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Dentro la Canzone – Storia e significato di Knockin’ On Heaven’s Door di Bob Dylan

Composta originariamente per la drammatica sequenza del film Pat Garrett e Billy Kid, il significato di Knockin' On Heaven's Door di Bob Dylan è indissolubilmente legato alla scena del western diretto da Sam Peckinpah.

Quattro accordi messi in croce bastano per scrivere una canzone eterna. Bob Dylan ce lo aveva già dimostrato con Blowin’ In The Wind, nel 1963, e ce lo ribadisce esattamente 10 anni dopo con Knockin’ on Heaven’s Door. Quest’ultimo è però un brano atipico per il cantautore statunitense, avulsa com’è dal canonico simbolismo che permea la discografia di Dylan. E c’è un motivo ben preciso: questa non nasce come una classica canzone di Dylan. O almeno non proprio.

Per comprendere il vero significato di Knockin’ on Heaven’s Door dobbiamo raccontare la sua storia, che è indissolubilmente legata a quella di un film western.

La storia di Knockin’ On Heaven’s Door

Nel 1972 il regista Sam Peckinpah sta girando il western Pat Garrett e Billy Kid. L’idea di coinvolgere nel progetto Robert Allen Zimmerman – also known as Bob Dylan – viene al cantante country Kris Kristofferson (ingaggiato per recitare il ruolo di Billy Kid nel film). Kristofferson lancia l’idea a Rudy Wurlitzer, che ha l’arduo compito di convincere il regista.

Sam Peckinpah è scettico e, secondo la leggenda, rispose “e chi cavolo è questo Bob Dylan?”. Poco credibile il caro Peckinpah, dato che nel 1972 Dylan era già l’iconico cantautore che tutto il mondo conosceva e amava. Dylan, da parte sua, era incredibilmente attratto dal mondo del cinema. Non tanto per la settima arte in sé, ma in quanto desideroso di apprenderne le tecniche (si dice che già all’epoca pensasse di girare un film sulla sua vita).

Nonostante i dubbi iniziali, anche su insistenza di Wurlitzer, il regista accetta di incontrare il cantautore per valutare un suo possibile coinvolgimento nella colonna sonora del film. A raccontarci come andò l’incontro è l’attore James Coburn, il Pat Garrett di Pat Garrett e Billy Kid:

“Quella sera ci trovammo tutti a casa di Sam Peckinpah, a bere tequila e a chiacchierare. A metà cena, Sam disse: ‘Ok, ragazzo, fammi vedere cosa sai fare. Hai portato la chitarra?’ Così si ritirarono in una stanzetta, dove Sam aveva una sedia a dondolo; Bob si sedette su uno sgabello davanti a lui. C’erano solo loro due… Bobby suonò tre o quattro canzoni, dopodiché Sam usci fuori e asciugandosi gli occhi con un fazzoletto disse: ‘Che sia dannato! Chi diavolo è questo ragazzo? Prendiamolo con noi, subito! Era davvero commosso”.

Peckinpah è così colpito da Dylan che, oltre a commissionargli l’intera colonna sonora, gli affida anche un ruolo sullo schermo, quello del cowboy Alias.

Una delle scene cardine del film è quella in cui lo sceriffo Baker, colpito a morte dalla banda di Billy the Kid, si avvicina al fiume sotto gli occhi piangenti di sua moglie. A Dylan l’arduo compito di musicare proprio quella scena. Il risultato? Guardatelo con i vostri occhi. Ascoltatelo con le vostre orecchie.

La genesi del brano: alla fine Dylan non amò troppo lavorare per il cinema

Bob Dylan ebbe praticamente carta bianca per l’intera colonna sonora, ma dovette sopportare alcune pressioni proprio per la scena della morte dello sceriffo Baker (quella che abbiamo appena visto). Del resto l’intera colonna sonora comprende principalmente tracce strumentali, di chiara estrazione country, mentre per la scena in questione Dylan propone un approccio diverso, più cantautorale. Più dylaniano.

Per trovare l’arrangiamento giusto si decide di portare i musicisti sul palco di un teatro, piazzare davanti alla band uno schermo, e proiettare loro la scena del film, in modo che potessero immergersi nella narrazione. A proposito di musicisti: il brano, per quanto scarno nell’arrangiamento, vede la collaborazione di Jim Keltner alla batteria; Roger McGuinn dei Byrds alle chitarre elettriche e Donna Weiss ai cori. Il basso lo suona il leggendario Booker T. Jones dei Booker T & the M.G.’s, che però stranamente non compare nei crediti della colonna sonora.

A febbraio 1973 si entra finalmente in studio, presso i Burbank Studios, in California. Dylan è così esasperato dal lavoro che, in una delle take, lo si sente dire:

“Questa è l’ultima volta che lavoro per qualcuno per la musica, anche se è per il cinema”

Il significato di Knockin’ on Heaven’s Door di Bob Dylan

Come abbiamo visto poco sopra, il significato di Knockin’ on Heaven’s è indissolubilmente legato alla scena del film in cui lo sceriffo Baker muore. Scaricato dal suo classico simbolismo, Dylan dà voce proprio allo sceriffo che, cosciente della morte che si avvicina, parla a sua moglie (anche se nel testo di Dylan il dialogo è con “mamma“). È interessante notare come la canzone non solo sia perfettamente incastrata con la scena del film, ma si sostituisca quasi ad essa: nel film lo sceriffo e la moglie si guardano senza parlarsi. In sottofondo però è la canzone di Bob Dylan a dar voce ai pensieri dell’uomo morente. Vediamo come tutto questo si riflette nel testo:

Mama, take this badge off of me
I can’t use it anymore

Dylan cita il distintivo, che è proprio quello dello sceriffo morente. Dice “mamma, toglimi di dosso questo distintivo, che tanto non posso più usarlo”

It’s getting dark, too dark to see
I feel I’m knockin’ upon heaven’s door

La scena del film è girata al tramonto, quando si sta “facendo buio”. Analogamente l’uomo in fin di vita sente il buio (cioè la morte) avvicinarsi. È bene notare che l’unico elemento simbolico del testo è proprio l’oscurità (simbolo di morte). Per il resto la canzone è estremamente pragmatica, il che rappresenta una grande eccezione per come siamo abituati a conoscere i testi di Bob Dylan.

La frase successiva ci dimostra poi tutto il genio lirico di Dylan: “sento che sto bussando alle porte del Paradiso”. Il protagonista non è ancora morto, e non dà per scontato il fatto che verrà accolto tra i beati: busserà, sapendo che non necessariamente gli apriranno i cancelli.

Mama, put my guns in the ground
I can’t shoot them anymore

That long black cloud is coming down
I feel I’m knockin’ on heaven’s door

La seconda strofa riprende lo schema della prima, solo che ora a essere inutili sono le pistole. La morte imminente è ora rappresentata da una grande nuvola nera che sta per raggiungere il protagonista, e ancora una volta questi sente che è ora di bussare ai cancelli del Paradiso.

La versione di Before the Flood

Nel corso degli anni, soprattutto nelle versioni dal vivo, Dylan ha più volte modificato il testo, aggiungendo strofe speciali o cambiando alcune parole. La modifica più interessante è sicuramente quella inclusa in Before the Flood, album dal vivo del 1974. In questa versione Dylan canta:

Mama, wipe the blood from my face
I’m sick and tired of the war
Got a lone black feelin’ and it’s hard to trace
Feel like I’m knockin’ on heaven’s door

In questa versione ci si slega dalla scena del film, per affrontare (e criticare) le atrocità guerra. Del resto siamo nel periodo in cui gli americani sono stanchi del Vietnam, e Dylan con le sue canzoni politiche è sempre stato molto chiaro in tal senso.

Esistono più di 150 cover di questa canzone eterna

Vuoi per la sua semplicità armonica (chiunque conosca gli accordi di Sol, Re, La- e Do può suonarla integralmente), vuoi per la sua popolarità, Knockin’ on Heaven’s Door è una delle canzoni più coverizzate di sempre. Ed è stata coverizzata in tutte le salse!

Tra le versioni più popolari c’è sicuramente quella dei Guns N’ Roses, che nel 1991 l’hanno inclusa nell’album Use Your Illusion II, ma degna di nota è anche quella di Eric Clapton, che l’ha reinterpretata in chiave reggae.

La lista degli artisti celebri che l’hanno reinterpretata, live o in studio, include Aretha Franklin, Aerosmith, Bruce Springsteen, Bon Jovi, The Grateful Dead, Mark Knopfler (dei Dire Straits), Roger Waters (ex Pink Floyd) Leningrad Cowboys, Cold Chisel, Television, Avril Lavigne, Warren Zevon, Randy Crawford, Lachfläsh, Evergreen e Zé Ramalho, Bryan Ferry (Roxy Music)  Seether, Heaven, Antony and the Johnsons, Ladysmith Black Mambazo, Beau Jocques, Rudy Rotta, Grant Austin Taylor, U2, Antony Hegarty.  Vale la pena di segnalare anche la versione italiana di Gian Pieretti, che in Nobel (album di omaggio a Bob Dylan) canta Bussando alla Porta di Dio.

Per un periodo anche i Nirvana di Kurt Cobain inserirono la canzone in scaletta live, proponendola però come versione/parodia della cover dei Guns ‘N Roses.

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Marco Brunasso

Scrivere è la mia passione, la musica è la mia vita e Liam Gallagher il mio Dio. Per il resto ho 30 anni e sono un musicista, cantante e autore. Qui scrivo principalmente di musica e videogame, ma mi affascina tutto ciò che ha a che fare con la creazione di mondi paralleli. 🌋From Pompei with love.🧡

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