È pressoché impossibile per chi si informa sul mondo dell’automobile non aver notato che i prezzi delle auto nuove stanno salendo sempre di più. E, secondo alcuni, questo non è che l’inizio. Una di queste persone è il CEO del Gruppo Renault, Luca de Meo, che intervistato dai colleghi spagnoli di Expansion ha infatti indicato quali saranno, secondo lui, i due maggiori problemi del mondo automotive nei prossimi anni: i prezzi sempre più alti per il pubblico e l’offensiva cinese sul mercato europeo.
La crisi dei chip e non solo alla base dei prezzi auto sempre più alti e dei tempi d’attesa eterni
Intervistato dal quotidiano economico spagnolo Expansion (simile al nostro Il Sole 24 Ore, ndr), il CEO del Gruppo Renault Luca De Meo ha parlato dei temi più scottanti degli ultimi mesi nel mondo dell’automobile: la crisi dei semiconduttori, le problematiche riguardanti la produzione e non ultimo l’avanzata dell’auto elettrica cinese anche in Occidente.
Il manager italiano, in Renault dal 1 luglio 2020 dopo l’esperienza alla guida di SEAT, ha parlato di come la pandemia e la sua onda lunga di effetti si stiano ancora facendo sentire sul mondo dell’auto. Non sono infatti solamente i semiconduttori, ovvero la famosa crisi dei chip, che stanno facendo rallentare l’intera filiera dell’auto, ma la scarsità di altri materiali fondamentali. “Anche l’acciaio, il gas, l’energia, il rame, l’alluminio e tanti altri materiali sono presenti sul mercato in quantità ridotte.” spiega. La pandemia e le restrizioni obbligate nella produzione delle materie prime di base ha portato infatti ad una riduzione importante nella produzione, il cui effetto è presente ancora adesso. Il vero problema, al momento, sono però i seminconduttori. “Vista la scarsità di chip, i pochi che ci sono vengono inseriti nei modelli più redditizi, e nelle regioni che danno più margine.” continua De Meo.
Questo significa, in poche parole, che a beneficiare dei prezzi più alti sono le Case e i modelli di alta gamma, che possono così alzare i prezzi senza una diminuzione nella domanda. Recentemente, ad esempio, BMW ha rivisto al rialzo la previsione dei propri profitti nel 2021, proprio perché ha potuto alzare i prezzi a seguito di questa crisi. “I prezzi di tutte le auto saliranno ancora di più nei prossimi 12 mesi“ profetizza De Meo. “Perché quando vado a negoziare con i fornitori di semiconduttori, mi dicono: ‘Ho più clienti e pochi chip, o mi paghi di più o li vendo a loro [altri competitor]’.” Siamo di fronte al classico problema del consumismo: domanda e offerta. Se l’offerta è poca ma la domanda è sempre la stessa, o addirittura cresce, i prodotti costano di più per chi produce, e quindi il prezzo sale anche per il cliente finale.
Le contromisure europee non convincono De Meo
Il manager milanese poi esprime la sua perplessità per le misure prese dall’Europa riguardo alla mobilità. Innanzitutto, De Meo è dubbioso sull’accorciamento del bando alle vendite dei veicoli termici dal 2040 al 2035. “Il divieto crea solo confusione nel cliente. È come se andassi a comprare un appartamento e sapessi già che tra 20 anni metteranno al suo posto un cavalcavia per la metropolitana: semplicemente non lo comprerei. Questo divieto non ci da il tempo di investire sulla tecnologia nel modo giusto, né di rendere più chiaro il futuro per il consumatore. Se dici che i motori a combusione non potranno essere venduti dal 2035, tutti gli acquirenti vorranno anticipare questa data. Ad oggi, però, questo è molto pericoloso perché le infrastrutture non sono pronte.”
“Ora c’è ancora incertezza quando si tratta di acquistare un ibrido, un ibrido plug-in o un’elettrica. Non dovremmo ragionare per divieti, ma andare per gradi per organizzarci al meglio per poi sostituire nel 2040 le auto a combustione”. De Meo poi esprime ulteriori preoccupazioni per i progetti dell’Unione Europea per la creazione di fabbriche di semiconduttori e rendere le aziende europee indipendenti dai colossi asiatici. Per De Meo, è una mossa tardiva. “Riconosco che non sapevamo come vedere questo problema in tempo” sentenzia il CEO Renault. “Oggi però dobbiamo avere il controllo, ma non so se ne siamo capaci, perché la supremazia asiatica in questo settore è avvenuta in 3 decenni e non la recupereremo in tre anni.“
“Bisogna scommettere nelle società europee e recuperare tempo. Per questo noi abbiamo siglato un accordo con ST Microelectronics per realizzare i motori elettrici delle nostre auto da soli, in Europa, e non contare esclusivamente su fornitori esterni. Abbiamo bisogno di controllare la parte elettronica dei nostri prossimi veicoli elettrici.” Il progetto europeo, secondo De Meo, è arrivato troppo tardi. “Ci vogliono 4 o 5 anni per costruire la fabbrica, altri 10 per raggiungere il livello della concorrenza e tra i 10 e i 15 miliardi di euro di investimenti.”
Attenzione alla concorrenza cinese: prezzi delle auto concorrenziali, tecnologia e produzione veloce…
Il vero rivale verso la corsa all’elettrificazione è la Cina, che da decenni ha puntato tutto sull’elettronica di precisione, e ora si trova su un livello decisamente più alto del resto del mondo. “Se l’Europa diventa il continente con il maggior numero di auto elettriche”, spiega de Meo. “sarà terreno di conquista per i cinesi. Sono più competitivi nell’elettrico che nei modelli termici. Quindi, se avremo standard più restrittivi in termini di emissioni e ci concentreremo più sull’auto elettrica, i cinesi guarderanno all’Europa invece che agli USA”.
La Cina infatti annovera nella sua offerta interna decine e decine di modelli elettrici. Si tratta di auto molto diverse dai preconcetti che abbiamo oggi delle auto cinesi. Automobili tecnologiche, all’avanguardia, con ottime prestazioni e assemblaggi, e con prezzi di vendita davvero concorrenziali. Ma come fanno ad offrire auto elettriche a così poco? Per la capacità di produrre le migliori batterie sul mercato, e l’accesso preferenziale alle materie prime che le compongono: nichel, cobalto, litio e manganese, tra le altre.
“Bisogna capire se fosse redditizio aprire una miniera in Europa.”, spiega De Meo. “I giacimenti di Cobalto, ad esempio, sono concentrati per il 90% in Congo, e così per altri materiali. La Cina infatti, in tempi non sospetti, ha comprato il debito pubblico dai Paesi centrafricani, arrivando oggi ad avere delle relazioni uniche e un regime quasi di esclusiva su certi materiali. Questi elementi vengono infatti raffinati per il 90% in Cina, che diventa il maggior produttore di materiali raffinati. Da questi materiali, poi, vanno prodotte le batterie, sulle quali la manodopera cinese ha una competenza estrema. “Per produrre celle in Spagna allo stesso livello delle fabbriche cinesi” spiega De Meo “ci vorerebbero almeno 10 anni.“
Il ban alle auto termiche entro il 2035: in Cina sono pronti, in Europa…
Luca De Meo suona quindi la carica e spera di svegliare così il mondo dell’auto europeo, fin troppo seduto sugli allori. “Se davvero arriverà il ban alle auto termiche per il 2035, in Cina sono già pronti. Hanno modelli, infrastrutture, conoscenza, capacità manifatturiera. In Europa, invece, c’è ancora tantissimo da fare…”. Il Gruppo di cui De Meo è CEO, il Gruppo Renault, è uno dei più virtuosi in Europa. Il suo progetto di democratizzazione e diffusione dell’auto elettrica, la Renaulution, è iniziata al suo arrivo poco più di un anno fa. Per avere più dettagli su questo argomento, in fondo alla pagina trovate gli articoli dedicati alla Nouvelle Vague Renault.
Da oltre 10 anni Renault e Nissan sono tra i maggiori produttori di automobili elettriche nel Vecchio Continente. Non è però abbastanza. Per riuscire a completare la transizione e assicurare un futuro alle Case europee, secondo De Meo c’è bisogno di molto più impegno. Il rischio? Quello di vedere un’invasione di vetture cinesi in Europa. Sarà questo il futuro? Le auto europee diventeranno troppo costose per essere concorrenziali? Lo scopriremo solo attendendo qualche anno. Nel frattempo, però, i primi modelli made in China stanno arrivando, e non sono affatto male…
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