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PETA contro i videogiochi: le polemiche più assurde da Far Cry 6 ad Animal Crossing

Sicuramente vi sarete imbattuti negli scorsi giorni nella polemica che ha investito Far Cry 6, finito nel mirino del PETA (People for the Ethical Treatment of Animals) a causa del minigioco del combattimento fra galli. Quello che forse potreste non sapere è che PETA è particolarmente incline ad effettuare questo tipo di operazioni sui videogiochi, alcune vagamente contestualizzate, come quella relativa all’ultimo Far Cry, altre completamente campate per aria. Diamo un’occhiata a quelle più assurde partendo proprio dal videogioco Ubisoft.

PETA contro Far Cry 6

Come sicuramente saprete già, Far Cry 6 è ambientato a Yara, un’isola fittizia fortemente ispirata a Cuba degli anni ’60 e ’70. Cuba è nota in tutto il mondo per il combattimento tra galli, pratica che, seppur crudele è ancora considerata legale nella nazione. Proprio per questa ragione gli sviluppatori di Ubisoft devono aver deciso di inserire un minigioco del genere nel prodotto.

Questa attività secondaria è stata resa nel modo meno realistico possibile in ogni caso, dato che quando si fanno combattere i nostri pennuti entreremo in una schermata di gioco che fa l’occhiolino a grandi picchiaduro come Tekken, con tanto di mosse speciali e arti marziali. Insomma, un’idea che aiuta a calarsi nell’immaginario del gioco senza però essere uno spaccato reale questa pratica barbara.

PETA videogiochi

Ovviamente però la PETA ha subito pubblicato una dichiarazione dura in tal senso, esortando Ubisoft ha rimuovere questo minigioco, che glorifica la crudeltà: “Trasformare un orribile sport sanguinario come il combattimento tra galli in una partita di videogiochi in stile Mortal Kombat è ben lungi dall’essere una vera innovazione – si legge nel comunicato – poiché la società di oggi è fortemente contraria a costringere gli animali a combattere fino alla morte“.

Se questa posizione vi può sembrare quanto meno ragionevole, nonostante stiamo comunque parlando di un immaginario fittizio e di un minigioco stemperato e contestualizzato nella cultura locale, aspettate di sentire il resto.

Animal Crossing opprime i pesci

Un’altra polemica montata dall’organizzazione recentemente riguarda Animal Crossing New Horizons. Sì, avete letto bene. Al centro di tutto questa volta ci sarebbe Blatero, il gufo che gestisce il museo del gioco. In questo caso le richieste degli attivisti era due: la prima era cambiare il carattere del gufo, che secondo loro incentivava la cattura e la messa in cattività dei pesci, e la seconda era liberare i suddetti pesci dalle vasche in cui erano contenuti nel museo.

PETA videogiochi

Una protesta che già di per sé fa alzare un sopracciglio, vista la natura estremamente leggera di Animal Crossing, ma che fa sorridere soprattutto per via di un non secondario dettaglio. Gli attivisti hanno organizzato questo sciopero direttamente in game, allestendo un’isola con cartelli che inneggiavano ad un presunto cultural reset.

Difficile prendere sul serio un’operazione di questo genere, che sembra pensata più che altro per far parlare di sé, che per manifestare contro l’ingiusto trattamento riservato ai pesci del gioco. A rendere tutto ancora più surreale l’organizzazione ha anche pubblicato una guida per giocare Animal Crossing in modo vegano, che vi lasciamo il piacere di scoprire da soli.

Super Mario veste pellicce e maltratta gli animali

Torniamo indietro al 2011 per scoprire un’altra battaglia degna di nota della compagnia, quella contro l’idraulico più famoso del mondo: il buon vecchio Super Mario. Il gioco incriminato a questo giro è Super Mario 3D Land, dove il nostro baffuto amico può vestire un simpatico costume da procione, riferimento allo yokai noto come Tanooki, che prende le sembianze, per l’appunto di un orsetto lavatore.

Cosa potrebbe mai andare storto vi starete chiedendo. Ebbene, la PETA in questa occasione ha additato Nintendo di promuovere l’industria delle pellicce, dato che il costume da Tanooki di Mario sarebbe assimilabile proprio ad uno di questi cappotti fatti in pelo d’animale.

PETA videogiochi

Tanooki è solo un costume nei giochi di Mario, ma nella vita reale i Tanuki sono procioni che vengono scuoiati vivi per il loro manto. Indossando la Tanooki Suit, Mario sta trasmettendo un messaggio sbagliato, che è Ok indossare pellicce” si legge sul sito ufficiale del PETA. Un bel volo pindarico, se consideriamo che il gioco non fa altro che proporre un costume che dona a Mario le sembianze di un procione e nulla di più.

PETA contro i videogiochi, ma soprattutto contro Pokémon

Una delle battaglie più partecipate dell’associazione è quella contro le creature tascabili di Game Freak, che costituisce di fatto una lotta sempreverde per l’organizzazione. Gli attivisti in questo caso hanno additato il gioco come diseducativo e non rispettoso dei diritti degli animali, dato che l’idea alla base del gioco sarebbe quella di strappare i Pokémon dal loro habitat per rinchiuderli in una pokéball.

Si tratta anche in questo caso dell’ennesima iper semplificazione da parte dell’ente, dato che i giochi di Game Freak hanno sempre posto per lo più l’accento sul rapporto tra gli allenatori e il loro Pokémon, che sul gameplay inteso come caccia alla creatura più rara (elemento comunque presente nella saga dato che si tratta di un monster collector).

L’ultima sfuriata di PETA sull’argomento risale al 2016, quando ha dichiarato che le sue sedi saranno completamente Pokémon Free, in relazione al fenomeno Pokémon GO, che usciva proprio quell’anno.

PETA videogiochi

Catturare Pokémon non è molto diverso dal catturare animali nella natura e chiuderli negli zoo, nei circhi e in altri luoghi dove vengono sfruttati e abusati – Scriveva l’associazione – Sarebbe meraviglioso se Nintendo potesse far leva sulla passione che le persone hanno per i fittizi Pokémon per aiutare a salvare animali veri in cattività, come le orche e le tigri”.

Di nuovo, un intento nobile, ma un metodo a dir poco discutibile, anche perché per sensibilizzare sulla questione l’organizzazione ha persino prodotto un videogioco Pokémon, creato tramite mod, a dir poco disturbante e recante tutti tutti quegli elementi di abuso che l’ente stesso condanna.

Queste, in ogni modo, sono soltanto tra le più emblematiche delle polemiche imbastite da PETA negli anni contro i videogiochi, e sebbene noi stessi siamo convinti che i diritti degli animali siano un tema centrale della contemporaneità è anche evidente che scagliarsi a testa bassa contro tutti i prodotti vagamente controversi con fa che ottenere il risultato contrario.

Soprattutto quando si tratta di prodotti dove la violenza contro gli animali non è nemmeno lontanamente contemplata.

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Francesco Castiglioni

Incallito videogiocatore, appassionato soprattutto di Souls e Monster Hunter, nonché divoratore di anime e manga. Scrivere di videogiochi è la mia vocazione e la porto avanti sia qui su Tech Princess che sul mio canale YouTube.

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