È recentissima la notizia secondo cui Oumuamua, asteroide interstellare noto anche col nome di 2017U1, potrebbe essere un esempio di tecnologia aliena. A sostenerlo è Avi Loeb, nientemeno che capo del dipartimento di astronomia di Harvard. Sulla suggestiva ipotesi, il professore ha persino scritto un libro in uscita il 26 gennaio, “Extraterrestrial: The First Sign of Intelligent Life Beyond Earth”, letteralmente “Extraterrestre: il primo segno di vita intelligente oltre la Terra”.
Cos’è Oumuamua
L’esistenza di asteroidi interstellari, ossia comete situate nel cosiddetto mezzo interstellare e prive interazione gravitazionale con alcuna stella, era teorizzata da tempo. Ma solo con la scoperta di 1I/Oumuamua alias 2017U1, avvenuta appunto nel 2017 a opera di Rob Weryk, questa teoria è diventata realtà.
Il nome Oumuamua significa messaggero che arriva per primo da lontano in lingua hawaiana, in onore dell’arcipelago che ospita l’osservatorio nel quale è stata fatta questa importante scoperta.
- Loeb, Avi (Autore)
Asteroide Oumuamua: le sue particolarità
La provenienza dell’asteroide è subito risultata dubbia. In uno studio del 2018, che vede coinvolti anche due astronomi italiani, si asserisce che il corpo abbia fatto il suo ingresso nel sistema solare partendo dalla costellazione della Lira.
Tuttavia, almeno tre anomalie hanno condotto Avi Loeb alla clamorosa dichiarazione: intanto, l’accelerazione di 1I/Oumuamua una volta allontanatosi dal sole, troppo repentina per avere come unica causa il degassamento, ovvero l’espulsione di materiale gassoso dalla superficie dell’asteroide. Poi, la sua superficie riflettente, che avrebbe fatto pensare a un corpo ghiacciato rivestito di metallo. Infine, la curiosa forma a sigaro (che, detto sottovoce, agli amanti del cinema e di questo tipo di suggestioni non può non riportare alla mente la scena iniziale di 2001: Odissea nello spazio).
Eccoci dunque tornati a oggi, alla spiazzante affermazione dello scienziato di Harvard, secondo cui 2017U1 sarebbe un artefatto di origine extraterrestre.
Oumuamua e il mito degli alieni
Da qui il passo è breve, e solletica tutti noi: esistono gli alieni?
Immaginare la vita al di là del pianeta Terra è una delle grandi suggestioni che da sempre accompagna l’uomo, inventore di mondi – avanti e indietro nel tempo e su e giù per lo spazio – allo scopo di sopire l’innata paura della solitudine, esistenziale prima ancora che cosmica. Sebbene la letteratura sia piena di esempi simili sin dalle sue origini (la mitologia classica si basa in fondo sul concetto di un altrove che governa e giustifica le nostre esistenze), è forse il cinema ad averci regalato le opere più commoventi sulla possibilità dell’esistenza dei cosiddetti marziani: basti pensare a due film di Steven Spielberg che hanno emozionato grandi e piccini, Incontri ravvicinati del terzo tipo ed E.T.
Alieni buoni o alieni cattivi?
Nelle pellicole di Spielberg l’intelligenza extraterrestre sembra proprio amica dell’uomo. È un’immaginazione del tutto appagante: l’alieno c’è e ci vuole bene, a meno che non siamo noi a comportarci male con lui. Vengono in mente le tre leggi della robotica che sovrintendono le magnifiche narrazioni fantascientifiche di Isaac Asimov, secondo le quali un robot non può nuocere a un umano.
Ma certamente ciò che non si conosce suscita anche i sentimenti più oscuri: e allora ecco che in svariate opere narrative e filmiche i robot si ribellano all’uomo, ecco che la mia generazione in gioventù è stata terrorizzata dai lucertoloni alieni protagonisti del telefilm Visitors, ecco l’eterno successo dei film horror ed ecco infine la tentazione di invaghirsi del paranormale (che per fortuna è indagato dal CICAP in modo scientificamente irreprensibile).
Conclusione: Oumuamua, alieni e noi
1I/Oumuamua è lungo 800 metri e largo 80, ha repentini cambi di direzione e velocità, e controverse sono le ipotesi sui materiali di cui è composto: sarebbe stato impossibile che qualcuno, a prescindere dai propri titoli accademici, non avesse pensato a una navicella extraterrestre.
L’esistenza degli alieni affascina da sempre noi tutti, e d’altronde continua a essere oggetto di severi studi scientifici, compresi quelli condotti da chi giura che gli alieni esistono ma non li si studia con sufficiente sistematicità.
Certo: in questi mesi così stranianti, in cui l’intero pianeta (cosa mai accaduta con uguale estensione e intensità) è stato costretto a fare i conti con la propria fragilità, l’idea che Oumuamua possa essere un risultato della tecnologia aliena rende meno asfittiche le nostre giornate. Per saperne di più, occorre attendere l’uscita del volume di Avi Loeb. Mia figlia di otto anni, intanto, ha chiesto in regalo un telescopio.
Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API
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