Nate su carta dalla penna di Ian Fleming, le avventure di James Bond sono semplicemente la quintessenza dei film di spionaggio, contraddistinte da complessi intrighi geopolitici, sorprese e tradimenti, macchine veloci, splendide donne e dall’inconfondibile stile british, che abbraccia il vestiario, il portamento e l’umorismo.

A dispetto dell’aura mitologica che contraddistingue il personaggio, il nome di James Bond deriva da un omonimo e più umile ornitologo americano, autore di un libro posseduto dallo stesso Fleming. Il papà letterario di James Bond, ex militare britannico, era infatti appassionato di bird watching, ma anche in cerca di una via di fuga dalla vita coniugale, che lo annoiava profondamente. Da qui la scelta da parte di Fleming di rubare il nome di uno dei suoi punti di riferimento nell’ornitologia e di creare il personaggio di una spia britannica, a cui fare vivere esperienze mozzafiato in tutto il mondo. Idea particolarmente apprezzata dai lettori, che ha permesso a Fleming di ritirarsi per due mesi all’anno nella sua villa GoldenEye, in Giamaica, per scrivere i 12 romanzi e le due raccolte di racconti brevi basati sull’Agente 007.

Un successo che non poteva essere trascurato dal cinema, e che portò infatti all’acquisizione dei diritti cinematografici da parte di Harry Saltzman e Albert R. Broccoli, fondatori della EON Productions che ancora oggi produce i film di James Bond.

James Bond: l’era di Sean Connery

Il primo volto di James Bond sul grande schermo è quello del leggendario Sean Connery, che ottenne la parte nonostante un modesto terzo posto nel concorso indetto dal London Express per la scelta del James Bond cinematografico. Fondamentali per la scelta le sue partecipazioni a Il bandito dell’Epiro, diretto dal regista di Agente 007 – Licenza di uccidere Terence Young, e a Darby O’Gill e il re dei folletti, film Disney grazie al quale l’attore scozzese fu notato dai produttori. A dispetto della modesta esperienza pregressa, Connery si rivela un formidabile punto di forza del progetto, contribuendo con il suo fascino e i suoi gesti studiati nei minimi dettagli a imprimere James Bond nell’immaginario collettivo.

Dopo la prima avventura giamaicana, affiancato dalla strepitosa Ursula Andress, che per l’occasione indossa il bikini più celebre della storia del cinema, Connery riprende la parte per i successivi 4 film della saga: A 007, dalla Russia con amore, Agente 007 – Missione Goldfinger, Agente 007 – Thunderball (Operazione tuono) e Agente 007 – Si vive solo due volte. Una sequenza di successi, che dona alla saga alcuni dei suoi elementi caratteristici, come gli spietati villain, i gadget avveniristici usati dall’Agente 007, la sua promiscuità sessuale, il suo tormentato rapporto con il direttore dell’MI6 M e il suo amore platonico con la segretaria Miss Moneypenny, ma anche diverse soluzioni stilistiche, fra le quali ricordiamo la caratteristica sequenza gunbarrel, ottenuta inquadrando il soggetto attraverso la canna di una pistola, l’impareggiabile theme song che ancora oggi accompagna le missioni dell’Agente 007 e la rara raffinatezza estetica dei titoli di testa.

In questa fase, James Bond guadagna anche il suo ineguagliabile appeal in termini di marketing, che ancora oggi porta alla saga enormi introiti grazie al product placement di prodotti di lusso nei film.

George Lazenby e il ritorno di Sean Connery

Ormai stanco del ruolo e desideroso di non essere più associato solamente a James Bond, dopo 5 film in 5 anni Sean Connery lascia la serie. Per sostituirlo, vengono presi in considerazione i due futuri interpreti dell’Agente 007 Roger Moore e Timothy Dalton, ma la scelta finale della produzione cade sullo sconosciuto fotomodello australiano George Lazenby, che nel 1969 è protagonista di Agente 007 – Al servizio segreto di Sua Maestà. Anche se buona parte della critica e del pubblico rimane fredda nei confronti del sesto capitolo della serie, il film ottiene un notevole successo commerciale, superiore persino ad alcuni episodi della successiva era di Roger Moore. Per la prima volta, vediamo un James Bond fragile, che dopo aver sconfitto il nemico di sempre Ernst Stavro Blofeld decide di sposare Tracy (interpretata da Diana Rigg). Una gioia effimera, visto che poco dopo Tracy viene uccisa, lasciando James in lacrime.

Con il tempo, Agente 007 – Al servizio segreto di Sua Maestà ha riguadagnato la stima che gli fu negata all’epoca, diventando uno dei capitoli più amati dell’intera saga e ispirando cineasti come Christopher Nolan, che per il suo Inception ha preso spunto dalle location innevate del film. Le critiche ricevute all’epoca hanno però spinto Lazenby a un passo indietro, aprendo la porta a un clamoroso (e pagato a peso d’oro) ritorno di Sean Connery per Agente 007 – Una cascata di diamanti, che a differenza del predecessore appare oggi come uno dei capitoli più scialbi e sbiaditi dell’intera serie. Dopo questa apparizione, Connery abbandonò definitivamente la saga ufficiale, affermando diverse volte che non avrebbe “mai più” interpretato James Bond. Nel 1983, l’attore venne però meno alla sua parola, prendendo parte al remake apocrifo di Agente 007 – Thunderball (Operazione tuono), intitolato ironicamente Mai dire mai proprio per le sue precedenti dichiarazioni.

James Bond: l’epoca Roger Moore

James Bond

Dopo il vuoto lasciato da Sean Connery, comincia finalmente l’epoca di Roger Moore, già più volte vicino alla parte di James Bond in precedenza. Già dalla prima performance di Moore in Agente 007 – Vivi e lascia morire, nel 1973, si notano i profondi cambiamenti che l’attore imprime al personaggio. In questa lunga fase, proseguita per 12 anni e per ben 7 film, l’Agente 007 si rivela sempre più ironico, fino a sfiorare l’autoparodia in capitoli come Moonraker – Operazione spazio e Octopussy – Operazione piovra. In un periodo di importanti cambiamenti nel mondo del cinema, scaturiti anche dalla spinta della New Hollywood, l’era Moore è quella in cui la saga sperimenta di più in fatto di generi e atmosfere.

Proprio l’esordio di Moore Agente 007 – Vivi e lascia morire è un chiaro omaggio al filone della blaxploitation, mentre il successivo Agente 007 – L’uomo dalla pistola d’oro, grazie anche alla memorabile partecipazione di Christopher Lee, è molto più avventuroso. Con Moonraker – Operazione spazio, James Bond vira addirittura verso la fantascienza, cercando di sfruttare il successo planetario di Star Wars di due anni prima. Data l’età avanzata di Moore, che debutta nei panni del personaggio a 45 anni e lo porta avanti fino a un passo dai 60, l’azione e le acrobazie dell’Agente 007 sono inevitabilmente più limitate, mentre non si limitano affatto le sue scorribande amorose.

L’epoca di Roger Moore ci consegna infatti alcune delle Bond girl più amate di sempre, come Solitaire di Jane Seymour, Mary Goodnight di Britt Ekland, Anya Amasova di Barbara Bach, Melina Havelock di Carole Bouquet e Octopussy di Maud Adams. 007 – Bersaglio mobile del 1985 coincide con i contemporanei congedi di Roger Moore e di Lois Maxwell dalla parte di Miss Moneypenny e imprime alla serie un registro più violento, poco apprezzato dallo stesso Moore.

James Bond: il breve periodo di Timothy Dalton

James Bond

Con 007 – Zona pericolo, nel 1987 comincia il periodo del gallese Timothy Dalton nella parte di James Bond, che dura il breve spazio di due film. Come sempre, il cambio dell’attore protagonista comporta anche un radicale cambiamento del personaggio, che si avvicina a quello descritto da Fleming nelle sue opere. L’Agente 007 di Timothy Dalton non è solo un’elegante e carismatica spia, ma un vero e proprio assassino a sangue freddo, che si trova perfettamente a proprio agio in situazioni di guerriglia e in spietati corpo a corpo con i nemici. Inevitabilmente, questo mutamento si riflette sul tono dei film, che sono più cupi e molto meno ironici, quindi poco in sintonia con l’immaginario collettivo dell’epoca.

007 – Zona pericolo e il successivo 007 – Vendetta privata sono anche un perfetto esempio del continuo impatto della società e dello scenario politico sulla saga. In 007 – Zona pericolo, vediamo per esempio James Bond confrontarsi con i mujaheddin in Afghanistan, mentre 007 – Vendetta privata verte principalmente sul mercato mondiale della droga, proprio nel momento del massimo successo del narcotrafficante Pablo Escobar. Da notare poi che in entrambi i film James Bond è molto meno donnaiolo del solito, chiaro effetto del timore generale per la dilagante epidemia di AIDS.

Lo scarso successo dei due film porta alla più lunga pausa di riflessione della storia della serie, pareggiata solo da quella attuale, che sconta però i ripetuti rinvii di No Time to Die. Per il successivo GoldenEye del 1995, è lo stesso Dalton, ormai privo di stimoli e vicino ai 50 anni, ad abbandonare la parte.

James Bond: i 4 film di Pierce Brosnan

James Bond

GoldenEye porta una duplice novità nella saga. Oltre al nuovo interprete di James Bond Pierce Brosnan, già vicino al ruolo prima del periodo di Timothy Dalton, durante il quale era però ancora sotto contratto con la serie investigativa americana Mai dire sì, arriva infatti anche Judi Dench nel ruolo di M, che porta avanti fino a Skyfall, in piena era Daniel Craig. Comincia così un periodo di notevole successo per la saga, con 4 film in 7 anni (gli altri sono Il domani non muore mai, Il mondo non basta e La morte può attendere) che raggiungono sempre ottimi risultati al botteghino.

Anche se la qualità dei film cala progressivamente dopo l’ottimo esordio GoldenEye, Pierce Brosnan si dimostra un interprete degno del ruolo, che porta avanti ispirandosi chiaramente a Sean Connery, ma con un umorismo più marcato che lo avvicina anche al James Bond di Roger Moore. In un’epoca di passaggio, in cerca di nuovi equilibri dopo la caduta del muro di Berlino e proiettata verso una crescita tecnologica esponenziale, la serie dell’Agente 007 con Pierce Brosnan anticipa molti dei temi che deflagrano negli anni successivi, come l’instabilità dell’area dell’ex Unione Sovietica, il terrorismo, l’aggressività della Corea del Nord e l’influenza dei media sulla popolazione.

Questi cambiamenti si riflettono inevitabilmente anche sullo stesso James Bond, che appare più sensibile e vulnerabile rispetto alle precedenti versioni, aprendo di fatto alla complessità e all’introspezione che diventeranno il marchio di fabbrica del periodo di Daniel Craig.

L’arrivo di Daniel Craig

James Bond

Un nuovo inizio. Questo in sintesi l’intento di Casino Royale, che arriva nel 2006 per dare nuova linfa alla serie, sfruttando non a caso il primo romanzo scritto da Fleming, fino a quel momento bloccato per questioni di diritti. Un vero e proprio reboot, antesignano dei vari progetti che, con alterni risultati, hanno coinvolto alcuni dei più importanti franchise cinematografici negli ultimi anni.

Corpo e volto di questa trasformazione è un efficace Daniel Craig, che con Casino Royale dà vita a una pentalogia che si concluderà proprio con No Time to Die. Il suo James Bond è inesperto, irruente e fallibile come mai avevamo visto prima. Grazie anche al contributo di Mads Mikkelsen nei panni del villain Le Chiffre e di una sontuosa Eva Green nella parte della sublime Bond girl Vesper Lynd, Craig ci mostra il lato più umano dell’Agente 007, rinfrescando l’immagine ormai datata del personaggio e dando il via a un viaggio nei meandri più reconditi della sua personalità, portato degnamente avanti da Quantum of Solace e dai due capitoli diretti da Sam Mendes Skyfall e Spectre, i più autoriali dell’intera saga.

Un’operazione premiata dai risultati al botteghino, che nel caso di Skyfall superano addirittura abbondantemente il miliardo di dollari, grazie alla quale James Bond è più vivo che mai e pronto a salutare Daniel Craig per fare spazio a un futuro che non vediamo l’ora di scoprire.

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Marco Paiano

Tutto quello che ho imparato nella vita l'ho imparato da Star Wars, Monkey Island e Il grande Lebowski. Lo metto in pratica su Tech Princess.

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