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In aumento i pagamenti digitali in Italia. Ma la strada è ancora lunga

Pubblicato il rapporto annuale “Verso un’Italia cashless”

Se l’abbandono del contante avrebbe ricadute positive sulla tracciabilità delle operazioni, la pandemia ci ha insegnato qualcosa in più. E cioè che il progressivo spostamento verso una società cashless porterebbe anche non banali vantaggi da un punto di vista igienico.

Ma a che punto siamo, nel nostro Paese, con l’abitudine ai pagamenti digitali? L’Italia sta abbandonando il contante? Sì, no, quasi. È un esito controverso quello che emerge dalla nona edizione del Rapporto Verso un’Italia cashless. Casi d’uso e ruolo di cittadini, imprese ed esercenti.

Il report, a cura della Community Cashless Society di The European House-Ambrosetti, è stato presentato in un forum a Cernobbio nella giornata di giovedì 4 aprile. Vediamone, in sintesi, gli esiti.

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I pagamenti digitali in Italia: il report

La nona edizione del report Verso un’Italia cashless ha coinvolto un campione di 1.000 cittadini, 500 esercenti e 500 aziende.

E l’obiettivo dell’indagine è riportato all’inizio del documento riassuntivo: “Rafforzare il dialogo e le relazioni tra gli attori dell’industria dei pagamenti, la comunità imprenditoriale ed industriale e quella istituzionale e produrre conoscenza e proposte per promuovere la Cashless Society come opportunità di crescita e di modernizzazione del sistema-Paese”.

Dunque, a che punto siamo in Italia con i pagamenti digitali?

La difficoltà ad abbandonare il contante

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Gli esiti del report sono, dicevamo, agrodolci.

Viene anzitutto sottolineato come anche nel 2024 l’Italia si conferma nel Cash intensity index, l’indicatore che misura la dipendenza dal contante, tra le 30 peggiori economie con più alta incidenza del contante.

Il nostro Paese ha però guadagnato quattro posizioni in un altro indice, che stavolta monitora lo sviluppo dei pagamenti digitali (il Cashless society index), e si è piazzata al ventunesimo posto, il più alto di sempre.

La spinta al cashless

Se il nostro Cashless society index è in rialzo, il merito va al miglioramento della connettività, ai progressi nei valori transati e all’abitudine al cashless degli italiani. La velocità di sviluppo dell’Italia è raddoppiata nell’ultimo anno, raggiungendo valori in linea con la media europea.

Leggiamo che “i fattori trainanti la crescita dei pagamenti digitali vedono al primo posto l’e-commerce, con oltre 1 italiano su 2 che afferma di aver fatto maggiormente ricorso al canale online nell’ultimo anno per i propri acquisti; seguono i pagamenti in modalità P2P, che rappresentano oggi il canale preferito – solo dopo le carte di credito/debito – da 1 italiano su 2 per effettuare pagamenti online mentre il Buy Now.”

Gli italiani e i pagamenti digitali

Il report evidenzia che, per il terzo anno consecutivo, oltre il 70% degli italiani vuole aumentare il ricorso al cashless.

Circa 3 italiani su 5 riportano di aver aumentato l’utilizzo dei pagamenti cashless rispetto all’anno precedente, e oltre un italiano su 2 afferma di voler ridurre l’utilizzo del contante nei prossimi anni. 3 italiani su 5 scelgono di utilizzare il cashless principalmente per velocità e comodità.

Dall’indagine emerge come la popolazione compresa tra i 18 e i 24 anni sia quella che utilizza i pagamenti cashless più spesso con una frequenza del 63,4% durante l’anno.

Tuttavia,  oltre 7 italiani su 10 non sono a conoscenza della maggiore sostenibilità del cashless rispetto a contante, misurabile attraverso le minori emissioni di CO2 (-21% per singola transazione).

I pagamenti digitali in Italia e le aziende

Delle 500 aziende coinvolte nell’indagine, il 45,9% ritiene di avere un livello di maturità digitale medio-alto o alto, ma per 7 aziende su 10 la digitalizzazione è circoscritta alla gestione dei clienti e dei fornitori. E poco più di un’azienda su 3 fa ricorso al canale digitale anche per attività più strategiche come la profilazione dei clienti e il digital marketing.

E così meno di un’azienda su 2 (il 45,8%) investe in digitalizzazione un valore inferiore all’1% del proprio fatturato, un valore che sale a oltre 7 aziende su 10 (71,4%) se si considerano quelle che investono meno del 5%. A conferma di ciò, solo un’azienda su 4 (il 25,6% del totale) sta sperimentando soluzioni digitali innovative.

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Il commento

Sul report Verso un’Italia cashless si è espresso Valerio De Molli, Managing Partner e CEO di The European House-Ambrosetti.

De Molli ha detto: “I risultati dell’edizione 2024 del Rapporto restituiscono la fotografia di un’Italia a due velocità: se, da una parte, quasi l’80% della Generazione Z utilizza pagamenti cashless, dall’altra si mantiene una certa attitudine all’uso del contante soprattutto tra la popolazione over 60 e in alcune aree geografiche del Paese come il Sud Italia. Tra i motivi, anche i bias culturali che vedono nel digitale un rischio maggiore di frodi.

Tuttavia, stiamo andando incontro a una società sempre più cashless, un approdo che ha anche il vantaggio di essere sostenibile poiché l’impatto ambientale di una transazione cashless è inferiore del 21% rispetto a una in contanti.

E d’altra parte è ormai aperto anche il dibattito sulla Central Bank Digital Currency, una nuova forma di valuta in forma digitale emessa dalle Banche Centrali per semplificare le transazioni e i trasferimenti digitali. Al 2023 sono 130 i Paesi che stanno considerando il lancio di una propria valuta digitale, con l’UE che ha proposto di introdurre un Euro Digitale da affiancare al contante facendo leva sull’integrazione con la digital identity. Insomma, il processo è avviato e a trarne beneficio sarà la società nel suo insieme.”

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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