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Attualità

I giovani e l’ecoansia. Cos’è, come combatterla

I consigli di Serenis in vista della Giornata mondiale della Terra

I neologismi sono un ottimo strumento per fotografare i mutamenti della realtà. Quando un fenomeno prima inesistente ha bisogno di un nuovo vocabolo, magari ufficializzato dai dizionari, significa che la sua estensione e importanza non possono essere sottovalutati.

In tutti i maggiori vocabolari, ad esempio, da qualche anno si trova il termine ecoansia.

Proprio sul rapporto tra i giovani e l’ecoansia Serenis dà alcuni consigli prendendo spunto da un report, in vista della Giornata mondiale della Terra, che cadrà lunedì 22 aprile. Scopriamoli, non prima di aver dato una definizione di cosa sia l’ecoansia.

L’ecoansia

Alla voce ecoansia, leggiamo sul vocabolario Treccani consultabile online: “La profonda sensazione di disagio e di paura che si prova al pensiero ricorrente di possibili disastri legati al riscaldamento globale e ai suoi effetti ambientali.

In ambito psicologico, da qualche anno a questa parte si è iniziato a parlare di ‘ecoansia’ per riferirsi a forme sub-cliniche di inquietudine, senso di colpa e depressione suscitate dal pensiero del cambiamento climatico e di altre criticità ambientali.”

ragazza bionda in primo piano che si tiene la testa con una mano

Ecoansia e giovani: gli esiti di un report

In occasione della Giornata mondiale della Terra del prossimo 22 aprile, Serenis (piattaforma digitale per il benessere mentale e centro medico autorizzato) cita gli esiti di un report del 2022, condotto su un campione di 800 giovani italiani.

Dal quale si evince che per il 56% degli under 25 l’umanità è condannata. Il dato è la conseguenza del fatto che il 77% dei millennials, cioè i nati fra il 1981 e il 1995, è stato testimone di almeno un evento meteorologico grave negli ultimi 12 mesi.

Va tuttavia detto che i timori per il cambiamento climatico inducono anche ad azioni virtuose: per il 42% della gen Z e il 37% dei millennial il cambiamento climatico è la sfida numero uno da affrontare.

Inoltre, mentre a livello globale la percentuale di giovani che cerca di ridurre il proprio impatto ambientale è del 90%, nel caso degli intervistati italiani si arriva a percentuali anche più elevate, con il 95% dei millennial e al 96% della gen Z che afferma di “fare uno sforzo per proteggere l’ambiente”.

Gli effetti dell’ecoansia

Gli esperti di Serenis ci spiegano quali effetti può avere l’ecoansia su giovani e meno giovani.

Chi soffre di ecoansia sviluppa principalmente sintomi ansiosi come l’angoscia per il futuro e la profonda e costante insicurezza di fronte ai possibili disastri ambientali causati dal cambiamento climatico in atto. Tra i possibili effetti rientrano: irritabilità, insonnia, perdita di appetito, scarsa concentrazione, attacchi di panico, apatia e senso di impotenza.

Ad accrescerla contribuiscono sicuramente le conseguenze e le prospettive della crisi climatica, ma anche il modo in cui vengono raccontate dai media.

Il commento dell’esperto

Sull’ecoansia è intervenuto Federico Russo, psicoterapeuta e Direttore Clinico di Serenis.

Russo ha detto: “Innanzitutto c’è il senso di impotenza. Quando si parla di crisi climatica, sia i problemi che le soluzioni possono sembrarci fuori portata, troppo grandi per poter essere affrontati con i comportamenti individuali.

Ma possiamo anche provare fastidio. Un sentimento di rifiuto nei confronti dell’ennesima notizia che ci preoccupa e ci ricorda le nostre responsabilità (nostre di esseri umani).

E ovviamente c’è l’ansia: in presenza del possibile pericolo, la mente si attiva e ci porta ad assumere comportamenti protettivi, di fuga o di azione. Sentiamo il bisogno di fare qualcosa.”

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Come combattere l’ecoansia

Va da sé che per combattere l’ecoansia occorre incanalare la propria preoccupazione in preoccupazioni costruttive e azioni concrete.

Spiega sempre Federico Russo: “Il primo passo  è provare a fare qualcosa per l’ambiente. Impegnarsi concretamente, come trovare un’associazione che si occupa di ambiente e iniziare a sporcarsi le mani, può ridurre l’ecoansia. Mettere in atto pochi comportamenti che possiamo mettere in pratica da subito, nella vita di tutti i giorni. Sapere di aver fatto una piccola differenza è un ottimo antidoto contro l’ansia eccessiva.

E poi, è importante tenersi impegnati. L’ansia favorisce il rimuginio, che a sua volta favorisce l’ansia. Per spezzare questo circolo, può essere utile dedicare dei momenti alle attività che ci piace fare – meglio se si tratta di attività fisiche che coinvolgono il corpo. Un altro consiglio è quello di rinunciare agli allarmismi: fanno molto più male che bene. Preoccuparsi per il pianeta è giusto, ma è importante non cedere alle notizie di quei media che cercano solo di spaventarci, senza informarci”.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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