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Recensione di Hostlight: un puzzle game di luci e colori

Hostlight, che vediamo in questa recensione, è un gioco indipendente sviluppato da ESPID_GAMES e distribuito dalla spagnola Selecta Play. SI tratta di un puzzle game che si basa su giochi di luci e colori con delle meccaniche molto interessanti seppur non straordinariamente innovative. Tuttavia, queste meccaniche trovano un’ottima collocazione all’interno di livelli molto suggestivi.

La recensione di Hostlight

Hostlight è un puzzle game che appoggia le sue fondamenta su meccaniche semplici, quasi intuitive, che però si complicano progressivamente con l ‘avanzamento del gioco. Il nocciolo centrale è molto semplice: abbiamo dei fasci di luce che, attraverso un sistema di prismi, filtri e specchi, vengono scomposti e ricombinati nei vari colori dello spettro visivo. L’ obiettivo è far arrivare a destinazione di volta in volta la luce del colore giusto.

All ‘inizio del gioco si parte in una foresta senza avere un vero e proprio contesto. Veniamo condotti da un piccolo robot, che si fa chiamare giusto “la Guida”, attraverso le meccaniche di base. Ci viene semplicemente detto che dobbiamo risolvere degli enigmi per passare da una stanza all’altra e scoprire che cosa è successo.

La storia non è l’elemento preponderante del gioco e la scopriamo mano a mano che risolviamo i vari livelli. Comunque sia, la narrazione non ci viene buttata addosso ma piuttosto suggerita gradualmente attraverso i dialoghi tra gli NPC e altri indizi. I temi trattati sono interessanti (è difficile non fare spoiler, quindi diremo solo questo) per cui non sarebbe stato male rendere tutto un po’ più incisivo. Ciononostante, la narrazione ci ha piacevolmente colpiti.

Il comparto grafico è assolutamente di alto livello ed è la prima cosa che ci colpisce. Gli ambienti sono molto curati a livello di dettaglio. La grafica, seppur non realistica, rende gli spazi estremamente suggestivi. A questo si aggiunge un sonoro molto curato che rende l’esperienza molto immersiva; seppure, alla base di sottofondo potrebbe giovare di un po’ più di varietà.

Le meccaniche di gioco

recensione hostlight livello

Come già detto, le meccaniche di gioco sono nell’essenza abbastanza intuitive. In ogni stanza ci sono dei generatori di fasci di luce, che a volte possono essere azionati e orientati da noi e altre volte sono fissi. All’interno di ogni stanza ci saranno a disposizione specchi per modificare la traiettoria della luce, prismi per scomporre e ricombinare i vari colori e filtri per bloccare delle componenti cromatiche.

La soluzione di ogni livello consiste nel far arrivare un fascio di luce del giusto colore in specifici punti di raccolta. Nel momento in cui un punto di raccolta è illuminato correttamente, viene liberato un artefatto da collocare al centro della stanza. Ogni stanza ha un numero variabile di artefatti da sbloccare.

Una volta che tutti gli artefatti sono al centro della stanza, sotto un fascio luminoso, occorre orientarli per far combaciare la loro ombra con una sagoma sul pavimento. A quel punto, passiamo al livello successivo.

Il level design

Nonostante le ambientazioni assolutamente suggestive, sulla parte di level design siamo rimasti onestamente un po’ perplessi.

Innanzitutto, le due fasi di soluzione di ogni livello: le luci colorate e l’allineamento delle ombre, hanno poca correlazione tra di loro. Sono due attività completamente distinte che si fa difficoltà a capire perché debbano essere la continuazione l’una dell’altra. Inoltre, la prima fase può rappresentare un interessante ostacolo concettuale mentre la seconda è sempre piuttosto lineare e ripetitiva.

L’altra cosa che ci ha preso un po’ in contropiede sul level design è l’andamento della difficoltà. I primi livelli sono onestamente molto semplici, fino a spingerci a pensare che davvero il gioco non offrirà molta resistenza. Dopo un po’, però, si va a sbattere contro un gradino e da li la difficoltà inizia finalmente a salite in maniera più significativa.

Pertanto, non preoccupatevi se i primi livelli sembrano troppo semplici. Ad un certo punto troverete la vera sfida.

Il sistema dei colori

Il sistema usato per i colori e la loro composizione è l’aspetto su cui, in redazione, abbiamo dibattuto di più.

rgb color model full
Il modello RGB

Senza voler andare troppo nel tecnico, esistono due modalità di combinare i colori: una modalità sottrattiva e una additiva.

La prima è quella usata nelle scuole d’arte e a cui noi siamo istintivamente abituati fin da quando, da bambini, usavamo i pastelli. Per la maggior parte di noi è scontato che sovrapporre giallo e blu da come risultato il colore verde. Così si fa nelle scuole d’arte, ma la fisica è una cosa diversa.

La modalità additiva, invece, considera le caratteristiche fisiche della luce. Questo vuol dire i colori primari possono essere rosso verde e blu e il giallo, ad esempio, è la sovrapposizione di rosso e verde.

I designer di Hostlight hanno deciso di usare la seconda modalità. Intendiamoci, non lo consideriamo un errore. Chi si occupa di grafica professionale lo sa già e con un po’ di pratica diventa chiaro a tutti. Inoltre, permette di gestire la luce bianca in maniera più verosimile. Tuttavia, la non intuitività nella combinazione dei colori per molti giocatori potrebbe portarli, almeno nei i primi livelli, a consultare continuamente lo schema del modello RGB, rendendo decisamente discontinua la fruizione del gioco.

La recensione di Hostlight in sintesi

Hostlight, che abbiamo visto in questa recensione, è sicuramente un gioco interessante e che, se siete appassionati di puzzle game, può essere una buona aggiunta alla vostra libreria. Il gioco è molto rilassante senza però rinunciare a una sfida impegnativa. Le visuali sono stupende come pure il sonoro molto ben curato seppur con un sottofondo un po’ ripetitivo. Nonostante, a nostro parere, siano presenti un paio di difetti di design, Hostlight è in grado di fornire alcune ore di intrattenimento di buona qualità.

PRO

  • Puzzle abbastanza impegnativi
  • Visuali fantastiche
  • Buon comparto audio

CONTRO

  • Combinazione dei colori non intuitiva per tutti
  • Curva della difficoltà un po’ irregolare
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Dario Maggiorini

Un boomer con la passione dei videogiochi fin dai tempi di rogue e nethack. Alla fine sono riuscito a farne un lavoro sospeso tra Techprincess e l'accademia. Ho speso gran parte della mia vita a giocare, il resto l'ho sprecato.

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