Sin dai primissimi giorni del conflitto, una delle reazioni dell’Occidente all’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo ha visto schierati i colossi tech. Che, all’unisono con i governi di Stati Uniti e Unione europea, hanno immediatamente tolto i propri servizi e prodotti da Mosca.
Certo, non tutte le aziende hanno agito con la stessa solerzia e determinazione.
Microsoft, la Russia e l’intervento di Zelensky
Microsoft, ad esempio, solo all’inizio di marzo si sarebbe decisa a sospendere la vendita di prodotti e servizi in Russia. Ma evidentemente l’operazione non è stata compiuta integralmente, se pochi giorni dopo si è scomodato addirittura il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Che in un tweet ha chiesto un atteggiamento meno compromissorio al colosso con sede a Redmond.
In un primo momento, infatti, Microsoft aveva stabilito di interrompere solo la vendita di nuovi prodotti a Mosca. Senza però ritirare quelli già presenti sul mercato russo.
Zelensky, dal canto suo, aveva scritto su Twitter: “Non possono esserci mezze decisioni o mezzi toni. C’è solo bianco e nero, buono o cattivo. O siete per la pace o sostenete il sanguinario aggressore russo che sta uccidendo bambini e donne ucraine. Microsoft, Oracle, SAP, smettete di supportare i vostri prodotti in Russia, fermate la guerra.”
Microsoft chiude gli uffici in Russia
Sembra che ora, a distanza di diverse settimane, Microsoft abbia ulteriormente tagliato la sua presenza in Russia.
È quanto riferisce Bloomberg in un articolo pubblicato nella giornata di mercoledì 8 giugno. La forbice prende ora non tanto i prodotti e i servizi quanto gli uffici, con una mossa che dovrebbe lasciare a casa circa 400 dipendenti dell’azienda.
400 dipendenti a casa
La scelta è quella di allinearsi con le molte aziende di vari comparti (sono ormai diverse centinaia) che hanno già ridotto significativamente, se non cancellato del tutto, la loro presenza in Russia.
Pensiamo ad esempio ad Apple, Dell, Nike e Adidas, che hanno interrotto le vendite.
Un portavoce di Microsoft ha confermato a Bloomberg la riduzione del personale di circa 400 persone. Chi verrà licenziato, però, godrà del pieno supporto della società. “Stiamo lavorando a stretto contatto con i dipendenti interessati per garantire che siano trattati con rispetto e abbiano il nostro pieno supporto in questo momento difficile.”
Il portavoce ha quindi spiegato: “Microsoft ha preso la decisione di ridurre significativamente le operazioni in Russia, continuando ad adempiere agli obblighi contrattuali esistenti con i clienti russi mentre la sospensione di nuove vendite rimane in vigore”.
IBM come Microsoft
Una mossa analoga è stata compiuta da IBM. L’azienda del settore informatico aveva annunciato già a marzo la decisione di sospendere le operazioni commerciali in Russia.
Ma il segnale tangibile dell’atteggiamento sanzionatorio di IBM verso Mosca è arrivato solo martedì 7 giugno. E con una decisione ancor più radicale rispetto a quella di Microsoft: la compagnia lascerà il Paese, e 1000 persone di uffici e stabilimenti perderanno il posto.
In una nota, il CEO di IBM Arvind Krishna ha scritto: “Poiché le conseguenze della guerra continuano a crescere e l’incertezza sulle sue ripercussioni a lungo termine cresce, abbiamo ora deciso di procedere a un’ordinata liquidazione degli affari di IBM in Russia.
Questo processo inizierà oggi e comporterà la separazione della nostra forza lavoro locale. I nostri colleghi in Russia, non per colpa loro, hanno sopportato mesi di stress e incertezza. […] Vorrei anche ringraziare ancora una volta gli IBMer ovunque per tutto ciò che è stato fatto per aiutare la nostra azienda, i clienti e le comunità a superare questa crisi”.
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La reazione di Putin
È dunque un susseguirsi di aziende di diversi settori che stanno lasciando la Russia. Nelle ultime settimane è toccato a McDonald’s, Kfc, Starbucks e Pizza Hut.
Tuttavia Vladimir Putin sembra addirittura accogliere con sollievo questo atteggiamento delle aziende occidentali.
In un collegamento video con i Presidenti degli Stati ex sovietici, Putin ha spiegato come i vuoti lasciati dai marchi big di Europa e Usa saranno colmati dalle aziende nazionali. Ha detto il presidente russo: “A volte, quando guardiamo coloro che se ne vanno – grazie a Dio, forse?- noi occuperemo le loro nicchie. Il nostro business e la nostra produzione sono già cresciuti e siederanno al sicuro sul terreno preparato dai nostri partner”.
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